Don Francesco Angelicchio, il sacerdote che consigliava i film al Papa

Giovedì 28 marzo 2024, ha avuto luogo la presentazione del volume “Il primo italiano dell’Opus Dei: monsignor Francesco Angelicchio”, scritto dal giornalista Fabio Angelicchio, nipote del sacerdote. L’evento è stato moderato dal giornalista Francesco Giorgino, e sono intervenuti, oltre all’autore del libro, la regista Liliana Cavani, il giornalista Luigi Saitta, la professoressa Paola Dalla Torre.

Don Francesco Angelicchio durante una gita nel 1957

Come reagiresti se ti dicessero che d’ora in poi il tuo compito è quello di selezionare serie tv da consigliare al Papa? È quello che è successo a don Francesco Angelicchio, primo fedele italiano dell’Opus Dei, quando, una sera, fu chiamato al telefono dal segretario personale di san Paolo VI, proprio per essere incaricato dal Papa in persona di segnalargli qualche film da vedere, per “mantenere aperta la finestra” della Chiesa sul mondo del cinema.

Questi e altri episodi dell’avventurosa vita di don Francesco Angelicchio sono stati raccontati giovedì 28 marzo presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma da Fabio Angelicchio, giornalista e autore del volume “Il primo italiano dell’Opus Dei” e nipote di don Francesco. “Quando era in vita - ha raccontato Fabio - non prendevo appunti sulla vita dello zio. Una volta che è andato in Cielo ho iniziato a conoscere sempre più persone che me ne parlavano. Ecco perché ho deciso di raccontare la sua vita.”

Due giornalisti legati da una lunga amicizia: Francesco Giorgino (a sinistra) e Fabio Angelicchio, nipote di don Francesco.

L’evento è stato moderato dal giornalista Francesco Giorgino, che ha indicato tre aspetti che rendono interessante la vita di don Francesco raccontata nel libro: la storia della sua vocazione, descritta da don Francesco come un vero e proprio “dirottamento” da parte del Signore; la capacità di gestire con prudenza e coraggio il complesso rapporto tra mondo cattolico e l’industria culturale del cinema e della televisione; la possibilità di vedere attraverso gli occhi di don Francesco un periodo così delicato come il dopoguerra in Italia, con tutte le sue trasformazioni sociali.

Il primo film realizzato dalla RAI? Merito (anche) di don Francesco Angelicchio

Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice, ha raccontato di come il successo del suo film su san Francesco "Francesco di Assisi" (1966), sia stato possibile anche grazie alla mediazione di don Francesco Angelicchio. Andato in onda in due serate il 6 e l’8 maggio 1966, questo film è il primo prodotto direttamente dalla RAI. Dopo la visione in anteprima con la regista, l’allora direttore della RAI, Ettore Bernabei, desiderava avere il parere di don Francesco Angelicchio, all’epoca responsabile del Centro Cattolico Cinematografico, per dare la “luce verde” e programmare il film in televisione. Liliana Cavani ricorda che don Francesco si prese “tutta la responsabilità”, e il film ebbe tanto successo da essere proiettato, fuori concorso, al festival del cinema di Venezia.

Liliana Cavani sul set di "Francesco d'Assisi", immagine dal sito www.lilianacavani.it

L’amicizia di don Francesco Angelicchio con i registi

Luigi Saitta, che ha conosciuto don Francesco prima di andare a lavorare all’Osservatore Romano e iniziare la sua carriera da giornalista, ha testimoniato come don Francesco conoscesse “gli uomini e le cose. Aveva la capacità di parlare alle persone, capirle, entrare nel cuore”. Oltre ad aver riportato la testimonianza dell’amicizia di don Francesco con Pasolini, in virtù della quale il regista bolognese aggiunse alcune scene al suo famosissimo “Il Vangelo secondo Matteo”, Paola Dalla Torre, professoressa di Cinema, Fotografia, Televisione presso la LUMSA di Roma, ha spiegato quanto fosse delicato l’incarico di don Francesco a capo del Centro Cattolico Cinematografico, considerando che “nel 1955 ogni due cinema in Italia c’era una sala parrocchiale. Il suo incaricò lo portò a conoscere e diventare amico dei più grandi registi italiani del dopoguerra, come Olmi, Fellini e Rossellini, in un periodo in cui il cinema del nostro paese era secondo soltanto a quello americano”.

Da sinistra a destra: Luigi Saitta, Liliana Cavani, Francesco Giorgino, Paola Dalla Torre, Fabio Angelicchio.

Il pericolo di “ritrovarsi in pochini”

Paracadutista, renitente, partigiano, militante della DC, amico di san Josemaría e del beato Álvaro, sacerdote, parroco di San Giovanni Battista al Collatino per venticinque anni: don Francesco Angelicchio ha vissuto una vita straordinaria, nella quale si può individuare il filo rosso di una grande amabilità e simpatia, esemplificata da suo nipote Fabio alla fine dell’evento di presentazione del libro. Don Francesco si adoperò per istituire la prima udienza pontificia con rappresentanti dello spettacolo,della stampa e dei mezzi audiovisivi. Qualcuno, però, aveva da ridire perché non tutti gli invitati all’udienza, addetti ai lavori del mondo del cinema e della televisione, vivevano le loro relazioni alla luce del Vangelo. Questa fu la risposta di don Francesco a queste critiche, riportata da suo nipote Fabio: “Se il Papa non riceve bigami, trigami, omosessuali, mi sa che ci troveremo in pochini”.


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