Meditazioni: Domenica della 11a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nella domenica della 11a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: ricordare la gioia dell’incontro con Dio; operai della messe; annunziare il Vangelo a chi ci sta accanto.

- Ricordare la gioia dell’incontro con Dio

- Operai della messe

- Annunziare il Vangelo a chi ci sta accanto


Ricordare la gioia dell'incontro con Dio

Gli israeliti sono stanchi di restare accampati davanti al Sinai. Mosè inizia la salita della montagna per parlare con Dio. Il Signore che è stato testimone dei dubbi e delle difficoltà di Israele durante la fuga dall’Egitto, gli conferma l’alleanza stabilita con il suo popolo: «Voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa». E come segno della predilezione che ha per loro, ricorda ciò che hanno appena vissuto: «Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me» (Ex 19, 4-6).

Guardando indietro nella nostra vita, possiamo ricordare alcuni momenti nei quali abbiamo vissuto in modo speciale la presenza di Dio; occasioni nelle quali la sua vicinanza si è fatta più evidente e che forse ci ha colmato di una impareggiabile gioia. Quei ricordi, magari, sono in contrasto con situazioni recenti o anche del momento. Come il popolo di Israele, anche noi attraversiamo momenti di deserto: fatti che ci hanno stancato o contrarietà che ci hanno tolto la speranza. Dio che conosce queste difficoltà ci invita a volgere il nostro sguardo alla sua azione di salvezza, avendo fiducia nei tanti miracoli che ha già fatto per noi, liberandoci, come ha fatto con Israele, dalle nostre schiavitù. «Ci chiede, cioè, di rivivere quel momento, quella situazione, quell’esperienza in cui abbiamo incontrato il Signore, abbiamo sperimentato il suo amore e abbiamo ricevuto uno sguardo nuovo e luminoso su noi stessi, sulla realtà, sul mistero della vita» [1]. 

Come il popolo eletto, abbiamo bisogno di alimentare la nostra speranza con la memoria e il ricordo delle cose che Gesù ha fatto nella nostra anima. «Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell’incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina» [2].

Operai della messe

Gesù è venuto sulla terra per salvare tutti. Per questo non può evitare di commuoversi quando vede qualcuno stanco o abbandonato, senza nessuno cui ricorrere. Al Signore piace incontrare ognuno di quelli che lo cercano e che, allo stesso tempo però, sperimentano i limiti della natura umana: nel tempo che ha passato sulla terra, per quanto Gesù potesse operare prodigi come essere in due posti diversi oppure spostarsi in pochi secondi da un luogo a un altro, vediamo però che preferisce l’aiuto di altri pastori che, come lui, hanno il desiderio di custodire le pecore che sono disperse per il mondo. Per questo, dirigendosi ai suoi discepoli, dice: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 37-38).

Il Signore conta su ciascuno di noi per saziare la sete di Dio delle anime, per annunciare la Buona Novella della salvezza. E, in questa missione ci chiede di avere uno sguardo pieno di compassione, come quello di Gesù: uno sguardo che non esclude nessuno e che porta a impegnarsi con coraggio e senza riserve. Ogni giorno possiamo trasmettere il Vangelo agli altri, prima di tutto con la nostra vita autentica, piena di gioia, di interessi, di carità che accoglie il prossimo così come è.

«Strazia il cuore il grido — sempre attuale! — del Figlio di Dio, che si lamenta perché la messe è molta e gli operai sono pochi. — Questo grido è uscito dalla bocca di Cristo, perché anche tu possa ascoltarlo: come gli hai risposto fino a ora? preghi, almeno ogni giorno, per questa intenzione?» [3].

Annunziare il Vangelo a chi ci sta accanto

Cristo, inviando gli apostoli a proclamare la venuta del Regno dei Cieli e a operare guarigioni, disse loro: « «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele» (Mt 10, 5-6). Certo, questo non voleva significare che soltanto i giudei potessero accogliere la Buona Novella. Più avanti Gesù predicherà in Samaria e i gentili riceveranno la fede. Ma il Signore ha voluto che, prima degli altri, l’annuncio della salvezza arrivasse al suo popolo in virtù dell’alleanza che aveva stabilito. In tal modo, il rinnovato Israele sarebbe stato il germe del nuovo popolo di Dio.

Cristo chiama anche noi ad annunciare il vangelo prima di tutti a chi ci sta più vicino: la nostra famiglia, i nostri amici e colleghi di lavoro … Dio vuole che ci santifichiamo e ci salviamo «non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità» [4]. 

Viviamo, quindi, secondo il Vangelo quando facciamo in modo che le persone che ci accompagnano nella nostra vita hanno l’opportunità di conoscere la gioia del messaggio cristiano. «Nessuno si salva da solo, come individuo isolato, ma Dio ci attrae tenendo conto della complessa trama di relazioni interpersonali che si stabiliscono nella comunità umana» [5].

Le mamme hanno un posto speciale nella famiglia. Non hanno mai dubbi nel fare quanto necessario per il bene dei figli. La Chiesa è un popolo che ha pure una madre: Maria. Ella ci aiuterà a vivere senza calcoli la nostra missione di apostoli, sapendo testimoniare con la nostra stessa vita la gioia del Vangelo.

[1] Francesco, Omelia, 8-IV-2023.

[2] Ibidem.

[3] San Josemaría, Forgia, n. 906.

[4] Conc. Ecum. Vat. II, Const. dogm. Lumen gentium, sulla Chiesa, n. 9.

[5] Francesco, Gaudete et Exsultate, n. 6.