Un cammino di santità "sperimentato"

Qual è la via per arrivare al Cielo? Il 2 ottobre del 1928 il Signore ispirò a san Josemaría il compito di annunciare che ci sono infiniti modi per seguire il Signore. Don Mario Filippa in questo articolo approfondisce questo tema.

Camminando un giorno in un parco naturale mi imbattei in una cosa curiosa: il sentiero si biforcava e in mezzo c‌’era il tipico cartello di legno con le indicazioni. La freccia rivolta a destra diceva “Collina dei fossili”, e la freccia rivolta a sinistra diceva… “Collina dei fossili”! Dopo molte risate e qualche selfie, con i miei compagni di escursione concludemmo che entrambi i sentieri portavano allo stesso posto, con conseguente discussione fra di noi se avesse senso o meno offrire una simile indicazione.

Succede che ci siano più vie per arrivare ad una stessa meta: nel groviglio di strade di una grande città questa è la norma. Quando si parla di raggiungere il Cielo, bisogna considerare che la strada per il Cielo è una sola e si chiama Gesù. Ma anche per percorrere questa unica strada ci sono molti modi diversi: sono le vite e le esperienze dei santi.

Ci sono modi diversi per percorrere la stessa strada verso il Cielo: ce lo insegnano i santi

Quando altri amici dei santi seguono il loro esempio alcuni “stili” per camminare verso il Cielo diventano più evidenti, si accompagnano alla tradizione e vengono arricchiti dall’esperienza, come certi sentieri di montagna particolarmente visibili perché molto battuti.

Una novità vecchia e nuova come il Vangelo

Il 2 ottobre del 1928 il Signore ispirò a san Josemaría Escrivá il compito di annunciare una verità da sempre presente nel Vangelo, ma che forse era opportuno ricordare: che ci sono infiniti modi di seguire Cristo. Che se Dio chiama alcuni a vivere il Vangelo in un cammino di consacrazione, altri li chiama a viverlo con altrettanto impegno e dedizione nella vita ordinaria, nelle occupazioni professionali, familiari e sociali.

tutte le strade di questo mondo, se vissute in unione di intenti con Dio diventano divine

Un‌’espressione, che san Josemaría amava usare per sintetizzare il significato di questa “novità” (ma precisava: vecchia come il Vangelo e come il Vangelo nuova [1]), era che “si erano aperti i cammini divini della terra”.

Tutte le vicende esistenziali degli uomini, tutte le strade di questo mondo, se vissute in unione di intenti con Dio diventano divine. E non nonostante le occupazioni di questo mondo, ma proprio attraverso di esse, per mezzo di esse.

Ogni anniversario di quel giorno memorabile, di quel taglio inaugurale del nastro con cui si aprivano i “cammini divini della terra”, è motivo di gratitudine a Dio per tutti coloro che vi hanno trovato la loro strada, la loro vocazione.

Questo anniversario, non particolarmente significativo per il numero, ha invece qualcosa di diverso rispetto ai precedenti. Ma per comprenderne la ragione si deve passare per una divagazione scientifica.

Dalla teoria alla pratica

Nel 1905 un Albert Einstein ventiseienne (la stessa età di san Josemaría quando fondò l‌’Opus Dei) presentò alcune pubblicazioni, tra cui due sulla relatività ristretta e una sull'effetto fotoelettrico che in seguito gli valse il Nobel.

Tra le altre cose, pubblicò un modello matematico per spiegare i moti browniani, fenomeno conosciuto da circa un secolo, ma fino ad allora non spiegato. Il modello era brillante e impeccabile e venne accolto con approvazione dalla comunità scientifica. Si trattava di una teoria di evidente validità. Ma, come è noto, la scienza ama le verifiche e quella di Einstein era “soltanto” una teoria.

Einstein elaborò una teoria bella e riconosciuta da tutti, ma fu un altro studioso a metterla in pratica

Un certo Jean Baptiste Perrin, cattedratico della Sorbona, si appassionò al modello teorizzato da Einstein. Era specialista nel misurare l‌’impossibile, come le dimensioni dell‌’atomo o la differenza di massa di un atomo di elio rispetto a due di idrogeno. Nei successivi venti anni dedicò parte delle sue ricerche a cercare la conferma sperimentale del bel modello di Einstein. Alla fine produsse ciò che viene ricordato come l‌’esperimento di Perrin.

Jean Baptiste Perrin fornì la conferma sperimentale per una delle teorie di Einstein

Einstein propose una teoria che tutti riconobbero bella e valida; Perrin permise di “toccarla con mano”.

L’esperimento di Guadalupe

Questo episodio di storia della scienza sarebbe sicuramente piaciuto alla beata Guadalupe Ortiz de Landázuri, perché era un’appassionata studiosa e insegnante di chimica, e con un grande senso pratico. Forse non avrebbe mai immaginato che proprio lei si sarebbe trovata a rappresentare la prima “conferma sperimentale” della validità dello spirito dell‌’Opus Dei!

Guadalupe rappresenta la prima "conferma sperimentale" della validità dello spirito dell‌’Opus Dei

In questi novantuno anni innumerevoli persone hanno trovato bello e valido il cammino dell‌’Opus Dei. Molti lo hanno accolto come loro personale vocazione, molti ne hanno tratto un'ispirazione di vita. Ma se san Josemaría annunciava la possibilità di essere santi nella vita ordinaria, quest‌’anno la Chiesa, beatificando una donna laica, moderna, simpatica, un po‌’ pasticciona, buona amica, ottima professionista nell‌’insegnamento e nella ricerca scientifica, ce ne ha dato la “conferma sperimentale”. È come se ci avesse detto “Ecco una donna che, seguendo gli insegnamenti di san Josemaría nella vita ordinaria, ha davvero raggiunto la santità”.

È iniziata una nuova tappa della storia dell‌’Opus Dei. Quest‌’anno, per la prima volta celebriamo l'anniversario della fondazione di un cammino di santità sperimentato.

Don Mario Filippa


[1] San Josemaría, Istruzione 19/3/1934, n.45