1. Che sappiamo di Gesù di Nazaret?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

I dati storici in nostro possesso su Gesù di Nazaret, rispetto ad altri personaggi suoi contemporanei, sono superiori e di migliore qualità. Oltre alle notizie sulla sua esistenza e sulla sua attività che conosciamo da fonti storiche non cristiane, disponiamo di tutto ciò che i testimoni della sua vita e della sua morte ci hanno comunicato. Sono tradizioni – tra le quali spiccano i quattro vangeli – orali e scritte sulla sua persona, trasmesse alla comunità di fede viva che egli stabilì e che permane ancora oggi. Tale comunità è la Chiesa.

I dati che si trovano nei vangeli apocrifi e in altri scritti extrabiblici non aggiungono nulla di sostanziale a ciò che ci offrono i vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni: ma lo confermano.

Fino al periodo dell’Illuminismo, credenti e non credenti erano convinti che tutto ciò che potevamo sapere su Gesù era contenuto nei quattro Vangeli. Ma, dal momento che si tratta di testi scritti da chi professava la fede in Cristo, alcuni storici del XIX secolo hanno messo in dubbio l’oggettività di quelle informazioni. Per quegli studiosi i racconti evangelici erano poco credibili in quanto non contenevano ciò che Gesù disse e fece, ma ciò che credevano i suoi seguaci alcuni anni dopo la sua morte. Di conseguenza, nei decenni successivi a tali studi e fino a metà del secolo XX, si è dubitato della veridicità dei vangeli e si è arrivati ad affermare che di Gesù “non possiamo sapere quasi nulla” (R. Bultmann, Jesus, Deutsche Bibliothek, Berlin 1926, p.12).

Oggi, con il progresso della scienza storica e dell’archeologia e con la nostra migliore e più profonda conoscenza delle fonti antiche, si può affermare, con le parole di un noto specialista del mondo giudaico del I secolo dopo Cristo, che non può certo essere accusato di conservatorismo: “possiamo sapere molto di Gesù” (E.P. Sanders, Jesus and Judaism, Fortress Press, London-Philadelphia, 1985, p.2). Questo stesso autore offre, a mo’ di esempio, un elenco di affermazioni che sono fuori discussione dal punto di vista storico (precisando che un elenco completo di ciò che si sa su Gesù sarebbe molto più lungo).

1) Gesù nacque intorno all’anno 4 a.C., poco prima della morte di Erode il Grande.

2) Trascorse la sua infanzia e i primi anni dell’età adulta a Nazaret, in Galilea.

3) Fu battezzato da Giovanni Battista.

4) Scelse quelli che sarebbero stati i suoi discepoli.

5) Predicò nei villaggi e nelle campagne della Galilea.

6) Annunziò il “Regno di Dio”.

7) Intorno all’anno 30 si recò a Gerusalemme in occasione della Pasqua.

8) Provocò un certo scompiglio nella zona del tempio.

9) Celebrò un’ultima cena con i suoi discepoli.

10) Fu catturato e interrogato dalle autorità giudaiche, in particolare dal Sommo Sacerdote.

11) Fu giustiziato per ordine del prefetto romano, Ponzio Pilato.

Sanders aggiunge inoltre una breve lista di fatti altrettanto sicuri, come conseguenza della vita di Gesù:

1) All’inizio i suoi discepoli fuggirono.

2) Lo videro (gli storici discutono in che senso) dopo la sua morte.

3) In conseguenza di ciò, credettero che sarebbe tornato per instaurare il suo Regno.

4) Costituirono una comunità nell’attesa del suo ritorno e cercarono i convincere altri che Gesù era il Messia di Dio. (E.P. Sanders, Gesù, la verità storica, Milano, Mondadori, 1995).

Dunque, lo sviluppo della ricerca storica permette di stabilire come certi almeno questi fatti, il che non è poco per un personaggio vissuto venti secoli fa. Non vi sono evidenze di tipo razionale che attestino con maggiore sicurezza l’esistenza di personaggi noti, come per es. Socrate o Pericle, rispetto a quelle che ci offrono le prove dell’esistenza di Gesù. Inoltre i dati oggettivi criticamente verificabili relativi a questi personaggi storici in genere sono sempre molto minori. Partendo da questa base minima su cui gli storici sono d’accordo, si possono considerare degni di fede anche altri dati contenuti nei Vangeli. L’applicazione dei criteri di storicità permette di stabilire il grado di coerenza e probabilità delle affermazioni evangeliche e che ciò che è contenuto in questi racconti è sostanzialmente sicuro.

Questi dati suggeriscono di pensare che era lui il Messia che doveva venire per reggere il suo popolo come un nuovo Davide e forse ancora di più: che Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo. Per accogliere questo suggerimento abbiamo bisogno di un aiuto divino, gratuito, che fornisce una luce nuova alla nostra intelligenza e la rende capace di cogliere in tutta la sua profondità la realtà in cui vive. Si tratta di una luce che non altera la realtà, ma permette di percepirla in tutte le sue sfumature effettive, molte delle quali sfuggono allo sguardo comune. È la luce della fede.