Meditazioni: Martedì della 23ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della ventitreesima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: La priorità dell’orazione; La preghiera fraterna; Accogliere Gesù nella comunione.

- La priorità dell’orazione

- La preghiera fraterna

- Accogliere Gesù nella comunione


San Luca ci narra che Gesù passò l’intera notte in preghiera prima di scegliere i suoi apostoli. Nei momenti che precedono parecchi avvenimenti importanti, vediamo che il Signore ricorre a questo dialogo personale con il Padre. Lo farà anche, per esempio, alcuni anni dopo, nell’orto degli ulivi: nell’imminenza della Passione, Gesù chiede la forza di compiere ancora una volta la volontà di Dio.

Evidentemente è difficile che, di solito, sia possibile passare notti intere vegliando; ma il comportamento del Signore ci dimostra la necessità che ebbe lo stesso Cristo di sintonizzarsi intimamente con Dio suo Padre, soprattutto in una situazione importante nella quale è necessaria molta luce, molto conforto e molto slancio. Come diceva san Josemaría, grazie all’orazione, «la nostra giornata si trasforma tutta intera in un’intima e fiduciosa conversazione. È quanto ho affermato e scritto tante volte, né mi importa ripeterlo, perché il Signore ci fa vedere – con il suo esempio – che questa è la condotta da seguire: orazione costante, dalla mattina alla sera, dalla sera alla mattina. Quando tutto riesce facile, gli diciamo. grazie, mio Dio! E quando giunge il momento difficile: Signore, non mi abbandonare!»[1].

A un padre interessano anche le cose più minute della vita di un figlio. E, anche se gliele ha sentito dire cento volte, è capace di mostrare un affetto e una gioia sempre nuove. Perciò possiamo adottare questo stesso atteggiamento con nostro Padre del cielo. Anche quando gli offriamo le cose più piccole della nostra giornata, egli le fa sue, e allora acquistano il valore infinito che ha il sacrificio di suo Figlio. «Tutte le nostre domande sono state raccolte una volta per sempre nel suo grido sulla croce ed esaudite dal Padre nella sua Risurrezione, ed è per questo che egli non cessa di intercedere per noi presso il Padre»[2].


Non sappiamo con esattezza il contenuto di quella notte di orazione di Gesù; però è facile supporre che avrà pensato a ognuno degli apostoli che avrebbe scelto il giorno successivo. Li avrà contemplati con le loro virtù e i loro difetti, sarà stato grande il desiderio che fossero molto fecondi e felici nel propagare la buona novella della salvezza. «La chiamata dei discepoli è un evento di preghiera; essi vengono, per così dire, generati nella preghiera, nella dimestichezza col Padre. [...] È da qui che si deve anche partire per comprendere le parole di Gesù: “Pregate, dunque, il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!” (Mt 9, 38): gli operai della messe di Dio non si possono semplicemente scegliere come un datore di lavoro cerca i suoi dipendenti; devono sempre essere chiesti a Dio e da Lui stesso essere scelti per questo servizio»[3].

La vita di una persona non è mai isolata, ma ha bisogno di intessere relazioni con gli altri. Perciò è naturale che anche nella preghiera sorgano nomi e volti, soprattutto dei più vicini, delle persone che fanno parte della nostra quotidianità che vorremmo che fossero felici. In tal modo, le relazioni sapranno aprirsi all’azione divina, Dio sarà invitato ad abitare più chiaramente fra questi legami. Si prova così una gioia che non è «casuale né fortuita», ma «frutto della profonda armonia tra le persone, che fa gustare la bellezza di stare insieme, di sostenerci a vicenda nel percorso della vita»[4].

È normale che con alcune persone ci è più facile stabilire una relazione, sia perché condividiamo un carattere simile o perché abbiamo più o meno le stesse inclinazioni e gli stessi gusti. Comunque, saperci figli di uno stesso Padre «ci porterà ad approfondire le relazioni con i nostri fratelli; a non lasciarci trascinare esclusivamente dalle cose in comune e a superare anche le eventuali barriere umane che possiamo avere, sapendo vedere in ciascuno Cristo stesso»[5].


Quando riceviamo Gesù nella comunione eucaristica, ci collochiamo nella migliore posizione per intercedere per qualunque intenzione al cospetto di Dio, in nome di suo Figlio. Possiamo verificare, in prima persona, quello che narra san Luca: «Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti» (Lc 6, 19). Questo può essere un momento per ricordare, come faceva Gesù, le persone che vogliamo aiutare; e anche perché il nostro cuore si riempia di gratitudine per aver voluto confidare in noi, e anche per lo stesso fatto di poter pregare: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato» (Gv 11, 41). Può anche darsi che ci rendiamo conto della nostra indegnità o dei limiti delle nostre possibilità, così come accadde a quel centurione che voleva curare il suo servo: «Di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (Mt 8, 8).

Quando stiamo per essere ricevuti da una persona importante di solito prepariamo quello che diremo, affinché, magari a causa dell’emozione, non lo dimentichiamo al momento meno opportuno. Allo stesso modo, possiamo cercare di comportarci in modo simile quando ci disponiamo a ricevere il Signore nell’Eucaristia: possiamo raccogliere le intenzioni durante la giornata. «Hai pensato qualche volta a come ti prepareresti a riceverlo se si potesse fare la comunione soltanto una volta nella vita?»[6], domandava san Josemaría. Poi aggiungeva: «Dobbiamo riceverlo come i grandi della terra: con ornamenti, luci, abiti nuovi. E se chiedi quali pulizie, quali ornamenti e quali luci devi avere, ti risponderò: pulizia nei tuoi sensi, uno per uno; ornamenti nelle tue potenze, una per una; luce in tutta la tua anima»[7].

Santa Maria è stata la prima a ricevere Gesù. A lei possiamo chiedere che ci guadagni la grazia di accogliere l’amore di suo figlio con la stessa purezza, umiltà e devozione con cui lei fece queste stesse cose.


[1] San Josemaría, Amici di Dio, n. 247.

[2] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2741.

[3] Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, I, p. 204.

[4] Papa Francesco, Angelus, 27-XII-2015.

[5] Mons. Fernando Ocáriz, Tertulia, 25-VI-2022.

[6] San Josemaría, Meditazione, 14-IV-1960.

[7] Ibid.