Meditazioni: 25 aprile, San Marco

Riflessioni per meditare nella festa di San Marco. I temi proposti sono: Un Vangelo ricco di dettagli; Marco, l’amico di Paolo; Lasciare la sicurezza della riva.

- Un Vangelo ricco di dettagli

- Marco, l’amico di Paolo

- Lasciare la sicurezza della riva


San Marco è stato uno stretto collaboratore di san Pietro a Roma. L’aiutò a tal punto che in una delle sue lettere l’apostolo lo considera come un proprio figlio (cfr. 1 Pt 5, 13). Marco, dopo aver accompagnato Pietro durante la predicazione, «mise per iscritto il suo Vangelo a richiesta dei fratelli che vivevano a Roma, sulla base di quello che gli aveva sentito predicare. E lo stesso Pietro, avendolo ascoltato, lo approvò con la sua autorità perché fosse letto nella Chiesa»[1].

Nel suo Vangelo Marco non trascrive alcuni dei grandi discorsi di Gesù; invece è particolarmente espressivo nella narrazione dei momenti della sua vita trascorsi accanto ai suoi discepoli. Si sofferma a descrivere il clima dei luoghi, contempla i gesti del Signore, racconta le reazioni spontanee degli apostoli... In definitiva, permette di scoprire l’incanto della figura di Gesù, che tanto attraeva i Dodici e i primi cristiani.

San Josemaría, nei suoi primi anni da sacerdote, aveva l’abitudine di regalare copie del Vangelo. E spiegava che è necessario avere, come san Marco, la vita di Gesù «ben presente nella mente e nel cuore in modo che, senza più bisogno di libri, chiudendo gli occhi, possiamo contemplarla come in un film»[2]. La ricchezza di dettagli con cui è scritto il primo Vangelo ci rende più facile addentrarci nel cammino terreno di Gesù. Se a questo aggiungiamo la nostra immaginazione, potremo rivivere alcune scene della sua vita ed avere così, un po’ per volta, ben sviluppati gli stessi sentimenti di Cristo (cfr. Fil 2, 5).


Prima di trasferirsi a Roma san Marco era stato uno dei primi cristiani di Gerusalemme. Era cugino di Barnaba, che lo invitò a diffondere il Vangelo. Entrambi si imbarcarono insieme a Paolo nel suo primo viaggio apostolico (cfr. At 13, 5-13), però non tutto si svolse come speravano. Quando arrivarono a Cipro, Marco non se la sentì di proseguire e ritornò a Gerusalemme. Questo, a quanto pare, dispiacque a Paolo; infatti, quando progettarono un secondo viaggio e Barnaba voleva che Marco li accompagnasse un’altra volta, Paolo si oppose. La spedizione, quindi, si divise e Paolo e Barnaba si separarono.

Alcuni anni dopo, quando Marco andò a finire a Roma, s’incontrò nuovamente con Paolo e lo vediamo collaborare con lui nell’annuncio del Vangelo. Colui dal quale una volta non aveva voluto farsi accompagnare nel suo viaggio, san Marco, ora lo colma di una profonda consolazione. Infatti, quando dovette partire, Paolo scriverà a Timoteo: «Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero» (2 Tm 4, 11). I problemi che avevano avuto a Cipro erano ormai dimenticati. Paolo e Marco sono amici e lavorano insieme alla cosa più importante: diffondere la buona notizia di Cristo.

Non c’è da stupirsi che nella vita quotidiana ogni tanto possano insorgere dei contrasti con le persone che ci stanno vicine, come è successo a Paolo con Marco, e anche con quelli che collaborano con noi nel compito di portare Cristo alle genti. Possono insorgere quando constatiamo le differenze al momento di mettere a fuoco una determinata questione, a causa di certi tratti del carattere che ci può sembrare complicato intendere, o per tanti altri motivi. La stanchezza personale può accentuare questi attriti. Tuttavia l’importante non sono queste differenze, che ci saranno sempre, ma l’essere capaci di considerarle una ricchezza. In tal modo, come Paolo, saremo in gradi di apprezzare tutti coloro che ci stanno attorno, sapendo che è più quello che ci unisce che non quello che ci separa. Come diceva san Josemaría, «dovete praticare anche, costantemente, una fraternità che sia al di sopra di ogni simpatia o antipatia naturale, amandovi gli uni gli altri come veri fratelli, con un buon rapporto reciproco e la comprensione propri di quelli che formano una famiglia ben unita»[3].


San Marco chiude il suo racconto con l’invito di Gesù agli apostoli di diffondere la sua parola: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15). L’evangelista non si limitò esclusivamente a riportare questo mandato, ma cercò anche di attuarlo. Può darsi che quando fece il viaggio a Cipro non si sia messo in luce per la sua audacia, ma quella prima delusione non lo frenò. Più tardi finirà col lanciarsi in altre avventure, lasciandosi alle spalle la sua terra natale.

«La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri»[4]. San Marco fece questa stessa esperienza. In un primo momento provò le vertigini quando si allontanò dalla tranquillità e dalle realtà che conosceva; ma poi seppe lasciare la riva sicura per trasmettere dappertutto la gioia di vivere insieme a Gesù. Inoltre con il suo Vangelo ha contribuito a far sì che le successive generazioni di cristiani potessero conoscere fin nei dettagli la figura del Signore.

Nella vita di Maria si produsse un’esperienza simile. Anche lei provò un timore iniziale quando l’angelo Gabriele si presentò nella sua casa e le rivolse quel misterioso saluto: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1, 28). Questo incontro la farà allontanare dalla sicurezza di Nazaret per fare visita a Elisabetta e, in seguito, dare alla luce suo Figlio a Betlemme. Alcuni anni dopo lascerà ancora una volta la sua terra per seguire da vicino Gesù durante la predicazione. E anche se in un primo momento forse le era costato abbandonare la sua casa, poi provò, come san Marco, la gioia di vivere insieme a Gesù e di trasmettere il suo Vangelo a tutti gli uomini.


[1] San Geronimo, De Script. eccl.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 107.

[3] San Josemaría, Lettera 30, n. 28.

[4] V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-americano e del Caribe, Documento de Aparecida, 29-VI-2007, p. 360. Citato da Papa Francesco in Evangelii Gaudium, n. 10.