Meditazioni: Lunedì della 7ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della settima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Pregare convinti che Dio ne sa di più; La generosità di Dio è più grande dei nostri desideri; La preghiera dei figli di Dio.

- Pregare convinti che Dio ne sa di più
- La generosità di Dio è più grande dei nostri desideri
- La preghiera dei figli di Dio


«MAESTRO, HO PORTATO DA TE MIO FIGLIO, che ha uno spirito muto [...]. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti» (Mc 9, 17-18). L’angoscia ha portato questo padre fino ai piedi di Gesù. Si era rivolto ai suoi discepoli, ma loro, incapaci di affrontare una situazione come questa, non hanno potuto aiutarlo. «Il Signore vuole che chiediamo molto: nel santo Vangelo ci presenta tanti esempi di cocciutaggine! Gente che gli strappa i miracoli a forza di chiedere; a volte mettendosi davanti a Lui, con le loro miserie che reclamano»[1].

Vista l’impotenza dei discepoli, la fede del padre sembra vacillare; ciononostante apre il suo cuore a Cristo e gli confida i suoi desideri con semplicità: «Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci» (Mc 9, 22). A quel punto Gesù esclama: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede!». Gesù vuole compiere i miracoli che la gente desidera; non solo, ma vuole superare le loro aspettative; però ha bisogno che quelle anime aprano le porte con fede. In ogni tipo di difficoltà, «possiamo fare molto: pregare, pregare e pregare! E dopo, per quanto possibile, possiamo fare quello che sta a noi. Al di là di questo dobbiamo affidarci alla Provvidenza divina, che è un altro modo di fare e di lasciar fare»[2].

La preghiera non è una formula per ottenere quello che desideriamo; è, piuttosto, un modo per prepararci a ricevere i doni che Dio vuole inviarci. Inoltre i progetti divini contano sia sulla nostra preghiera di intercessione perché possano essere compiuti, che sulle nostre azioni. Quel padre del Vangelo chiede aiuto a Gesù con umiltà, ma riconoscendo che il Signore sa di più.


LA PREGHIERA È LA VIA PER COMPRENDERE che è Dio il vero protagonista della missione: «Può apparire strano – ha scritto sant’Agostino – che ci esorti a pregare colui che conosce le nostre necessità prima che gliele esponiamo. Il nostro Dio e Signore non ha bisogno che gli facciamo conoscere i nostri desideri, perché certamente Egli non può ignorarli; ma vuole che, attraverso la preghiera aumenti la nostra capacità di desiderare, perché in tal modo diventiamo più capaci di ricevere i doni che Egli ci prepara. I suoi doni, infatti, sono molto grandi e la nostra capacità di ricevere è piccola»[3].

«Parlo a ciascuno di voi – predicava san Josemaría nel 1966 – per ricordarvi che bisogna pregare, pregare molto!: pregare durante tutto il giorno e durante tutta la notte. Se di solito dormi tutto d’un fiato, offri questo sonno; e se qualche volta ti svegli, innalza subito il cuore a Dio»[4]. Il sonno, il più delle volte, non ha nessun merito. Tuttavia, sapere di essere guardati e amati da Dio in ogni cosa che facciamo, anche mentre dormiamo, trasforma tutta la nostra vita in una offerta, riempiendola di frutto. Che cosa non farà, allora, visto il nostro desiderio di servirlo!

Proprio per questo ci sembra tanto utile ripetere la supplica di questo buon padre a Gesù: «Credo, Signore; aiuta la mia incredulità!» (Mc 9, 24). Se la nostra richiesta mirasse a ottenere da Dio una conferma dei nostri desideri o delle nostre aspirazioni, rischieremmo di porre dei limiti alla sua generosità, sempre più grande di quel che immaginiamo. «Mettetemi pure alla prova in questo – dice il Signore degli eserciti -, se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi benedizioni sovrabbondanti» (Ml 3, 10).


«SIGNORE, TU MI HAI MESSO QUI, Tu mi hai affidato questo o quell’altro. Stabilisci tu tutto ciò che è necessario stabilire, perché è tuo e perché io da solo non ho le forze. So che sei mio Padre, e ho sempre visto che i bambini, che i figli, sono sicuri dei loro padri: non hanno preoccupazioni, non sanno neppure di avere problemi, perché i loro genitori risolvono ogni cosa. Figli miei, con questa ferma fiducia dobbiamo vivere e dobbiamo pregare sempre, perché è l’unica arma su cui possiamo contare e l’unico motivo della nostra speranza»[5].

Per quelli che si sarebbero avvicinati al calore dell’Opus Dei, san Josemaría voleva che imparassero a praticare una preghiera da figli, voleva che la relazione con Dio fosse quella di chi sa che riceve tutto dall’alto. La generosità si manifesta più facilmente quando si trova di fronte a un cuore riconoscente. Viceversa, se chiediamo come chi esige un diritto, fondato su nostri presunti meriti o anche sulle nostre preghiere, lo faremo sempre con uno spirito ristretto. Dio vuole che chiediamo da figli che riposano nella divina filiazione.

«Maria è in preghiera, quando l’arcangelo Gabriele viene a portarle l’annuncio a Nazareth. Il suo “Eccomi”, piccolo e immenso, che in quel momento fa sobbalzare di gioia l’intera creazione, era stato preceduto nella storia della salvezza da tanti altri “eccomi” [...]. Non c’è modo migliore di pregare che mettersi come Maria in un atteggiamento di apertura, di cuore aperto a Dio»[6]. «Maria, maestra di orazione. – Guarda come prega suo figlio, a Cana. E come insiste, senza perdersi d’animo, con perseveranza. – E come ottiene»[7].


[1] San Josemaría, citato da Julián Herranz, Nei dintorni di Gerico, Ares, Milano, 2005.

[2] Ibid., pp. 177-178.

[3] Sant’Agostino, Lettera a Proba, n. 130.

[4] San Josemaría, citato da Javier Echevarría, Memoria del Beato Josemaría Escrivá, Leonardo International, Milano, 2001, p. 178.

[5] Ibid., pp. 199-200.

[6] Papa Francesco, Udienza, 18-XI-2020.

[7] San Josemaría, Cammino, n. 502.