L’Opus Dei e i giovani: il lavoro di san Raffaele

Il lavoro apostolico di san Raffaele è l’insieme di attività di formazione cristiana che i fedeli dell’Opus Dei, senza alcuna forma di associazione o di organizzazione particolare, realizzano con i giovani. Come ogni attività di formazione cristiana nell’Opus Dei anche il lavoro apostolico di san Raffaele è diviso tra ragazze e ragazzi.

Nel 1932, nel corso di un ritiro spirituale, san Josemaría ebbe l’ispirazione divina di invocare per la prima volta i patroni dei diversi campi di apostolato che compongono l’Opus Dei: gli Arcangeli san Michele, san Gabriele e san Raffaele; e gli Apostoli san Pietro, san Paolo e san Giovanni. Sotto il patrocinio di san Raffaele e di san Giovanni è inquadrato il lavoro o opera di san Raffaele, nome con il quale viene denominato l’apostolato che, senza costituire nessuna associazione o altra forma di organizzazione, i fedeli dell’Opus Dei realizzano con i giovani[1].

L’attività pastorale che l’Opus Dei svolge al servizio della Chiesa può essere sintetizzata nell’insegnare, a chiunque, che tutti i momenti e le circostanze della vita possono diventare occasione di amore a Dio, e di servizio gioioso e semplice per gli altri. Per quanto l’Opus Dei e i suoi apostolati siano rivolti a tutti, il lavoro con i giovani, speranza della Chiesa, sarà sempre una priorità[2]. Per questo, quando si inizia il lavoro apostolico in un nuovo luogo, si comincia con l’opera di san Raffaele, e tutti i fedeli della prelatura di quel luogo, ciascuno secondo le proprie possibilità, collaborano a questa attività con il loro tempo e le proprie iniziative.

L’obiettivo essenziale ed immediato del lavoro apostolico di san Raffaele nell’Opus Dei è quello di offrire formazione cristiana e umana sia a universitari e studenti delle scuole secondarie, che a giovani di diverse professioni e condizioni sociali. In maniera pratica, adeguata alle circostanze personali di ognuno, si aiuta a crescere nella ricchezza della fede e nelle conseguenze connesse a una vita conforme al Vangelo e alle promesse battesimali. In definitiva, si tratta di accompagnare i giovani in modo che sviluppino le loro capacità umane e spirituali e le mettano al servizio di Dio e degli altri: formare figli fedeli della Chiesa, cittadini esemplari, cristiani liberi e coerenti con la loro vita professionale, familiare e sociale.

«La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione (…) Nella vita di ciascun fedele laico ci sono poi momenti particolarmente significativi e decisivi per discernere la chiamata di Dio e per accogliere la missione da Lui affidata: tra questi ci sono i momenti dell'adolescenza e della giovinezza»[3]. Il lavoro apostolico di san Raffaele è pensato per aiutare i giovani ad avere un incontro personale con Gesù e, di conseguenza, che ciascuno scopra nuovi orizzonti nella propria vita e risponda alla propria chiamata nella Chiesa[4]. Questa soprannaturale azione di formazione è impregnata del rispetto della libertà, proprio dello spirito dell’Opus Dei, e punta a risvegliare nei giovani l’ideale di un impegno cristiano vivo e pieno. «Un'educazione vera ha bisogno di risvegliare il coraggio delle decisioni definitive, che oggi vengono considerate un vincolo che mortifica la nostra libertà, ma in realtà sono indispensabili per crescere e raggiungere qualcosa di grande nella vita, in particolare per far maturare l'amore in tutta la sua bellezza: quindi per dare consistenza e significato alla stessa libertà»[5].

La profonda formazione spirituale ed umana che ricevono, mette molte persone giovani – con età e maturità sufficienti per sapere bene quello che fanno – in condizione di conoscere, prepararsi e corrispondere alla loro vocazione cristiana, in piena libertà, gioia e responsabilità. Logicamente, la gran parte di coloro che partecipano ai mezzi di formazione cristiana dell’Opus Dei, nel futuro, saranno mariti, mogli, genitori. Come san Josemaría ha sempre sottolineato, a tutti viene insegnato che il matrimonio è autentica vocazione divina, per servire il Signore cercando di fare della famiglia un focolare cristiano, luminoso e lieto. Se lo desiderano, più avanti potranno partecipare al lavoro apostolico di san Gabriele, dedicato alle persone sposate. Altri sentono che Dio li chiama all’Opus Dei vivendo il dono del celibato apostolico, scelta d’amore che porta a donarsi al Signore con tutto il cuore. Per questo, il lavoro di san Raffaele vuol essere il mezzo ordinario per prepararsi a ricevere la chiamata divina all’Opus Dei come numerari o aggregati. E con la grazia di Dio non mancano certo giovani che vengono orientati al sacerdozio, alla vita religiosa, o ad altri cammini di santità laicale all’interno della Chiesa, se una di queste è la loro vocazione.

1. Centri di San Raffaele: ambiente

San Josemaría ha disposto che nei centri di san Raffaele si incorniciassero le parole del Signore sul comandamento nuovo[6], come promemoria dell’ambiente di carità, di fraternità umana e soprannaturale, che deve presiedere tutto il lavoro che vi si realizza. Il clima di affetto, di allegria e di confidenza – di famiglia cristiana – che vi si respira, rende più facile a chi frequenta il centro di san Raffaele sentirsi a casa sua, imparare i dettagli di servizio agli altri, e collaborare con piccoli incarichi materiali, come l’ordine della libreria, l’organizzazione della merenda, l’apertura e la chiusura delle serrande, etcetera etcetera.

Con i diversi mezzi di formazione cristiana, ai giovani si insegna che, come Gesù, perfectus Deus, perfectus homo (perfetto Dio, perfetto Uomo), per arrivare alla santità devono essere molto umani. Essere buoni figli di Dio vuol dire essere bravi studenti, bravi professionisti, buoni figli, buoni fratelli, buoni amici. Con esempi pratici, viene spiegata la maniera di esercitarsi nelle varie virtù del cristiano, che non è cosa diversa dall’identificarsi con i sentimenti di Gesù[7]: spirito di servizio, generosità, amabilità nella relazione, gioia, fortezza, temperanza, sincerità, etcetera. In particolare, viene ricordato frequentemente il valore umano e soprannaturale dello studio– che è un obbligo grave[8] –, e che, nel compimento dei loro doveri, devono esercitare la giustizia e la carità. Si raccomanda, anche, la responsabilità di acquisire una solida formazione professionale, con l’aspirazione di servire sempre meglio la società. Come risultato dello spirito di santificazione attraverso il lavoro ordinario, nei centri di san Raffaele si crea un ambiente di laboriosità e di buon uso del tempo.

Assieme alle virtù umane, si aiuta a riscoprire e a crescere nell’amicizia con Gesù nel bel mezzo delle attività di ogni giorno. In tal senso, una delle prime cose che si insegnano è che la vita cristiana richiede una solida formazione dottrinale che inizia con lo studio – o il ripasso – del Catechismo della Chiesa Cattolica. Allo stesso modo, sin dall’inizio, si spiega che «la vocazione cristiana, per sua stessa natura, è anche vocazione all’apostolato»[9]. Quindi, il vero progresso nella vita spirituale – che si riassume nella crescita della virtù della carità - si manifesta in un intenso apostolato con i parenti, amici e compagni: pregare per chi ci è accanto, interessarsi della situazione cristiana e umana, e cercare di avvicinarli a Dio con la massima delicatezza.

In definitiva, ci si impegna a trasmettere a tutti coloro che frequentano i centri dell’Opus Dei un profondo senso dell’amore cristiano così che, in maniera naturale, cresca il desiderio concreto di fare apostolato. «Vivi la tua vita ordinaria, lavora dove già sei, adempi i doveri del tuo stato, e compi fino in fondo gli obblighi corrispondenti alla tua professione o al tuo mestiere, maturando, migliorando ogni giorno. Sii leale, comprensivo con gli altri, esigente verso te stesso. Sii mortificato e allegro. Sarà questo il tuo apostolato. E senza che tu ne comprenda il perché, data la tua pochezza, le persone del tuo ambiente ti cercheranno e converseranno con te in modo naturale, semplice — all'uscita dal lavoro, in una riunione di famiglia, nell'autobus, passeggiando, o non importa dove —: parlerete delle inquietudini che si trovano nel cuore di tutti, anche se a volte alcuni non vogliono rendersene conto. Le capiranno meglio quando cominceranno a cercare Dio davvero»[10].

2. Direzione spirituale

La direzione spirituale è sorta nella Chiesa, come mezzo tradizionale per accompagnare e orientare il cristiano[11]. «Conoscete a menadito gli obblighi del vostro cammino di cristiani, che vi condurranno senza sosta e con calma alla santità; siete anche premuniti contro le difficoltà, contro tutte le difficoltà, che si intuiscono fin dai primi passi della strada. Adesso insisto sull'esigenza di farvi aiutare, guidare, da un direttore di coscienza al quale confidare tutte le vostre sante aspirazioni e i problemi quotidiani che riguardano la vostra vita interiore, le sconfitte che potete incontrare e le vittorie»[12].

Nell’Opus Dei c’è una grande esperienza dell’efficacia della direzione spirituale che viene data dai sacerdoti e dai laici. Costituisce un impegno di sostegno umano e spirituale affinchè molti, con l’aiuto della grazia, incontrino Cristo, nel generoso esercizio della libertà e delle responsabilità personali. Ordinariamente, la direzione spirituale viene svolta nei centri di san Raffaele, però può essere anche svolta in una chiesa, in una cappellania universitaria, in una scuola promossa da amici e fedeli della Prelatura, etcetera. Naturalmente, nel proporre la convenienza della direzione spirituale viene sempre rispettata la libertà delle coscienze: viene offerto questo sostegno, efficace per la vita interiore, a chi liberamente lo desidera, senza imporlo a nessuno. Nei posti dove il suo grande valore non è conosciuto, si spiega in maniera adeguata, in modo che si capisca la sua importanza e la sua utilità.

«Non bisogna impostare la direzione spirituale dedicandosi a fabbricare delle creature prive del proprio giudizio e che si limitano a eseguire materialmente ciò che un altro dice loro; la direzione spirituale invece deve tendere a formare persone di criterio. E il criterio implica maturità, fermezza nelle proprie convinzioni, sufficiente conoscenza della dottrina, delicatezza di spirito, educazione della volontà» [13]. Coloro che cercano accompagnamento spirituale ricevono sollievo per la loro vita cristiana. Vengono sostenuti per acquistare una pietà profonda, basata sullo spirito della filiazione divina, orientata a conoscere e amare Gesù e, con Lui e in Lui, il Padre e lo Spirito Santo. Sono incoraggiati a coltivare il ricorso fiducioso alla Santissima Vergine, l’amore alla Chiesa, la venerazione e l’affetto al Papa e ai Vescovi. Vengono orientati a frequentare i sacramenti e a cominciare e ricominciare nella loro lotta con gioia, umiltà e fiducia nella grazia.

In particolare, si parla della santificazione della vita quotidiana; del come trasformare il lavoro in preghiera e compiere, con spirito cristiano, gli obblighi di giustizia e carità, specialmente verso i più bisognosi. Si discute di tutto ciò che può favorire la trasparenza del cuore, come la santa purezza, presupposto per raggiungere l’intimità con Gesù[14]. In questo modo, si rafforza anche la propria personalità. Si spinge a imitare la fedeltà di Cristo al Padre, con coerenza, essendo sempre la stessa persona in casa, nel lavoro, nel rapporto con gli amici, nel divertimento e nel riposo, senza lasciarsi plasmare dall’ambiente circostante. I giovani ricevono aiuto per restare uniti alla Croce del Signore, specialmente nei dettagli di servizio e nella cura delle cose – piccole e grandi – che rendono gradevole il rapporto con gli altri. In sintesi, si aiuta a vivere in modo coerente e consequenziale alla fede, che è la via per essere felici sulla terra e poi in Cielo.

3. Amicizia umana e soprannaturale

«L'apostolato principale che noi cristiani dobbiamo svolgere nel mondo, la migliore testimonianza di fede, è contribuire a far sì che all'interno della Chiesa si respiri il clima della carità autentica»[15]. Questa carità che imbeve tutta la formazione cristiana che si dà nei centri di san Raffaele, viene vissuta con l’amicizia umana e soprannaturale. «Affinché questo nostro mondo proceda in un alveo cristiano — l'unico che valga la pena —, dobbiamo vivere un'amicizia leale verso gli uomini, basata previamente su un'amicizia leale verso Dio»[16].

Come ha fatto sempre san Josemaría, si deve imparare ad ascoltare, comprendere, scusare e incoraggiare con l’esempio e con un’esigenza piena d’affetto e di pazienza. Formare non può essere ridotto a dare lezioni; insegnare e imparare devono andare insieme al desiderio di servirsi reciprocamente con gioia. L’impegno soprannaturale e umano per la crescita spirituale dei giovani impone di affrontarlo con sollecitudine e delicatezza, affinché crescano progressivamente nel rapporto con Gesù. Con la grazia di Dio e con un'amicizia profonda e sincera, i giovani che partecipano ai mezzi di formazione cristiana dell’Opus Dei, a poco a poco, si avvicinano al Signore e vengono contagiati dal fuoco del suo amore.

L’amicizia, oltre che dei mezzi soprannaturali, esige tempo e generosità. «Quando ti parlo di «apostolato di amicizia», intendo l’amicizia «personale», abnegata, sincera: a tu per tu, da cuore a cuore»[17]. Presuppone apertura di mente e di cuore e anche uno «sforzo cordiale per comprendere le convinzioni dei nostri amici, anche se non giungiamo a condividerle, né ad accettarle»[18]. Logicamente, l’apostolato potrà anche consistere nell’invitare a partecipare agli incontri di formazione cristiana, ma questo non sarà niente di più di una manifestazione di qualcosa di molto più profondo e importante che il fatto di partecipare ad una certa attività.

San Josemaría diceva che bisognava dedicare ad ogni anima tutto il tempo necessario, e come esempio dava la pazienza dei monaci medioevali nel miniare, lettera dopo lettera, un codice. La loro crescita viene favorita accompagnando ognuno senza strappi, con tutta la comprensione, senza forzare; vedendo per prima cosa sempre il lato positivo della persona. E quando qualcuno non risponde o sembra addirittura che retroceda, è indispensabile avere ancora più pazienza, aiutarlo con la preghiera e con il rapporto personale: così si dimostra anche la rettitudine di intenzione di un'amicizia sincera.

M. Díez

Bibliografia di base: Catechismo della Chiesa Cattolica , nn. 1435, 2695.

Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici, 30-XII-1988, nn. 57-64.

San Josemaría, Cammino , nn. 56-80; 360-386; 902-928.

San Josemaría, Solco , nn. 727-768

Andrés Vázquez de Prada, Il Fondatore dell’ Opus Dei , libro I, Leonardo International, Milano 1999.

[1] Il ricorso a san Raffaele ha le sue radici nella Sacra Scrittura, quando racconta che il vecchio Tobi chiede all’Arcangelo san Raffaele di farsi carico di suo figlio Tobia, per «accompagnarlo e fargli da guida» (Tb 5, 10), in un lungo viaggio, nel corso del quale il giovane conoscerà i disegni di Dio sulla propria vita.

[2] Cfr. Concilio Vaticano II, Dichiarazione Gravissimum Educationis, n. 2.

[3] Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici, n. 58.

[4] «All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Benedetto XVI, Enciclica Deus caritas est, n. 1).

[5] Benedetto XVI, Discorso ai participanti alla IV Assemblea ecclesiale nazionale italiana, Verona, 19 0ttobre 2006.

[6] Mandatum novum do vobis: ut diligatis invicem, sicut dilexi vos, ut et vos diligatis invicem. In hoc cognoscent omnes quia discipuli mei estis, si dilectionem habueritis ad invicem: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).

[7] Cfr. Fil 2, 5 ss.

[8] Cfr. San Josemaría, Cammino , n. 334.

[9] Concilio Vaticano II, Decreto Apostolicam Actuositatem, n. 2; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 863.

[10] San Josemaría, Amici di Dio, n. 273.

[11] Ad esempio, cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica , nn. 1435, 2695.

[12] San Josemaría, Amici di Dio, n. 15; cfr. Cammino , nn. 59, 60, 62, 63.

[13] San Josemaría, Colloqui , n. 93.

[14] Cfr. Mt 5, 8; Catechismo della Chiesa Cattolica , n. 2336.

[15] San Josemaría, Amici di Dio, n. 226.

[16] San Josemaría, Forgia , n. 943.

[17] San Josemaría, Solco , n. 191.

[18] San Josemaría, Solco , n. 746.