Chiese domestiche, problemi universali (4): Come spiegare la bellezza dell’apertura alla vita?

In questa serie di articoli condividiamo i consigli di genitori che rispondono a domande concrete su come vivere la fede in famiglia. La quarta domanda alla quale cerchiamo di rispondere è: come spiegare ai propri amici la bellezza dell’apertura alla vita?

Domanda: "Come spiegare ai propri amici la bellezza dell’apertura alla vita?"

Mettere al mondo un figlio oltre a essere una grande gioia, è una grande responsabilità davanti la quale è legittimo avere una certa paura. Ci sono molti fattori che possono scoraggiare: il costo della vita, la precarietà del lavoro o la distanza dalla propria famiglia di origine. Guardandosi intorno si possono riscontrare anche motivazioni più soggettive come il desiderio di dedicarsi solamente alla carriera o quello di vivere i primi anni di matrimonio in modo più spensierato. Ma allora come spiegare ai propri amici la bellezza dell’apertura alla vita?

Risposta alla domanda "Come spiegare ai propri amici la bellezza dell’apertura alla vita?"

Sono Federica Maria, sposata con Giovanni, ho trentadue anni. Quando andavo in giro con Ludovica Maria, di quindici mesi, con un pancione da ottavo mese di gravidanza la gente mi sorrideva e poi, immancabilmente, mi diceva qualche parola che mi faceva sentire un’eroina al pari di Giovanna D’Arco: “Ma è sua anche la piccola? Auguri, che coraggio!”.

A quanto pare, e forse a ragione, decidere oggi di avere un figlio è un’impresa eroica, e ancora di più per decidere che “due è meglio di uno” e magari che “non c’è due senza tre”.

Ma davvero oggi dire alla vita è sinonimo di coraggio?

Quello che possiamo dire Giovanni ed io è che sicuramente avere un figlio è un’avventura meravigliosa, che sicuramente rivoluziona le abitudini e i ritmi individuali e di coppia, ma sono una gioia che riscalda il cuore. Come nel racconto biblico, in cui Dio, dopo aver creato, si sofferma a guardare quanto aveva compiuto, vedendo che era cosa buona.

Anche noi nel nostro piccolo facciamo questa esperienza: la sera, quando Ludovica dorme, e quieta quelle sue mille energie che ancora dobbiamo capire bene da dove le provengano, ci fermiamo a guardarla ammirati e pensiamo: “Caspita, ma davvero l’abbiamo fatta noi?”. Poi ci addormentiamo l’istante dopo, perché le giornate con un figlio diventano a grande dispendio di energie.

Ma in quell’istante in cui la guardiamo e ci guardiamo è racchiuso tutto il nostro grazie a Dio per la sua vita.

Federica e la sua famiglia.

Nel prepararci al matrimonio Giovanni e io avevamo spesso parlato dei figli, del desiderio comune di una famiglia numerosa. Ci siamo sempre detti “lasciamo fare a Dio, i figli che manderà noi li accoglieremo”, e allo stesso tempo ci siamo posti anche di fronte alla possibilità che quei figli già tanto desiderati potessero non arrivare: vivevamo insieme la sofferenza di tante coppie di amici che, pur con grande apertura alla vita, stavano vivendo il dolore di figli che non arrivavano e sentivamo sulla nostra pelle il loro dolore.

Io per mia natura vedo sempre il bicchiere mezzo pieno se non colmo (e vedevo già un pulmino pieno di seggiolini), Giovanni invece preferisce partire sempre dall’ipotesi peggiore perché in questa maniera può solo che guadagnarci (“resteremo ad una Smart”).

Un mese dopo il matrimonio scopriamo, con nostro grande stupore e immensa gioia di essere in attesa: non ci sembrava vero. Eravamo felicissimi. La felicità però è durata poco perché pochi giorni dopo abbiamo perso il bimbo. In quel momento di grande dolore abbiamo toccato con mano quanto la vita non ci appartenga, la nostra, ma soprattutto quella dei nostri figli.

Però mi ricordo chiaramente che dissi al Signore che con dolore gli avevamo consegnato e affidato il nostro primo figlio perché fosse un Figlio per il Cielo, ma che non ce l’avrei fatta a vivere una seconda volta questo dolore.

Sei mesi dopo scopriamo di essere di nuovo in attesa, questa volta insieme alla gioia arriva tanta paura, paura di perdere anche il nostro secondo figlio.

L’abbiamo subito affidato ad una schiera potentissima di Santi (alla Madonna in primis, e poi a san Giuseppe, san Domenico Savio, san Josemaría) e la preghiera è sempre stata la stessa: “perché nasca forte, sano e che si faccia santo!”. Non di meno abbiamo subito chiamato in causa il suo Angelo Custode, perché lo custodisse e lo mantenesse attaccato a doppio filo al mio grembo

Ed ecco che il 22/01/22 nasceva la nostra Ludovica Maria, il nostro sole. A giugno 2023 è arrivato anche il nostro Giuseppe Maria e la preghiera per lui è sempre la stessa “perché nasca sano, forte e si faccia santo” e tutte le mattine, andando al nido con Ludovica, preghiamo i tre Angeli Custodi dei nostri figli perché sappiamo bene che per crescere un figlio non basta solo un villaggio, ma serve soprattutto il super intervento del villaggio celeste!

Federica Maria