Un'unica famiglia: essere Opus Dei, lì dove sei (VII) - Sara, Danimarca

Sara ha 21 anni e studia biologia in Danimarca da tre anni. Per frequentare le attività di formazione spirituale organizzate dall'Opus Dei deve raggiungere la Svezia, dove si trova il centro a lei più vicino. Per l'Opus Dei in Danimarca Sara sogna che «si possa aprire un centro perché molte persone si avvicinino a Dio e perché tanti scoprano che possono essere santi lì dove si trovano».

Che cosa ti ha portata in Danimarca?

Ho sempre saputo che avrei studiato all'estero, ma non avrei mai detto che la mia destinazione sarebbero stati i freddi paesi scandinavi. Amavo la biologia e l'informatica e la mia idea era quella di studiare in inglese. Per un periodo pensavo che la mia destinazione sarebbe stata la Scozia, ma poi, un po' per caso, mentre parlavo con i miei genitori, sono emerse le opportunità che la Danimarca offriva. Così ho iniziato a documentarmi, leggere articoli, a partecipare a convegni e a scrivere alle università così da definire meglio la scelta migliore per me, e la Danimarca diventava sempre più reale. 

Dopo aver parlato con un sacerdote dell'Opera ormai parte della nostra famiglia, che mi ha aiutato nel percorso della mia scelta, ho capito che la Danimarca era il posto per me. Tutto il resto è stata una conseguenza: cercare un'università che offrisse un corso di biologia e informatica in inglese e che avesse delle chiese cattoliche vicine hanno fatto sì che la destinazione fosse Roskilde, la ex capitale danese a pochi chilometri da Copenaghen, dove adesso vivo e dove si trovano la mia università e la mia parrocchia. Documentandomi sono venuta a conoscenza dell'organizzazione cattolica DUK, dove sono stata assunta per organizzare la GMG 2023 per la Danimarca, e dove attualmente lavoro, oltre a continuare il mio percorso universitario.

Hai conosciuto lì l'Opus Dei?

Sara e la sua famiglia.

Ho conosciuto per la prima volta l'Opus Dei nel 2009, a Roma. Nel 2008 mia madre è stata presa in cura dal reparto di Immunologia del Campus Bio-medico di Roma, dove tutt'ora è curata con molta attenzione. Nei primi mesi i suoi ricoveri erano molto frequenti e duravano molti giorni; questo le ha permesso di conoscere i sacerdoti della cappellania e i volontari, che le hanno fatto conoscere l'Opera. Ancora oggi entrare al Policlinico significa essere a casa. Tutto il personale, i medici e gli infermieri sono sempre stati gentili con ciascuno di noi e ci hanno sempre accolto come se fossimo parte della famiglia. 

Penso proprio che questo abbia influito nella scelta dei miei genitori di voler approfondire cosa fosse l'Opera, e di presentarla poi a noi figlie. Nel giro di pochi mesi, nel 2009, è stato inaugurato il club per ragazze "Antares" nella casa dei miei nonni, che per tanti anni è stato un punto di ritrovo per me e per mia sorella.

Frequentando questo club, pieno di bambine di varie età, abbiamo avuto modo di conoscere le tutor e le numerarie, che ci hanno circondato di gioia e amore. Fare il club significa partecipare a tantissime attività: dal cucito alle gite per Roma, dalla cucina al teatro. Con il passare del tempo noi siamo diventate tutor delle altre bambine e a Trigoria è stato finalmente aperto un centro.

Cosa ti ha spinta a cercare la formazione dell'Opus Dei anche così lontana da casa?

Sara ad Altona, il centro di Malmö (in Svezia), con le altre ragazze che frequentano il circolo di san Raffaele.

L'Opus Dei per me è una vera e propria famiglia. Non importa dove ci si trovi, la cosa certa è che se si va a bussare alla porta di uno dei centri, o se si scrive un'email, si viene sempre accolti con affetto. Prima di trasferirmi, una delle mie paure era quella di non trovare amici cattolici. Sapere che in Danimarca (al momento) non esiste un centro dell'Opera mi preoccupava.

L'Opus Dei per me è una vera e propria famiglia

Durante il trasferimento a Roskilde, ho contattato il centro 'Altona' che si trova a Malmö, in Svezia. Mi hanno aperto le porte con lo spirito di famiglia che si respira in tutti i centri dell'Opus Dei. Purtroppo, nel 2021, post COVID, le attività svolte non erano molte e tante di queste si svolgevano online o solo a Malmö (che dista un'ora e mezza da Roskilde). È stata una grande opportunità poter ricominciare a svolgere gli incontri in presenza anche a Copenaghen, nonostante all'inizio eravamo in pochissime.

Nel 2022 il numero è iniziato ad aumentare: ad oggi siamo circa 20 ragazze di varie età a frequentare il circolo e la "recollection" (ritiro mensile). Siamo molto unite: ognuna mette a disposizione la propria abitazione.

Qual è per te la più grande ricchezza che deriva dal condividere la formazione con persone di tanti paesi diversi? E quale, invece, la più grande difficoltà?

È una ricchezza avere la possibilità di comprendere e vedere con i propri occhi come la nostra fede sia universale. In un ambiente internazionale, ognuno può portare le proprie tradizioni e i propri modi di fare e tutti si arricchiscono. La difficoltà sta nel fatto che, essendo diversi, bisogna imparare a convivere con la novità, ma ne vale la pena, sempre. Noi proveniamo tutte da paesi diversi, ed è un'ottima opportunità per imparare nuove lingue e visitare nuovi paesi, e sentirsi sempre a casa.

Cosa sogni per l'Opera in Danimarca?

Sogno che si possa aprire un centro. Siamo davvero fortunate ad avere Altona, il centro di Malmö (Svezia), che è molto vicino a Copenhagen, ma averne uno in Danimarca sarebbe utile soprattutto per le nuove ragazze che si trasferiscono qui, così da poter avere un punto fermo, una casa, un luogo dove poter trovare nuove amicizie, formazione e diverse attività.

Spero tantissimo che in futuro ci siano più sacerdoti, cosicché possano venire con più frequenza da Malmö a Copenhagen, anche se siamo tutte molto grate per ciò che già viene fatto.

Come si vive in Danimarca?

In Danimarca si vive molto bene soprattutto d'estate, quando le giornate sono lunghe e fresche e si possono fare numerose passeggiate. D'inverno è un po' più difficile, fuori diventa buio alle 15:00 e piove spessissimo.

Il concetto di famiglia è poco presente

I danesi non sono così freddi come si pensa, ma è vero che ci vuole un po' per conoscerli per bene. Ci sono tante opportunità lavorative e di studio, ed è un ambiente internazionale e all'avanguardia. C'è da tenere presente che la cultura è diversa dalla nostra. Il concetto di famiglia è poco presente: ad esempio, si mangia spesso da soli e velocemente, non esiste il classico "pranzo della domenica".

I tuoi amici danesi sono cattolici, di altre religioni, atei?

A Copenaghen, con alcune amiche.

Molti dei miei amici sono cattolici, alcuni sono atei. In università, ci sono ragazzi e ragazze di varie religioni, tra cui islam e induismo.
I cattolici rappresentano meno dell'1% della popolazione danese. Essendo così pochi è facile che si conoscano fra di loro, anche perché la maggior parte vive vicino alle chiese.

I danesi però sono molto riservati quando si parla di religione

I danesi però sono molto riservati quando si parla di religione, è una materia privata, di cui si parla poco, perché è considerata strettamente personale. Si potrebbe lavorare vicino ad un cristiano e non saperlo neanche: è sempre una scoperta. Come diceva san Josemaría "la vera amicizia comporta anche uno sforzo cordiale per comprendere le convinzioni dei nostri amici, anche se non giungiamo a condividerle, né ad accettarle".

Hai partecipato alla GMG da organizzatrice dei gruppi cattolici danesi: cosa dello spirito dell'Opera ti ha aiutata in questa iniziativa? Cosa vuol dire fare l'Opus Dei lì dove vivi?

Sara alla GMG di Lisbona.


Partecipare alla GMG da organizzatrice per il gruppo dei danesi è stata un'esperienza incredibile.

Partecipare alla GMG da organizzatrice per il gruppo dei danesi è stata un'esperienza incredibile.

Molti in Danimarca non conoscono e non hanno mai sentito parlare dell'Opera. Fare l'Opus Dei in Danimarca significa sicuramente fare conoscere l'Opera, attraverso le numerose attività svolte e, nel caso della GMG, significa cercare di integrare qualche spunto di san Josemaría durante la giornata, magari citandolo, e applicare i suoi consigli durante il giorno. Significa portare con sé quella gioia che vidi nel 2009 negli occhi delle numerarie che organizzavano il club, quell'amore verso gli altri, quell'altruismo vero e sincero che è sempre presente.