Meditazioni: Mercoledì della 13a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel mercoledì della tredicesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: per le strade di Gadara; ascoltare le parole di Cristo; una preghiera che trasforma.

–Per le strade di Gadara.

–Ascoltare le parole di Cristo.

–Una preghiera che trasforma.


–Per le strade di Gadara.

Superata una tempesta, Gesù e i suoi apostoli approdano all’altra sponda del lago di Galilea, nella regione dei gadareni. È una terra pagana, distante dall’influenza ebrea e senza particolare attesa della salvezza. Il Signore non si limita a predicare il Regno di Dio solo ai suoi connazionali, ma vuole portare la speranza della redenzione a tutti gli uomini: anche chi abita in regioni periferiche è chiamato a incontrare il Figlio di Dio. Mentre percorrono la regione, improvvisamente «due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada» (Mt 8, 28).

Richiama l’attenzione la sicurezza con la quale Gesù percorre quei sentieri diventati così pericolosi. Il Signore non sfugge i problemi, e neppure si lascia prendere dall’indifferenza di fronte alle situazioni difficili. La sua missione, invece, è proprio quella di rendere transitabili tutte le strade di questo mondo, rimuovere gli ostacoli che ci impediscono di vivere con la gioia e la fiducia dei figli di Dio.

Ogni momento di preghiera è un invito a Gesù a percorrere insieme i sentieri della nostra vita, e anche a entrare in quelle caverne nelle quali noi stessi non osiamo affacciare la nostra testa. Accanto a Gesù, se gli chiediamo di risolvere i problemi che ci affliggono, possiamo «Vivere la nostra vita come un continuo entrare in questo spazio aperto: è questo il significato dell'essere battezzato, dell'essere cristiano» [1]. Invece di scoraggiarsi di fronte alle proprie miserie che restringono il nostro sguardo, possiamo chiedere a Gesù con maggiore insistenza che ci dia la grandezza di un cuore coraggioso e innamorato.

«Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?» (Mt 8, 29). Con queste parole i demoni fronteggiano la presenza di Gesù: anche se lo riconoscono Figlio di Dio, reagiscono con paura e odio. Questo atteggiamento ci suggerisce un modo di come affrontare le nostre tentazioni e debolezze ordinarie. Mentre gli indemoniati preferiscono nascondersi nelle tenebre di una caverna e intralciare il cammino di quelli che passano vicino, noi vogliamo stare alla luce di Cristo, perché possa illuminare le nostre ferite e guarirle con il suo amore. «Tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso. Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto. E questo lo fa proprio la preghiera» [2].

–Ascoltare le parole di Cristo.

Nell’intimo dialogo con Cristo prima sveliamo il nostro volto. Anche noi possiamo chiedere al Signore: «Che vuoi da me? Quale aspetto della mia vita posso svelare alla tua presenza?». In questo modo, quando andiamo verso Gesù con una maggiore apertura, ci mettiamo di fronte al suo sguardo, che non è solo di accettazione, ma anche di trasformazione. Come quei poveri uomini, tutti abbiamo impresso nel cuore il desiderio profondo che la parola di Cristo ci liberi.

È per questo che l’apertura e la sincerità nella preghiera sono requisiti così importanti per la sua efficacia. Gesù rispetta sempre la nostra libertà, non vuole mai imporsi per forza. Basta che accenniamo un problema, che gli mostriamo qualche debolezza che non riusciamo a sradicare, per fare entrare la sua luce nel nostro cuore, e con essa anche la pace: così ci dà la santità di cui abbiamo bisogno per fare nuove tutte le strade di questo mondo con il suo amore. «Dio nostro Signore ti vuole santo, affinché tu santifichi gli altri. — E per questo è necessario che tu — con coraggio e sincerità — guardi te stesso, guardi il Signore Dio nostro..., e dopo, soltanto dopo, guardi il mondo» [3].

«Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci» (Mt 8, 31), gridano gli indemoniati a Gesù. E Lui, con il suo divino potere, pronuncia una sola parola che cambia la loro vita per sempre: «Andate» (Mt 8, 32). Nella preghiera non soltanto incontriamo Gesù e gli diciamo quello che abbiamo nel cuore, ma ci aspettiamo la sua parola che salva. Sappiamo che al Signore non piacciono ragionamenti complicati, e che non nasconde la sua sapienza dietro grandi discorsi. Se siamo delicati nell’ascoltarlo, e ci prepariamo alla preghiera con una disposizione sincera, Cristo nella nostra vita può fare miracoli grandi come la cacciata di quei demoni.

–Una preghiera che trasforma.

Per fare entrare il Signore nella nostra vita e rendere di nuovo percorribili i sentieri del nostro mondo interiore, ci vuole la perseveranza. Il segno che la preghiera va lasciando non è quello di un acquazzone, ma quella di un torrente che fluisce tranquillo e costante. Disponiamoci quotidianamente alla preghiera per confrontare i nostri desideri con la volontà di Dio. Proprio in questa combinazione della nostra libertà con la grazia divina, della nostra sincerità con la sua parola, accogliamo il seme che Gesù vuole seminare in noi e che, a poco a poco, diventerà un albero ben piantato, forte e frondoso. «Certamente la preghiera è un dono, che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra; soprattutto, la continuità e la costanza sono importanti» [4].

La Madonna ci insegna a considerare nella preghiera tutti i momenti della nostra vita, specialmente le difficoltà e le contrarietà. Dopo aver ritrovato nel Tempio il Bambino Gesù e aver sentito le sue spiegazioni, l’evangelista ci dice che i suoi genitori non compresero quello che aveva detto. Erano ancora presi dalla sofferenza per averlo smarrito. Tuttavia, Maria, invece di ribellarsi ai disegni di Dio, conserva le parole del Figlio nel suo cuore, come un tesoro. Si è preparata così al duro momento della croce.


[1] Benedetto XVI, Omelia, 15-IV-2006.

[2] Francesco, Angelus, 9-I-2022.

[3] San Josemaría, Forgia, n. 710.>/a>

[4] Benedetto XVI, Udienza generale, 30-XI-2011.