Tema 31. Il quinto comandamento: Non uccidere

Nessuno può, in nessun caso, attribuirsi il diritto di uccidere direttamente un essere umano innocente. Il quinto comandamento condanna anche le percosse, i ferimenti e qualsiasi ingiusta lesione fisica contro se stessi o il prossimo, che lo si faccia in prima persona o servendosi di altri, così come l’offesa con parole ingiuriose e l’essere maldisposti verso qualcuno. In relazione all'aborto e all'eutanasia, il rispetto della vita deve essere riconosciuto come il limite che nessuno può oltrepassare.

1. Il quinto comandamente implica che la vita umana è sacra

«La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine […]; nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente»[1].

L'uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio[2]. È unico: l'unica creatura al mondo che Dio ama per sé stessa[3]. È destinato a conoscere e amare Dio in eterno. Da questa verità deriva il fondamento ultimo della sacralità e della dignità umana e, dal punto di vista morale, del comandamento "non uccidere". L'enciclica Evangelium vitae (1995), una stupenda meditazione sul valore della vita dell’uomo e sulla sua chiamata alla vita eterna di comunione con Dio, spiega che «dalla sacralità della vita deriva il suo carattere inviolabile»[4]. Dopo il diluvio, nell'alleanza con Noè, si fa vedere con chiarezza che l'immagine di Dio è la base per la condanna dell'omicidio[5].

Mettere la vita nelle mani dell'uomo vuol dire che egli può disporne nella misura in cui collabora con Dio. Ciò richiede un atteggiamento di amore e di servizio e non di dominio arbitrario: è una signoria ministeriale, non assoluta, che riflette la signoria unica di Dio[6].

Il libro della Genesi fa vedere che l'abuso della vita umana è conseguenza del peccato originale. Yahweh è sempre il protettore della vita: anche di quella di Caino, dopo che questi aveva ucciso suo fratello Abele. Nessuno può farsi giustizia da solo né può arrogarsi il diritto di disporre della vita del suo prossimo (cfr. Gen 4,13-15).

Sebbene questo comandamento si riferisca specificamente agli esseri umani, esso ci ricorda la necessità di prenderci cura delle altre creature viventi e della nostra casa comune. Nell'enciclica Laudato Si' (2015) leggiamo: «Quando il cuore è autenticamente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da questa fraternità. È anche vero, quindi, che l'indifferenza o la crudeltà verso le altre creature di questo mondo finiscono sempre per trasferirsi in qualche modo al nostro trattamento degli altri esseri umani. Il cuore è uno solo, e la stessa infelicità che porta a maltrattare un animale si manifesta presto nel rapporto con le altre persone. Ogni crudeltà verso qualsiasi creatura "è contraria alla dignità umana»[7].

Questo comandamento, come gli altri, acquista il suo pieno significato in Gesù Cristo e in particolare nel Discorso della Montagna: «Avete udito che fu detto a quelli di un tempo: "Non ucciderai", e chiunque uccida sarà passibile di giudizio". Ma io vi dico: chi si adira con il proprio fratello sarà passibile di giudizio, chi insulta il proprio fratello sarà passibile di giudizio davanti al Sinedrio e chi lo maledice sarà passibile del fuoco dell'inferno. Se dunque, mentre porti il tuo dono all'altare, ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare, va' prima a riconciliarti con tuo fratello e poi torna a presentare il tuo dono" (Mt 5,21-24). Il comandamento di salvaguardare la vita dell'uomo "ha il suo aspetto più profondo nell'esigenza di venerazione e amore per la persona e la sua vita»[8].


2. Il quinto comandamento e il dovere morale di conservare la vita

La vita umana è un dono molto prezioso di Dio che va protetto e conservato. Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega che dobbiamo prenderci cura della salute in modo ragionevole, tenendo sempre conto delle esigenze degli altri e del bene comune[9]. Allo stesso tempo, ci ricorda che non si tratta di un valore assoluto: la morale cristiana si oppone a una concezione neopagana che promuove il culto del corpo e che può portare alla perversione delle relazioni umane[10].

"La virtù della temperanza porta ad evitare ogni tipo di eccesso, l'abuso di cibo, alcol, tabacco e farmaci. Sono gravemente colpevoli coloro che, in stato di ubriachezza o per una smodata passione per la velocità, mettono in pericolo l'incolumità altrui e la propria sulle strade, in mare o in aria"[11]. Per questo motivo, anche l'uso di droghe è un reato grave, perché causa gravi danni alla salute[12].

La lettera Samaritanus bonus (2020) dice che lo sviluppo della medicina ci aiuta in questo dovere di preservare e curare la vita e la salute. Allo stesso tempo ci ricorda la necessità di utilizzare tutte le possibilità diagnostiche e terapeutiche con un saggio discernimento morale, evitando tutto ciò che potrebbe essere sproporzionato o addirittura disumanizzante.

È in questo contesto che si inserisce la riflessione sul trapianto di organi. La Chiesa insegna che la donazione di organi per il trapianto è legittima e può essere un atto di carità se è un'azione pienamente libera e gratuita[13] che rispetta l'ordine della giustizia e della carità. «Una persona può donare solo qualcosa di cui può privarsi senza grave pericolo o danno per la propria vita o identità personale, e per un motivo giusto e proporzionato. È ovvio che gli organi vitali possono essere donati solo dopo la morte»[14].

Il quinto comandamento ordina di non uccidere. Condanna anche le percosse, i ferimenti e qualsiasi ingiusta lesione fisica contro se stessi o il prossimo, che lo si faccia in prima persona o servendosi di altri, così come l’offesa con parole ingiuriose e l’essere maldisposti verso qualcuno. In questo comandamento si proibisce anche di uccidersi (suicidio). L'enciclica Evangelium vitae nella sua terza parte tratta degli attentati alla vita, in continuità con la tradizione morale precedente. Questa sezione condanna solennemente l'omicidio volontario, l'aborto e l'eutanasia.

«Il quinto comandamento proibisce come gravemente peccaminoso l'omicidio diretto e volontario. L'omicida e coloro che volontariamente cooperano all'uccisione commettono un peccato che grida vendetta al cielo (Cfr. Gen 4, 19)»[15]. La Evangelium vitae ha formulato in modo definitivo e infallibile la seguente norma negativa: «con l'autorità conferita da Cristo a Pietro e ai suoi successori, in comunione con i Vescovi della Chiesa cattolica, confermo che l'eliminazione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale. Questa dottrina, fondata su quella legge non scritta che ogni uomo, alla luce della ragione, trova nel proprio cuore (cfr. Rm 2,14-15), è corroborata dalla Sacra Scrittura, tramandata dalla Tradizione della Chiesa e insegnata dal Magistero ordinario e universale»[16].

Questa condanna non esclude la possibilità di una legittima autodifesa che a volte appare come un vero e proprio paradosso. Come insegna anche la Evangelium vitae «l'autodifesa può essere non solo un diritto, ma un grave dovere, per coloro che sono responsabili della vita di un altro, per il bene comune della famiglia o della società. Purtroppo, a volte accade che la necessità di impedire all'aggressore di causare danni porti alla sua eliminazione»[17].


3. Il quinto comandamento e l’aborto

«La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento»[18]. Per questo «l'aborto diretto, cioè, voluto come fine o come mezzo, è sempre un grave disordine morale nella misura in cui elimina deliberatamente un essere umano innocente»[19]. «Nessuna circostanza, nessuno scopo, nessuna legge del mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla stessa ragione e proclamata dalla Chiesa»[20].

Nel contesto sociale di molti Paesi l'aborto è considerato un diritto e un mezzo indispensabile per migliorare la salute riproduttiva delle donne. Questa convinzione diffusa rende difficile la comprensione degli insegnamenti della Chiesa ed è uno dei motivi per cui molte persone ricorrono a questi interventi con un'ignoranza spesso invincibile. Si aggiunga poi che, di fronte a una gravidanza indesiderata, la pressione sociale e familiare può essere così forte che la responsabilità personale della donna che chiede l'aborto di fatto viene spesso ridotta.

Sono quindi da lodare tutte le iniziative che aiutano le madri a portare avanti la gravidanza, soprattutto quando incontrano particolari difficoltà. Lo Stato ha un ruolo chiave da svolgere in questo àmbito, poiché si tratta di difendere una popolazione particolarmente vulnerabile. È inoltre molto lodevole il lavoro svolto per fornire informazioni adeguate sulla realtà dell'aborto e sulle sue conseguenze psicologiche ed esistenziali negative (a volte gravi) nella vita di chi sceglie questa opzione.


4. Il suicidio e l’eutanasia nel quinto comandamento

Alcuni pensano erroneamente che il divieto di non uccidere si riferisca solo agli altri ma che il cristianesimo non sarebbe contrario al suicidio, almeno in alcune circostanze, affermando che non esiste una condanna esplicita nelle Sacre Scritture. Tuttavia, come ci ricorda la Evangelium vitae[21], «il suicidio è sempre moralmente inaccettabile quanto l'omicidio. La tradizione della Chiesa l'ha sempre respinto come scelta gravemente cattiva. Il Catechismo lo spiega sottolineando che “è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all'amore del Dio vivente»[22]. Diverso è dare la propria vita per salvare quella di un altro, che è un atto di carità eroica.

È vero che alcuni condizionamenti psicologici, culturali e sociali possono attenuare o addirittura annullare la responsabilità soggettiva dell'atto suicida e la Chiesa raccomanda a Dio le anime di coloro che hanno commesso questo atto estremo. Tuttavia questo non significa che la scelta di causare intenzionalmente la propria morte sia giustificata.

Negli ultimi decenni, al suicidio si è aggiunta l'eutanasia, in cui una terza persona esegue l'azione letale su richiesta dell'interessato. Per eutanasia in senso proprio si intende un'azione o un'omissione che per sua natura e intenzione provoca la morte per eliminare il dolore. La Chiesa ha sempre insegnato che si tratta di una questione di «grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana […]. Una tale pratica comporta, a seconda delle circostanze, la malizia propria del suicidio o dell'omicidio»[23]. Questa è una delle conseguenze gravemente contrarie alla dignità della persona umana a cui possono portare l'edonismo e la perdita del senso cristiano del dolore.

È importante distinguere l'eutanasia da altre azioni compiute nell'àmbito di un'adeguata assistenza di fine vita, come l'interruzione di alcuni trattamenti, che a un certo punto vengono considerate straordinarie o sproporzionate rispetto agli obiettivi prefissati. Si distingue anche dalla cosiddetta "sedazione palliativa", che è uno strumento terapeutico per alcune situazioni terminali in cui i trattamenti ordinari non sono sufficienti a risparmiare al paziente gravi sofferenze. A volte non è facile comprendere quali sono le scelte più appropriate. Per questo motivo la lettera Samaritanus bonus offre alcuni criteri che possono aiutare a prendere buone decisioni.

In relazione all'aborto e all'eutanasia è necessario ricordare che il rispetto della vita deve essere riconosciuto come il limite che nessuna attività individuale o statale può superare. L’inalienabile diritto alla vita di ogni persona umana innocente è un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione e come tale deve essere riconosciuto e rispettato sia dalla società che dall'autorità politica[24].

Pertanto, le leggi che consentono l'aborto «non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza»[25].



5. La pena di morte e il quinto comandamento

Per secoli, la pena di morte è stata giustificata come uno strumento efficace per garantire la difesa del bene comune e persino come mezzo per ripristinare la giustizia in caso di gravi crimini. Il Magistero della Chiesa si è progressivamente evoluto, tenendo conto delle sempre migliori possibilità di tutelare il bene comune dei cittadini con sistemi adeguati di detenzione, fino all'attuale formulazione del Catechismo della Chiesa Cattolica[26] che considera inammissibile la pena di morte in quanto attentato all'inviolabilità e alla dignità della persona e afferma che la Chiesa si impegna per la sua totale abolizione in tutto il mondo.

Il rapimento e la presa di ostaggi sono moralmente sbagliati: vuol dire trattare le persone solo come mezzi per altri fini, privandole ingiustamente della loro libertà. Anche il terrorismo e la tortura sono gravemente contrari alla giustizia e alla carità.

«Al di fuori di prescrizioni mediche di carattere strettamente terapeutico, le amputazioni, mutilazioni o sterilizzazioni direttamente volontarie praticate a persone innocenti sono contrarie alla legge morale»[27].

Il Catechismo, trattando del quinto comandamento, dopo aver menzionato le offese al corpo, fa riferimento alle "offese all'anima" e parla di scandalo. Gesù l'aveva già condannato predicando ai suoi discepoli: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare»[28]. Si tratta di un «atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male»[29].

È un reato grave perché un’azione o un’omissione scandalosa possono spingere altri a commettere un peccato. Lo scandalo può essere causato da commenti ingiusti, dalla promozione di spettacoli, libri e riviste immorali, dal seguire mode contrarie al pudore, eccetera[30].

L'enciclica Fratelli tutti (2020) ci invita a considerare «una fraternità aperta, che ci permetta di riconoscere, valorizzare e amare ogni persona al di là della prossimità fisica, al di là del luogo dell'universo in cui è nata o in cui vive»[31]. Questa fraternità è in grado di fondare una vera pace sociale e internazionale.

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio»[32]. È caratteristico dello spirito di figliolanza divina essere seminatori di pace e di gioia[33]. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza. […] È «frutto della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della carità[34].

La storia dell'umanità ha conosciuto e continua ad assistere a tante guerre che promuovono la distruzione e l'odio. Anche se a volte vengono presentate come eventi inevitabili, si tratta di «false risposte, che non risolvono i problemi che pretendono di superare e che in definitiva non fanno che aggiungere nuovi fattori di distruzione nel tessuto della società nazionale e mondiale»[35].

«A causa dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca, la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare e ad operare perché la bontà divina ci liberi dall'antica schiavitù della guerra»[36].

Il Catechismo spiega che esiste una "legittima autodifesa con la forza militare". Però «tale decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose condizioni di legittimità morale»[37]. E segnala: «che il danno causato dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo; che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci; che ci siano fondate condizioni di successo; che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione»[38].

La corsa agli armamenti, «lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia di aggravarle. L'impiego di ricchezze enormi nella preparazione di armi sempre nuove impedisce di soccorrere le popolazioni indigenti; ostacola lo sviluppo dei popoli»[39].

La corsa agli armamenti «è un gravissimo flagello dell'umanità e danneggia i poveri in modo intollerabile»[40]. «Le autorità pubbliche hanno pertanto il diritto e il dovere di regolamentarli»[41].

Pablo Requena / Pau Agulles


Bibliografia di base

- Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2258-2330.

- Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 25-III-95, cap. III.


[1] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2258.

[2] Cfr. Gen 1, 26-27.

[3] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 24.

[4] N. 40.

[5] Cfr. Gen 9,6.

[6] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 25-III-95, n. 52.

[7] N. 92.

[8] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 25-III-95, n. 41.

[9] N. 2288.

[10] N. 2289.

[11] N. 2290.

[12] N. 2291.

[13] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso, 22-6-1991, n. 3; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2301.

[14] Ivi, n. 4.

[15] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2268. Anche “proibisce qualsiasi azione fatta con l'intenzione di provocare indirettamente la morte di una persona. La legge morale vieta tanto di esporre qualcuno ad un rischio mortale senza grave motivo, quanto di rifiutare l'assistenza ad una persona in pericolo. (Ivi, n. 2269)

[16] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 57.

[17] Ivi, n. 55.

[18] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2270.

[19] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 62.

[20] Ibidem. Tale è la gravità del crimine dell'aborto che la Chiesa lo sanziona con la pena canonica della scomunica latae sententiae (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2272).

[21] N. 66.

[22] N. 2281. Senza dubbio, “Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita.” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2283)

[23] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 65.

[24] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2273. "Questi diritti dell'uomo non sono subordinati né agli individui né ai genitori, né sono una concessione della società o dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in virtù dell'atto creativo che l'ha generata [...]. Quando una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione dovuta loro dalla legge civile, lo Stato nega l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non mette il suo potere al servizio dei diritti di ogni cittadino, e in particolare di quelli più deboli, vengono violati i fondamenti stessi dello Stato di diritto" (Congregazione per la Dottrina della Fede, Donum vitae, 22-II-87, n. 3).

Quanti delitti si commettono in nome della giustizia! —Se tu vendessi armi da fuoco e qualcuno ti offrisse il prezzo di una per uccidere tua madre, gliela venderesti?... Ebbene, non ti dava forse il giusto prezzo?...
—Docente, giornalista, politico, diplomatico: meditate. (San Josemaría, Cammino, n. 400).

[25] Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 73.

[26] N. 2267.

[27] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2297.

[28] Mt 18,6.

[29] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2284.

[30] “Si rendono colpevoli di scandalo coloro che promuovono leggi o strutture sociali che portano alla degradazione dei costumi e alla corruzione della vita religiosa, o a « condizioni sociali che, volutamente o no, rendono ardua o praticamente impossibile una condotta di vita cristiana, conformata ai precetti del Sommo Legislatore” (Pio XII, Discorso, 1-VI-1941)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2286).

[31] N. 1.

[32] Mt 5,8.

[33] Cfr. san Josemaría, È Gesù che passa, n. 124.

[34] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2304.

[35] Francesco, Fratelli tutti, n. 255.

[36] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2307. Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, nn. 81,4.

[37] Ivi, n. 2309.

[38] “Questi sono gli elementi tradizionali elencati nella dottrina detta della «guerra giusta».

La valutazione di tali condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2309). “Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un «genocidio»” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2313).

[39] Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2315.

[40] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, n. 81.

[41] Francesco, Fratelli tutti, nn. 256-262. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2316.