Margaret Ogola: una vita spesa a favore dell'Africa

Pochi giorni fa, a fine settembre, è morta Margaret Ogola, una donna illustre del Kenya, un medico che si è speso per il benessere dei malati di AIDS e il rafforzamento della famiglia africana.

Aveva lavorato alla Strathmore University e faceva parte dell’Opus Dei. Fu una delle personalità che, in occasione della canonizzazione di san Josemaria Escrivà, diede vita a Roma, nel 2002, ad Harambee Africa International Onlus.

Molte persone, tra cui un'intera generazione di studenti del Kenya, l'hanno conosciuta attraverso i suoi libri, il più famoso Il Fiume e la Sorgente, che ha vinto nel 1995 il Premio Writer Commonwealth per il miglior libro nella regione africana, e il Premio Jomo Kenyatta nello stesso anno. In Italia è stato tradotto dalle Edizioni San Paolo nel 1997.

La dottoressa Ogola ha combattuto il cancro per molti anni e ha dedicato gran parte della sua vita professionale ai poveri, specialmente a malati di AIDS. Dal 1994 è stata il Direttore Medico dell'Hospice del Cottolengo per l'AIDS e degli orfani di HIV, nel 2004-2005 ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione della Clinica HIV/AIDS SOS, che cura le donne, uomini e bambini nei bassifondi di Nairobi.

Allo stesso tempo era moglie e madre di cinque figli e di due orfani della sua famiglia allargata. Come ha detto poi: "Così, anche se sono oltre l'età fertile la mia famiglia continua a crescere! E questa è la storia di tutti in Kenya oggi - si hanno orfani di cui ci si prende cura perché non hanno nessun altro a cui rivolgersi".

Ha continuato a scrivere durante le notti insonni ("Sono una povera dormigliona" diceva) provocate, senza dubbio, delle sfide pressanti del suo lavoro e da una mente ricca di obiettivi ambiziosi per migliorare la vita in Kenya.

Nella comunità internazionale Margaret Ogola si è distinta come un campione della dignità umana, che lei vedeva come appartenente nella stessa misura ad ogni uomo, donna e bambino - compreso il nascituro.

Alla quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne tenutasi a Pechino nel 1995 così sosteneva la necessità del ruolo della donna: 

"La donna è il cuore della famiglia, e la famiglia è la pietra angolare della società, quindi è giusto che ci troviamo qui a Pechino per la conferenza delle donne del Quarto Mondo a indagare modi nuovi per migliorare il suo benessere, i suoi talenti naturali e doni. 

La donna è un concentrato di creatività, sviluppo e pace. La cooperazione tra uomini e donne è pertanto necessaria perché una donna porta una complementarità uguale e potente per la comune condizione umana. Alle donne è stato affidata la capacità di trasmettere la vita che è il dono più prezioso che un corpo può dare o ricevere. Senza vita nessun altro bene è possibile".

Ha attaccato i dogmi intoccabili di organizzazioni internazionali per lo sviluppo, insistendo sulla "disponibilità di metodi economici e sicuri di distanziamento delle nascite, come la pianificazione familiare naturale", esprimendo il suo dolore nel comprovare una sorta di "complotto per tenere le donne al buio, in particolare la donna africana, per quanto riguarda i numerosi effetti collaterali pericolosi dei contraccettivi ", e chiedendo il riconoscimento del "ruolo insostituibile dei genitori e della famiglia nell'educazione e nella formazione dei bambini in materia di sessualità".

Pur riconoscendo che il crollo della morale sessuale era fondamentalmente la colpa dell'epidemia di AIDS, era piena di compassione per chi soffre in un modo o nell'altro la malattia e insisteva che la povertà era la causa della sua diffusione tra le donne. Come aveva dichiarato:

"La ragione principale di ciò è la povertà e il ruolo svantaggiato delle donne. Pertanto i programmi di prevenzione dovrebbero avere le donne al centro, non solo per aiutarle a dire "no", ma anche per avere alternative quando dicono "no".Questo significa attenzione alla povertà nel nostro paese che è estremamente grave, con circa il 57 per cento dei keniani che vive con meno di un dollaro al giorno. La maggior parte dei poveri sono donne, e soprattutto donne giovani, perché socialmente non sono considerate uguali agli uomini e quindi hanno minore accesso all'istruzione e alle risorse ad ogni livello. La loro situazione deve essere affrontata in modo olistico e integrato, in modo da non solo promuovere i valori della famiglia, ma anche dare loro la possibilità di fare una vita diversa dal commercio sessuale, che conduce le ragazze alla povertà assoluta".

A sostenere la dottoressa Ogola nel suo lavoro incessante per i suoi compatrioti keniani era la sua fede cattolica. Il giornalista John Allen l'aveva intervistata diversi anni fa e aveva capito che una donna del genere doveva la sua sorprendente "pace e il suo ardore" in mezzo a così tanti impegni proprio alla sua vita cristiana.

Ad essa doveva anche, senza dubbio, il suo incontenibile ottimismo sull’Africa e le sue famiglie. In una intervista del 2005 diceva: 

"Sì, sono molto fiduciosa. Forse c'è qualche problema con il mio cervello! Una volta qualcuno mi ha attaccato perché il mio libro era tanto pieno di speranza, e io non me n'ero resa conto. Considerando tutto quello che è successo negli ultimi 10 anni, e la consapevolezza che esiste nel mondo ora circa la situazione dell'Africa e l'impatto dell'HIV / AIDS, e la buona volontà ed i fondi che stanno cominciando a venire a mettere le cose a posto, non solo a distribuire preservativi, ma a offrire assistenza e sostegno, dare assistenza ai bambini affamati, fornire gli indumenti in modo che possano almeno andare a scuola in modo decente e sembrare come gli altri bambini - tutte queste cose stanno cominciando ad accadere. E quando tutti sono interessati, l'ingegno umano può sicuramente sconfiggere qualsiasi virus. Noi sconfiggeremo questo proprio come abbiamo sconfitto il vaiolo e la poliomielite e tutti gli altri.  

Quindi ripeto, io sono piena di speranza. Buone cose stanno per accadere nel continente africano. Abbiamo buona gente e un continente molto bello e molto ricco che è completamente intatto".