"Siamo responsabili della nostra fedeltà"

Nell'anniversario della morte di mons. Álvaro del Portillo, il Prelato dell'Opus Dei ha parlato di lealtà alla via che ciascuno ha intrapreso, con parole e con fatti.

Mons. Javier Echevarría ha celebrato ieri a Roma, nella Basilica di Sant’Eugenio, una Messa in suffragio di Álvaro del Portillo, vescovo e successore di san Josemaría alla guida dell'Opus Dei,  morto nel 1994.

Prendendo spunto dall'Anno Sacerdotale che la Chiesa sta vivendo, il Prelato dell'Opus Dei ha centrato la sua omelia sulla fedeltà, una virtù in cui mons. del Portillo si è distinto: "Don Álvaro si dimostrò sempre, alla prova dei fatti, una persona fedele, forte come una roccia, capace di resistere a tutte le intemperie".

Mons. Echevarría raccontò un ricordo personale: Una volta, approfittando del fatto che non era presente, san Josemaría si riferì a Mons. del Portillo in questi termini:  “Possiede la fedeltà che dovete avere voi tutti in ogni momento, e ha saputo sacrificare tutte le sue cose personali con un sorriso, come voi tutti. Lui non pensa di essere un’eccezione, e neanch’io penso che lo sia, né che lo sarà mai: anche voi dovete fare come lui, con la grazia di Dio. E se mi domandate: è stato eroico qualche volta?, vi risponderò: sì, molte volte è stato eroico, proprio molte; con un eroismo che sembra una cosa ordinaria”.

Con parole di Papa Benedetto XVI, il Prelado dell'Opus Dei ha ricordato che “la vita è in verità sempre una scelta: tra onestà e disonestà, tra fedeltà e infedeltà, tra egoismo e altruismo, tra bene e male”. “Su di noi ricade – ha proseguito il Prelato - la gioiosa responsabilità di essere fedeli alla nostra vocazione cristiana e di offrire agli altri una testimonianza di lealtà. Sebbene tante persone si mostrino restie a mantenere gli impegni assunti liberamente, siamo chiamati a dimostrare con parole e nei fatti la fedeltà in tutti i campi della nostra esistenza: nel rapporto con Dio e con gli altri, nelle relazioni sociali professionali e famigliari

Inoltre ha riconosciuto che " rimanere leali sempre e in tutto non è agevole e richiede sacrificio", perché - con parole del Papa -, “la scuola della fede non è una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno”.

Ma, ha continuato, “aggiungerei che [la fedeltà] è un cammino di gioia e di pace, perché il Signore ci vuole felici. Il tempo quaresimale è un richiamo alla lealtà dei figli di Dio, alla conversione del cuore con il fermo proposito di onorare tutti gli impegni battesimali: è in questo modo che si partecipa, in tutte le circostanze, alla felicità del Cielo. ” “Voglia Iddio - ha concluso - che, per intercessione della Madonna,  anche di ognuno di noi si possa dire che siamo stati fideles usque ad mortem [fedeli fino alla morte], fedeli alla vocazioni cristiana, con una fedeltà concreta, gioiosa, indiscussa, rinnovata giorno dopo giorno nelle cose grandi e piccole della vita ordinaria”.