Mons. Fernando Ocáriz: Guardare al futuro con entusiasmo e speranza

Oggi 3 ottobre ha avuto luogo l’inaugurazione dell'Anno Accademico 2023/2024 della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. In questo articolo puoi trovare le parole di mons. Fernando Ocáriz, Gran Cancelliere dell'Università, nell’atto di apertura dell’anno accademico e durante l'omelia.

Parole conclusive nell’atto di apertura dell’anno accademico

 Omelia nella Santa Messa di inizio anno accademico


Parole conclusive nell’atto di apertura dell’anno accademico

Eminenze, Eccellenze, Professori, Collaboratori, Studenti, Signore e Signori,

all’inizio di un nuovo anno accademico è logico guardare ai mesi che abbiamo davanti a noi con entusiasmo e speranza. L’entusiasmo è atteggiamento proprio di chiunque si accinge ad intraprendere un nuovo cammino o una nuova tappa. La meta ovviamente non è solo la conclusione dell’anno o il superamento degli esami, ma è la crescita integrale dell’intera comunità accademica, in termini di conoscenza, di ricerca scientifica, di interazione con altre realtà accademiche, ecclesiali e civili.

Allo stesso tempo chi intraprende un nuovo cammino sa che ci saranno difficoltà lungo la strada. Per questo è necessario alimentare la speranza, che è l’attesa piena di fiducia del compimento dei piani di Dio.
Questi due atteggiamenti – entusiasmo e speranza – valgono per le sfide che attendono la nostra comunità accademica nel corso del prossimo anno, e valgono pure per ciascuno di noi in quanto membra del Popolo di Dio.

Le prossime settimane saranno caratterizzate dall’Assemblea sinodale, ed è importante pregare in unione con il Santo Padre e vivere queste settimane con la speranza propria dei figli di Dio. Come piace ricordare a papa Francesco: «lo Spirito Santo [a Pentecoste] crea una grande diversità, che sembra un grande disordine. Ma lo stesso Spirito che dà la diversità dei carismi è lo stesso che crea l’unità»[1].

Entusiasmo e speranza sono componenti del coraggio, che ogni nuova tappa di un cammino richiede. Coraggio per individuare progetti capaci di allargare l’orizzonte dell’università, come quelli interdisciplinari che sono stati selezionati nei mesi scorsi; coraggio per prendere decisioni che avranno ripercussioni importanti nel futuro e per le quali è necessario pensare al bene di chi verrà dopo di noi.

Riusciremo a vivere tutte queste componenti se ci impegneremo a fare bene il nostro lavoro, ciascuno il proprio. Studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, tutti siamo chiamati a pregare con il proprio lavoro. Questo invito si trova al cuore del messaggio che Dio ha affidato a san Josemaría, fondatore dell’Opus Dei e ispiratore di questa università. In Cammino, ha lasciato scritto: «Da’ un motivo soprannaturale alla tua ordinaria occupazione professionale, e avrai santificato il lavoro»[2]. Questo è anche un incoraggiamento a vedere la portata di bene che il lavoro, se offerto a Dio, può avere, non solo per i diretti interessati, ma per l’umanità intera.

Con l’augurio che questo spirito ci aiuti a guardare al futuro con fiducia, dichiaro aperto l’anno accademico 2023/2024.

[1] Francesco, Discorso per l’incontro ecumenico e preghiera per la pace in Bahrein, 4 novembre 2022.

[2] Cammino, n.359.


Omelia nella Santa Messa di inizio anno accademico

Cari fratelli e sorelle,

“mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

Come ogni ottobre, iniziamo un nuovo anno accademico con una celebrazione eucaristica. Cristo Risorto, che ha versato il suo Sangue, si rende presente sotto le specie di pane e vino, e ci trasmette la sua pace. I discepoli gioirono, e anche noi ci apriamo a questa gioia e a questa pace, caratteristiche della Chiesa sin dai suoi inizi.

Si tratta di una realtà che si rende presente in ogni Messa e che vivifica il nostro impegno lungo tutto l’anno accademico. Come ci incoraggiava san Josemaría, cerchiamo che il nostro lavoro abbia come centro e radice la celebrazione eucaristica: Cristo che ci mostra il suo amore sulla Croce. In alcuni dipinti, il Padre sostiene la Croce con le sue braccia e alita lo Spirito Santo verso Gesù. Il Crocifisso è presente in ogni aula dell’università per aiutarci a guardarlo. Così è più facile che questa sia una comunità di maestri e discepoli, di stile familiare e gioioso.

Come i discepoli quel primo giorno della Risurrezione anche noi ascoltiamo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Siamo qui a Roma, accanto al Papa, per più o meno anni, e il Signore vuole affidarci a ciascuna e a ciascuno di noi questo meraviglioso compito di trasmettere la verità. Così il mondo si riempie di pace. Pace a voi!, disse il Signore.

“Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati”. Non è ancora Pentecoste, ma Gesù pensa subito al perdono che arriva dopo il suo sacrificio redentore e la sua Ascensione presso il Padre. Il Paraclito infonde il suo alito per renderci partecipi dell’amore divino che perdona. Tutti abbiamo bisogno del perdono e di pace: di perdonare ed di essere perdonati. Lo Spirito Santo allarga i nostri cuori per diventare più comprensivi, più universali, amando le differenze che in questo contesto romano sono molto presenti. San Josemaría nel sognare questa università pensava a tutti come romani nel senso di universali. Quindi alla tradizionale aspirazione “Ad Iesum per Mariam”, inseriva prima: Omnes cum Petro: Omnes cum Petro, ad Iesum per Mariam.

Abbiamo appena ascoltato quanto San Paolo scriveva ai Corinzi: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti”. Si tratta di qualcosa che si vive tutti i giorni nella Chiesa e anche nei corridoi, nelle aule dell’università. San Paolo aggiunge: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo”.

Un solo corpo, molte membra. Dopodomani inizia l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Come ci ha chiesto il Santo Padre, preghiamo molto per questa intenzione. Lo chiediamo allo Spirito Santo. Il giorno della Pentecoste “Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Anche noi chiediamo il dono delle lingue, nel senso di sapere trovare i temi, le impostazioni, i modi adeguati ai bisogni delle persone che troviamo nei nostri giorni.

Gli Atti degli Apostoli dicono che “Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? […] e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». Il miracolo si ripete lungo tutta la storia della Chiesa. Gli apostoli e discepoli, uomini e donne, nel ricevere lo Spirito Santo, erano raccolti in preghiera con Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa. All’intercessione materna di Maria vogliamo affidarci con piena e gioiosa fiducia filiale.


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