Lavori ordinari e come santificarli (VI): Satelliti

Elena è un’ingegnere che lavora per un’agenzia spaziale e si occupa di valutare progetti internazionali nei quali viene utilizzata tecnologia satellitare.

Ci sono tanti motivi per cui si può scegliere una strada professionale piuttosto che un’altra. Le ragioni possono essere trovate in una riflessione profonda oppure in una semplice intuizione. Per Elena, che a quei tempi frequentava il liceo classico, è stata la scena di un film a fare la differenza: “Stavo guardando Apollo 13 - racconta Elena - e dopo la famosa scena dei filtri dell’aria, dove un team di ingegneri deve risolvere un problema molto importante utilizzando pochissime risorse, decisi che avrei voluto fare il loro lavoro”.

“Mi piaceva l’idea di realizzare qualcosa che funzionasse - continua Elena - che si muovesse, e possibilmente che volasse. Certamente quello di ingegneria non è un percorso semplice. Ho avuto i miei incubi notturni prima di alcuni esami, le crisi di pianto, il pensiero di aver sbagliato tutto... Ma sono felice di averlo percorso, e anche di averlo finito!”

Elena lavora per un’agenzia spaziale

Oggi Elena lavora per un’agenzia spaziale e si occupa di valutare progetti internazionali nei quali viene utilizzata tecnologia satellitare: “Supporto le aziende nel mettere in piedi - spiega Elena - un nuovo servizio o prodotto perché in un tempo breve (uno o due anni) diventi sostenibile, crei posti di lavoro e un ritorno economico nella regione in cui è stato ideato”.

Dal dottorato ai satelliti

Il percorso professionale di Elena, iniziato anche grazie alla scena di un film, è passato per la ricerca universitaria e per un’attività di consulenza: “Durante i primi anni di lavoro ho avuto l’opportunità di conciliare il Dottorato di Ricerca con l’attività professionale. Dopo qualche anno ho poi cambiato completamente settore e ho studiato Business Administration in un Executive Master per poter affrontare le nuove tematiche lavorative. Oggi ho l’occasione di mettere a frutto tutte le competenze acquisite nei diversi anni, sia quelle ingegneristiche che quelle economiche”.

Qualcuno potrebbe pensare che lavorare in un’agenzia spaziale sia un lavoro straordinario. Elena non è dello stesso avviso: “Si tratta di un lavoro bellissimo e che se viene fatto bene può cambiare in meglio la vita di tante persone, e come la maggior parte dei lavori non ha nulla di strano”.

Elena (la seconda da destra) insieme a delle amiche durante il Cammino di Santiago

Non solo astronavi

Elena è nata a Roma e ha due fratelli e una sorella: “I miei fratelli più grandi sono sposati con figli, quindi considerando cognati e cognate, nipoti e nipotine, il cerchio famigliare più ristretto è composto da 14 persone. Nella mia famiglia è sempre stato naturale andare a Messa insieme la domenica, dire una preghiera prima dei pasti, e a volte parlare di cose che riguardavano Dio, magari commentando i contenuti delle lezioni di religione a scuola.”

Elena è cresciuta vedendo intorno a sè "persone cristiane che vivevano una vita normale, coi loro problemi, con i momenti no e coi momenti sì". Ha imparato dai suoi genitori l’amore appassionato per il mondo. E proprio questo amare il mondo, e farlo amare a più persone possibil, collaborando con gli altri e con Dio per renderlo un posto meraviglioso è diventata la chiamata di Elena, che ha deciso di fidarsi del Signore diventando un membro dell'Opus Dei.

Sebbene l’agenzia spaziale evochi immediatamente un immaginario fatto di astronavi e meteoriti, il lavoro di Elena, come già anticipato, passa attraverso operazioni molto ordinarie: “Il mio impegno principale - racconta Elena - è cercare di farlo molto bene, studiando a fondo la documentazione, sforzandomi di comprendere lì dove le difficoltà linguistiche o culturali non aiutano, cercando di spiegare gli aspetti amministrativi o tecnici mettendomi nei panni dell’altro per rendergli il tutto il più facile possibile (o il meno difficile), studiando e tenendomi aggiornata. A volte alcuni documenti sono molto noiosi, o mal fatti, e so che sforzarmi di arrivare fino in fondo è qualcosa che posso offrire a Dio per chi ha scritto quelle pagine e per tutto ciò che sta a cuore a me e a Lui.

La vita di fede e la vita di scienza

Diversi miei colleghi sanno che sono cristiana, e sono convinta che la testimonianza che ci viene richiesta è quella di amare e di essere disponibili: è molto difficile ma noi cristiani sosteniamo che Dio ci possa aiutare a vivere in questo modo, per cui siamo i primi a doverci impegnare.

Elena non è mai stata nello spazio, ma magari, un giorno...

C’è un passo di “Amici di Dio” che mi piace molto, il numero 249: Quante contrarietà si dileguano quando interiormente ci mettiamo ben vicini al nostro Dio che non ci abbandona mai! Si rinnova, con modalità diverse, quell'amore per i suoi, per i malati, per gli infelici, che fa dire a Gesù: «Che ti succede?». «Mi succede...» e, subito, la luce o, almeno, la forza di accettare, e la pace. Questa normalità del dialogo tra Gesù e l’anima, in cui come tra amici si chiede “che ti succede?” “che hai?” (a Roma “che c’hai?”), e la solida intimità di poter rispondere così come viene, senza dover cercare parole particolari: “mi succede…” “c’ho che…”. Questo è il tipo di rapporto con Dio che ho imparato da san Josemaría, e di cui gli sarò per sempre grata.

Mi è capitato abbastanza spesso di parlare di questioni collegate direttamente alla fede nei precedenti lavori. Nel contesto in cui mi trovo adesso ci sono persone di tutte le religioni e credo, o anche indifferenti al tema. C’è molto rispetto, per cui capita di parlare delle proprie tradizioni religiose, o dei propri modi di vedere.”

Parlando di fede e donne che si dedicano alla scienza, è molto facile, da qualche mese a questa parte, pensare a Guadalupe, il primo fedele laico dell’Opus Dei ad essere beatificato: “Ovviamente sono contenta - conclude Elena - anche se credo di non aver ancora capito la portata di questo evento dentro la Chiesa, soprattutto perché una lavoratrice laica è adesso una santa riconosciuta da tutti, indipendentemente dal fatto che sia stata una scienziata”.