Meditazioni: Lunedì della 24ª settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della ventiquattresima settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: affetto e rispetto delle differenze; per un’anima, fino alle porte dell’inferno; imparare dagli altri.

- Affetto e rispetto delle differenze

- Per un’anima, fino alle porte dell’inferno

- Imparare dagli altri


Un centurione aveva un servo ammalato e in punto di morte. Quando seppe che Gesù era arrivato a Cafarnao, «gli mandò alcuni anziani dei giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo» (Lc 7, 3). Essi, avvicinatisi al Signore, «lo supplicavano con insistenza: “Egli merita che tu gli conceda quello che chiede, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga”» (Lc 7, 4-5). Probabilmente Gesù fu favorevolmente sorpreso dalle loro parole. Gli era capitato spesso, entrando in una città, di percepire un clima di tensione e di sospetto tra il popolo ebreo e i militari romani. Questa volta, invece, è molto diverso. Il centurione, anziché imporre la sua autorità con la forza, ha dimostrato di apprezzare la gente e le tradizioni ebraiche. Gli ebrei ne sono rimasti grati e si rivolgono a Gesù senza indugio, a nome di quel funzionario, per chiedere la guarigione del suo servo. I contrasti tra il popolo romano e quello ebraico non hanno impedito che si creasse un clima di rispetto reciproco.

«Ogni uomo e ogni donna è come una tessera di un immenso mosaico, che è già bello di per sé, ma solo insieme alle altre tessere compone un’immagine, nella convivialità delle differenze. Essere conviviali con qualcuno significa anche immaginare e costruire un futuro felice con l’altro. La convivialità, infatti, riecheggia il desiderio di comunione che alberga nel cuore di ogni essere umano, grazie al quale tutti possono parlare tra loro, si possono scambiare progetti e si può delineare un futuro insieme»[1]. Il desiderio di un’amicizia sincera e di servire gli altri è ciò che contraddistingue la relazione di un cristiano con tutti gli uomini, anche quelli con i quali non condivide il modo di pensare o di vivere. Così, «mediante il rapporto personale, l’amicizia leale e autentica – rifletteva san Josemaría -, si risveglia negli altri la sete di Dio e li si aiuta a scoprire orizzonti nuovi: con naturalezza, con semplicità – vi dicevo -, con l’esempio di una fede ben vissuta, con la parola amabile, ma piena della forza della verità divina»[2].


Udita la supplica degli anziani, Gesù prese una decisione abnorme a giudizio di alcuni dei presenti: andare a casa del centurione. Agli ebrei era proibito entrare nelle case dei gentili e, se lo facevano, dovevano poi purificarsi. In questo caso, Gesù innova la tradizione e insegna a mettere al primo posto il bene e la salvezza della persona.

San Josemaría si assicurò che nessuna delle persone che assisteva morisse senza ricevere i sacramenti, qualsiasi fossero le difficoltà che poteva incontrare. Una volta, venne a sapere che a un giovane, che viveva in un luogo dove si offendeva Dio rimanevano pochi giorni di vita. Esposto il problema al vicario generale della diocesi, ottenne il permesso di recarvisi per offrire al malato la possibilità di confessarsi per amministrargli l’Unzione degli infermi e il Viatico. Vi andò accompagnato da un amico e, dopo averlo preparato, diede al moribondo gli ultimi sacramenti.

«Seguiamo l’esempio di Cristo – ha scritto il fondatore dell’Opus Dei –, non respingiamo nessuno: dobbiamo arrivare fino alle porte stesse dell’inferno pur di salvare un’anima. Più in là no, perché al di là di esse non si può amare Dio»[3]. Il Signore non ha annunciato il Vangelo al solo popolo ebreo, ma lo ha offerto a tutti. «L’universalità della missione della Chiesa comporta il fatto che nessuno venga escluso dal suo orizzonte apostolico»[4]. Possiamo chiedere a Gesù di accendere in noi il desiderio che tutti gli uomini accolgano la salvezza offerta dal Signore e di aiutarci a metterlo in pratica. «Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui»[5].


Il centurione non voleva importunare Gesù, probabilmente perché sapeva che, una volta entrato in casa sua o avvicinatosi a lui, avrebbe dovuto purificarsi. Non appena seppe che si trovava nei pressi, gli inviò pertanto alcuni amici a dirgli: «Non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito» (Lc 7, 6-7). All’udire queste parole – fa notare l’evangelista –, «Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande”» (Lc 7, 9).

Le parole di Gesù ci confortano. Ci dimostrano che il Signore guarda sempre al bene c’è nel nostro cuore. Questa volta loda la fede di una persona che, per gli ebrei, era un infedele. Insegna così ai presenti che possono imparare anche da chi, apparentemente, è lontano da Dio. In effetti, egli «si manifesta in tutte le culture, [...] nei popoli che hanno seguito un percorso della storia in modo diverso, nei popoli che hanno fatto percorsi diversi, ma è il medesimo Dio. E questo che è il Padre di tutti ci porta a dialogare»[6].

Il cristiano sa che tutto quello che ha ricevuto dal Signore non è frutto del suo impegno o del suo ingegno, «ma una parola di Dio che ci è stata rivolta non perché siamo migliori degli altri o più preparati, ma perché Egli ha voluto usarci come suoi strumenti»[7]. Perciò, il cristiano non è possessore ma collaboratore della verità (cfr. 3 Gv 1, 8). La Vergine Maria ci potrà aiutare ad avere una visione ottimista del mondo e un cuore nel quale ci sia posto per tutti gli uomini nostri fratelli.


[1] Papa Francesco, Discorso, 6-VI-2022.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 149.

[3] San Josemaría, Lettere vol. 1, Lettera n. 4, 24f, Ares, Milano, 2021, p. 264.

[4] Mons. Fernando Ocáriz, “La prelatura del Opus Dei: apostolado ad fidem y ecumenismo”, p. 3.

[5] Benedetto XVI, Omelia, 24-IV-2005.

[6] Papa Francesco, Discorso, 5-V-2023.

[7] San Josemaría, Lettera 37, n. 25.