L'Opera di Dio e i ragazzi di viale Nino Bixio

Il 9 gennaio ricorre un anniversario che sarà ricordato «in famiglia», in quella piccola grande famiglia che è l'Opus Dei: piccola perché nella enorme massa dell'umanità l'Opus Dei è un «pusillus grex», un minuscolo drappello, ma grande perché nel cuore dei membri di questa «famiglia» c’è spazio senza limiti per Dio e per gli uomini.

Nel 1902, centocinque anni fa, appunto, nasceva a Barbastro San Josemaría Escrivá, fondatore dell'Opus Dei. Questa data ha innescato nella memoria dì un prete della nostra città una serie di ricordi che ormai fanno parte della storia contemporanea di Verona. Quel prete, cinquant'anni fa - correvano gli anni 1955/56 - esercitava il suo ministero a Verona come insegnante in seminario, in una scuola statale e come vice parroco di un sobborgo, Porto San Pancrazio, che recava ancora le dolorose ferite della guerra. Quel prete, due anni prima, aveva incontrato l'Opus Dei a Roma, durante i suoi studi universitari alla facoltà di Scienze biologiche alla «Sapienza». Perché quel prete si trovasse a Roma e frequentasse l'università statale è presto detto. Era finito a Roma «per castigo». Era successo che alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, nel 1949, alcune sue composizioni accademiche per ricordare l'episcopato di monsignor Girolamo Cardinale, allora vescovo di Verona, vennero interpretate dal vescovo stesso molto negativamente, come sintomo dì un atteggiamento intellettuale distorto e pericoloso a tal punto che, seduta stante, prese la decisione di dimetterlo per sempre dal Seminario.

Fu certamente un fulmine a ciel sereno. L'unica persona che tentò di spendere una parola buona presso il vescovo fu il rettore di allora, monsignor Albrigi. Egli riuscì a ottenere dal vescovo di occuparsi direttamente del caso di quel seminarista sotto la sua personale responsabilità. Fu così che il seminarista finì a Roma iscritto alla facoltà di scienze dell'Università La Sapienza.

Umanamente parlando, la decisione del vescovo poteva apparire un inspiegabile abbaglio e in un certo senso lo era, ma da un punto di vista più alto, spirituale, si rivelò un provvidenziale intervento di Dio. E nel disegno di Dio c'era anche questo: quel prete doveva incontrare l'Opus Dei, incontro che fu determinante per la sua vita e per la vita di altri. Superate le difficoltà con il proprio vescovo, quel prete tornò a Verona ed entrò subito a pieno ritmo nel lavoro di ministero: ventiquattro ore settimanali di scuola e viceparroco nella parrocchia di San Pancrazio. Fu un anno stressante che terminò a giugno con un ricovero d'urgenza nel reparto delle malattie polmonari a Verona. Tuttavia, l’incontro con l'Opus Dei aveva aiutato quel prete a trasformare in un “lavoro di Dio” il suo lavoro sacerdotale, a essere cioè «Opus Dei». Gli veniva quindi spontaneo aiutare quanti lo avvicinavano a vedere il proprio lavoro quotidiano, lavoro manuale o lavoro intellettuale, come il luogo del proprio incontro con Dio e del servizio al prossimo.

Comunque, sei mesi di degenza nel reparto sanatoriale e altrettanti e più di convalescenza, congelarono l'attività al suo inizio. Fu necessario arrivare all'anno scolastico 1958-59 con la ripresa dell'insegnamento in seminario e al liceo Messedaglia perché si riallacciassero gli incontri, soprattutto con il mondo giovanile. Furono i ragazzi del liceo i primi beneficiari dei mezzi di formazione che l'Opus Dei offriva. Questo lavoro venne facilitato dal fatto che quel sacerdote si era nel frattempo trasferito con sua madre in un villino al n. 13 di viale Nino Bixio. Prese in affitto un piccolo appartamento al primo piano, un appartamento modesto ma dignitoso, con soggiorno, la cucina, due stanze e i servizi. Quel soggiorno divenne un punto di riferimento per i ragazzi. Ci si incontrava senza alcuna formalità, si ascoltava musica, si parlava della scuola, ma soprattutto si entrava con naturalezza in argomenti che riguardavano la vita cristiana e il modo di attuarla nelle circostanze della propria vita. Il momento forte, però, coincideva con il fine settimana: il sabato pomeriggio era dedicato al cosiddetto "Circolo di studio". Era un incontro nel quale, dopo un breve commento a un passo del Vangelo, veniva trattato un argomento di formazione o di ascetica cristiana: si parlava di sincerità, di amore per lo studio, di orazione, di apostolato, di ottimismo. Veniva poi offerto un breve esame di coscienza e si chiudeva con una preghiera.

A guidare i circoli di studio, cominciarono a venire da Milano ogni settimana un numerario dell’Opus Dei e un sacerdote, ospitati in viale Nino Bixio, dove la mamma del sacerdote li accudiva maternamente. Si poteva dire che con una mano amministrava l'ospitalità e con l'altra sgranava il rosario. Siccome poi non c'erano soldi per l'albergo, gli ospiti si accontentavano con molta serenità di un divano o di un tappeto. La domenica serviva per i contatti personali e per conoscere i genitori. I quali, vedendo migliorare il comportamento dei figli, rispondevano in genere positivamente. E fu proprio uno di loro a classificare gli studenti che partecipavano ai Circoli di studio come "i ragazzi di viale Nino Bixio". In due anni furono parecchi i ragazzi che assiduamente o saltuariamente partecipavano a questi incontri formativi.

Alcuni ricevettero dal signore la vocazione all'Opus Dei, e di essi alcuni divennero poi sacerdoti; la maggior parte divennero padri di famiglia e validi professionisti che portarono con loro un bagaglio di principi e di valori cristiani che restarono preziosi per la loro vita. Giunse poi il momento di offrire agli studenti anche un sussidio per la loro scelta professionale. Fu il dottor Umberto Farri, che veniva periodicamente da Milano, a proporre corsi di orientamento universitario. Verona non era ancora sede universitaria ed era importante offrire agli studenti criteri di scelta sia per i corsi dì laurea sia per le sedi universitarie con le loro caratteristiche peculiari. La cosa piacque ai presidi dei vari licei e fu sponsorizzata con entusiasmo dal presidente della Camera dì Commercio, l'ingegner G. Cesare Tosadori, che mise a disposizione la sede della Camera di Commercio e fece gli onori di casa ai vari cattedratici che venivano a parlare ai ragazzi.

A questo punto si vide necessario che il piccolo soggiorno di viale Nino Bixio cedesse il posto a una sede ampia e accogliente, per offrire ai ragazzi un luogo tranquillo per studiare e per formarsi. Con l'aiuto di persone amiche si aprì nell'ottobre dei 1961 il primo centro dell'Opus Dei a Verona del quale fu primo direttore il professor Cesare Cavalleri, assistente di statistica nella nascente facoltà dì economia, che sarebbe poi passato a Milano come direttore della rivista Studi Cattolici. Dal 1961 in poi si sono succeduti nel Centro, che prese il nome di "Residenza Universitaria Pontenavi", vari direttori e sacerdoti, come don Francesco Angelicchio, che fu responsabile del Centro Cattolico Cinematografico a Roma, e il dottor Antonio Pinzello, ufficiale di complemento dell'aeronautica e psichiatra della clinica Santa Giuliana; divenne poi sacerdote a Roma dove seguì i primi passi di quella che oggi è la Pontificia Università della Santa Croce.

Ma il lavoro del Centro Pontenavi non si limitò alla città di Verona, si diresse anche a tutto il Nord Est, dal quale vennero preziose vocazioni all'Opus Dei, come quella del professor Lucio Norbedo di Mestre, attualmente vicario regionale dell'Opus Dei per l'Italia. Insomma, si è potuto vedere in tutto questo l'avverarsi della parabola del Vangelo: il minuscolo granello di senape che cresce silenziosamente e diventa un albero grande.

Il villino di viale Nino Bìxio oggi non esiste più. È stato sostituito con palazzetti moderni che sembrano quasi seppellire un passato. Ma non è così. Passano le cose degli uomini, ma quello che ha fatto Dio rimane. Tra i ricordi dì quel tempo il prete del villino vorrebbe richiamare alla sua memoria, oltre a tanti volti più o meno noti, una persona speciale.

Toni Zweifel

Si chiamava Toni Zweifel; «si chiamava» perché ora è passato alla vita del cielo. Figlio dì padre svizzero, protestante, e di madre italiana, cattolica fervente, fu alunno del liceo Messedaglia, si iscrisse poi al politecnico di Zurigo dove ebbe il primo incontro con I'Opus Dei e divenne numerario. Ogni volta che tornava in famiglia a Verona passava in viale Nino Bixio per aprire la sua anima e raccontare il lavoro difficile ma bello che si stava sviluppando in Svizzera. Il Signore lo ha chiamato a sé ancora giovane, dopo una vita spesa santamente per la gloria di Dio e per il bene della società e della Chiesa. Sotto la sua guida prese vita a Zurigo la "Fondazione Limmat" che ha dato sostegno a centinaia di progetti dì cooperazione in più di 30 paesi poveri e sottosviluppati di quattro continenti. È stato aperto il processo per la sua beatificazione e confidiamo di vederlo presto sugli altari.

Verona, viale Nino Bixio n. 13. Dio si serve di piccole e povere cose, anzi Dio conta sui limiti e sui difetti che sono presenti anche negli uomini di chiesa e anche nelle singole persone dell'Opus Dei. Ma Dio "non molla". Insegue l’uomo per farlo felice, e si serve della sua Chiesa e dei suoi santi: come si è servito di San Josemaría Escrivá, nato a Barbastro il 9 gennaio 1902, canonizzato da Giovanni Paolo II a Roma, il 6 ottobre 2002, davanti a una folla di 400.000 persone: fra loro anche molti "ragazzi" di viale Nino Bixio.

Sac. Ferdinando Rancan

da: L'Arena del 6 gennaio