Chiese domestiche, problemi universali (3): Come spiegare la bellezza del matrimonio per sempre?

In questa serie di articoli condividiamo i consigli di genitori che rispondono a domande concrete su come vivere la fede in famiglia. La terza domanda alla quale cerchiamo di rispondere è: come spiegare ai propri amici la bellezza del matrimonio nel quale ci si impegna per tutta la vita?

Domanda: "Come spiegare ai propri amici la bellezza del matrimonio nonostante le mille difficoltà?"

Ormai è molto diffusa la convinzione che andare a convivere sia "come sposarsi", anche tra chi sogna un matrimonio cristiano. Ma è davvero così? La maggior parte delle persone è ancora attratta dal sogno di un amore per sempre, che sia siglato davanti a Dio e alla società. Certo, in tanti contesti contemporanei scegliere di vivere il matrimonio cristiano con pienezza è una scelta difficile, anche se sono numerosi i testimoni della bellezza di questo sacramento. Io ancora non sono sposato, ma credo che sia la mia strada. E devo dire che a volte mi mancano le parole per spiegare ai miei amici perché vorrei sposarmi e perché vorrei farlo davanti a Dio nel sacramento del matrimonio. Come posso spiegarglielo senza risultare troppo teorico? Come spiegare ai propri amici la bellezza del matrimonio nonostante le mille difficoltà?

Risposta alla domanda "Come spiegare ai propri amici la bellezza del matrimonio nonostante le mille difficoltà?"

Piacere sono Giovanni, trentacinque anni, marito di Federica, e risponderò io alla prima parte della domanda. Come spiegare ai propri amici la bellezza del matrimonio cristiano?

Vi racconto una storia antecedente al nostro matrimonio. Era passata una settimana da quando un mio caro amico si era sposato, dopo vari anni di convivenza. “Allora cosa è cambiato rispetto a una settimana fa?” gli chiesi, “In verità non è cambiato niente, ma sai lei ci teneva tanto a sposarsi”.

Non nascondo che la sua risposta mi rattristò molto. Pensai: “Davvero tra convivenza e matrimonio, aggiungiamoci anche cristiano, cambia solo un anello in più al dito?”.

E, siccome “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”[1], questa è la mia testimonianza.

Il matrimonio cristiano ben preparato e arditamente vissuto è, parafrasando san Josemaría, una via di santità: a mio avviso, vivere santamente il matrimonio significa viverlo felicemente. Attenzione: ho detto felicemente, non semplicemente…

Se quindi un giovane uomo mi chiedesse adesso: “Tu, Giovanni, sei felice?” Gli risponderei: “Sì. Felice e stanco; anzi, molto stanco e molto felice”. Proseguirei quindi così: “Si lavorano le solite ore, si torna a casa e si aiuta in casa, si tiene in braccio (molto in braccio) la bimba, si dorme poco, si rinuncia qualche volta a vedere gli amici, spesso a guardare la partita della Juve per cucinare o sistemare la casa, si può anche pensare di disdire qualche piattaforma streaming perché il tempo è sempre meno… Ma ti assicuro che nonostante tutte queste rinunce il tuo cuore sarà in pace e la tua mente serena”.

“Ma che tipo di felicità ti dona un matrimonio cristiano che parla di rinunce?”

Sarebbe naturale per il giovane uomo farmi questa domanda. E questa sarebbe la mia risposta: “Sapersi nel luogo che Dio ha pensato per te, con una donna a cui affidare a occhi chiusi il tuo cuore e il tuo amore, sapendo che questi non verranno infangati o gettati ai porci, ma al contrario troveranno un terreno buono dove dare frutto (anche con i figli che Dio vorrà mandarci), vale tutte le piccole rinunce del mondo. Un treno può girare il mondo anche se deve stare sui binari, no?”

Giovanni e la sua famiglia.

“Non puoi avere tutto questo anche soltanto convivendo?”

Anche questa domanda del giovane uomo, per il quale verosimilmente è normale che due persone che si vogliono bene vadano prima a convivere, giungerebbe bene attesa. E questa potrebbe essere la mia risposta: “A mio modesto parere no, perché manca quella piccola grande postilla che si chiama fedeltà. Giurarsi amore eterno nella buona e nella cattiva sorte è quel segno sacro (sacramento, appunto) che ti mette metaforicamente con le spalle al muro, ti toglie la maschera del tuo innato egoismo (conseguenza del peccato originale) e ti dice (immagino questa conversazione riferita dal Signore ai neo-mariti): “Cadetto, è finito il periodo del branco con un lupo. Ora si fa sul serio, ora si vede chi è uomo e chi un quaquaraquà! Dovrai sudare sangue, rinunciare al calcetto cinque volte a settimana e dire a tua moglie il pin del tuo cellulare (ebbene sì, pure quello), ma ti assicuro che farò di te un uomo vero e veramente felice, un uomo che lascerà traccia!”

Senza la promessa del “per sempre”, si vive insieme “per un tempo indefinito” che può quindi terminare da un momento all’altro. Ritengo che nessuna altra cosa al mondo che mi sia capitata, mi dia più pace e serenità interiore come far felice mia moglie Federica Maria, con la quale ci siamo donati a vicenda "per sempre".

“Ma come Giovanni, - obietterà allora il giovane uomo - prima mi prometti che giurando fedeltà e faticando sarò finalmente felice, e poi mi dici che il segreto è far felice l’altra persona?!”

“Ebbene sì: è giunto il momento di fare un ulteriore passo in avanti e superare il limite del Super Sayan[2]: per essere felici bisogna far felici le altre persone, quindi per un marito significa in primis far felice sua moglie. Questo è il vero significato dell’amore con la A maiuscola. Dare la vita per lei”.

“E quando ci saranno i litigi, le difficoltà?”

Per rispondere a questo mi viene sempre in mente la leggenda del condottiero spagnolo Hernàn Cortes, che, sbarcato in terra messicana per conquistarla, fece bruciare le navi ai suoi per far capire che la resa non era contemplata. Chiaramente di questo aneddoto ci interessa il concetto eroico e non il contesto storico: una volta che ci si sposa non si torna indietro, se non da vincitori!

“Facile a dirlo! E come si fa?”

Anni fa conobbi un sacerdote anziano che stava festeggiando i cinquant’anni di vocazione. A fine serata andai da lui e gli chiesi stupito: “Qual è il segreto della sua fedeltà in tutti questi numerosi anni?”. Mi rispose così: “Il segreto è rimanere fedele solamente un giorno. Dalla mattina che ti svegli fino alla sera che vai a dormire, e il giorno dopo ricominci!”

Una risposta semplice, eppure così profonda. Per essere fedele nel molto, rimanere fedeli nel piccolo[3].


[1] San Paolo VI, Udienza, 2.X.1974

[2] I Sayan sono il popolo alieno di cui fa parte Goku, il protagonista del cartone animato e del fumetto “Dragonball”. I Super Sayan sono quei Sayan che riescono a diventare imbattibili a costo di un enorme allenamento e di grandi sacrifici.

[3] Cfr. Lc 16,20.