Meditazioni: Domenica della 3ª settimana di Pasqua (ciclo A)

Riflessione per meditare nella terza domenica di Pasqua. I temi proposti sono: Quando nelle strade della vita si smarrisce la luce; Gesù incontra i discepoli mentre se ne ritornavano a Emmaus; Recuperare il senso e la forza della vita nella preghiera e nei sacramenti.

- Quando nelle strade della vita si smarrisce la luce

- Gesù incontra i discepoli mentre se ne ritornavano a Emmaus

- Recuperare il senso e la forza della vita nella preghiera e nei sacramenti


In questi giorni di Pasqua, la liturgia riporta alcuni passi del discorso che Pietro fece agli ebrei il giorno di Pentecoste. L’apostolo, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, ricorda che già il re Davide aveva parlato della risurrezione di Cristo: «Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione» (At 2, 26-27).

Sembrano già lontani i giorni della Passione. Tuttavia, Pietro e gli altri apostoli li ricordano bene: sono stati giorni di oscurità. Per un momento, tutto ciò che li aveva fatti sognare aveva perso ogni significato. Ora, invece, dopo essere stati testimoni della risurrezione di Gesù e dopo aver ricevuto il Paraclito, possono ripetere con il re Davide: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza» (Sal 16, 11).

Gli apostoli hanno capito che le strade della vita non sempre sono pienamente illuminate. Possono esserci momenti, come nella Passione, in cui ci sembra che tutto sia perduto, e in cui ci avvolge la tristezza. Ma la certezza che Cristo vive ci riempie di speranza e fa tornare la gioia. È questa la sicura certezza che ci spinge a camminare anche nell’oscurità. Allo stesso modo degli apostoli, Egli non ci abbandona, non lascia che vediamo la corruzione, se gli permettiamo di guidare la nostra vita. «Cristo non è un uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andò lasciandoci un ricordo e un esempio meravigliosi. No: Cristo vive. Gesù è l'Emanuele, Dio con noi. La sua Risurrezione ci rivela che Dio non abbandona mai i suoi»[1].

I DUE DISCEPOLI di Emmaus non riconobbero subito la luce della risurrezione. In mezzo alle tenebre hanno preferito andare nel luogo in cui si sentivano al sicuro: la propria patria. Hanno scelto di riporre la loro speranza in ciò che già conoscevano: la loro casa, il loro lavoro, i loro progetti personali... Tutto ciò che avevano abbandonato per seguire Gesù. Ma ora che colui che dava senso a quella dedizione è apparentemente scomparso, pensano che l'unica cosa che resta sia tornare alla vita di prima.

Quei discepoli, rimettendo i loro sogni nel recupero della vita passata, non riescono ad aprirsi alla vera speranza. Sulla strada verso Emmaus pur avendo una meta chiara, si sentivano persi dentro. Hanno sentito che alcune donne non hanno più trovato il corpo di Gesù e che alcuni angeli hanno loro detto che è vivo, ma non ci credono. Neppure la conferma che anche altri discepoli lo hanno visto fa cambiare i loro programmi (cfr. Lc 24, 22-24). Per questo, mentre si allontanano da Gerusalemme e incontrano Gesù, «i loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Lc 24, 16). L’evangelista fa notare che, alla domanda di Gesù riguardo ciò di cui stavano parlando, i due «si fermarono, col volto triste» (Lc 24, 17).

Lo stato d’animo dei due discepoli è lo stesso di che cede alla tentazione di abbandonare il cammino intrapreso. All’inizio questa nuova direzione «ci ipnotizza con l’attrattiva che queste cose suscitano in noi, cose belle ma illusorie, che non possono mantenere quanto promettono, e così ci lasciano alla fine con un senso di vuoto e di tristezza. Quel senso di vuoto e di tristezza è un segnale che abbiamo preso una strada che non era giusta, che ci ha disorientato»[2]. Diversamente, accanto al Signore possiamo illuminare il presente, con i suoi segni di vita e di morte, per inserirlo nel nostro progetto iniziale. La situazione di vuoto e di oscurità non è quella definitiva, e neppure è una buona bussola nei momenti di disorientamento. Abbiamo sempre l’opportunità di ricominciare, di riconoscere Gesù risorto che ci viene incontro nel nostro cammino e che ci dà la vera speranza: tutto si può recuperare se si pone di nuovo attenzione al suo invito ad ascoltarlo e a seguirlo. La nostra vita non è perduta se viviamo vicino a Lui. «Solo il Signore può darci la conferma di quanto valiamo. Ce lo dice ogni giorno dalla croce: è morto per noi, per mostrarci quanto siamo preziosi ai suoi occhi. Non c’è ostacolo o fallimento che possano impedire il suo tenero abbraccio»[3].


Gesù comprende la tristezza dei due discepoli. Comprende quanto è grande il motivo della loro disillusione: «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24, 21). Il Signore «ne comprende il dolore, entra nel loro cuore, comunica loro qualcosa della vita che palpita in Lui»[4]. Comincia a spiegare loro il vero significato delle Scritture e perché il Messia doveva patire quelle sofferenze. A ogni parola che Gesù pronuncia, i due uomini vanno recuperando la gioia che avevano sperimentato nella loro vita di discepoli, ma non riconoscono ancora il Signore. Soltanto quando lo vedono sedersi con loro, spezzare e condividere il pane si renderanno conto che era lo stesso Cristo risorto (cfr. Lc 24, 31).

I due discepoli andavano a Emmaus per riprendere la vita di prima. Ma non furono le vecchie sicurezze che riportarono loro la speranza, quanto l’incontro con Gesù: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32). Anche noi, quando ascoltiamo le sue parole nel Vangelo o quando vediamo la sua presenza nell’Eucaristia, possiamo ritornare a sperimentare la gioia di camminare accanto a Lui. Una vita di sincera preghiera e di frequenza ai sacramenti permette di orientare nuovamente il corso della nostra esistenza, perché proprio lì possono confluire, nuovamente e serenamente ed essere rinnovati dalla grazia, l’intelligenza, la volontà e i sentimenti. Dio non è estraneo alla nostra vita. Anche quando attraversiamo momenti di disorientamento, Egli si fa presente e ci offre un significato più profondo del nostro cammino. Se cerchiamo rifugio nel calore di Gesù risorto, vediamo rinascere più forte la nostra vocazione e missione di discepoli.

Anche la Vergine Maria sperimentò una oscurità simile a quella dei viandanti che si recavano a Emmaus. Nessuno avrà sofferto come Lei per la morte di Gesù. Ma la sua fiducia in Dio le fece vivere l’assenza dei Figlio con speranza, fondando la sua sicurezza nella vittoria finale di Cristo sulla morte: seppe completare, anticipandoli, i momenti della Passione con i frutti della Risurrezione. «Non ammettere lo scoraggiamento nel tuo apostolato. Non sei fallito, come neppure Cristo è fallito sulla Croce. Coraggio!... Continua ad andare controcorrente, protetto dal Cuore Materno e Purissimo della Madonna: Sancta Maria, refugium nostrum et virtus!, sei il mio rifugio e la mia forza»[5].


[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 102.

[2] Francesco, Udienza generale, 5 ottobre 2022.

[3] Ibidem.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 105.

[5] San Josemaría, Vía Crucis, XIII stazione, n. 3.