​Meditazioni: Venerdì dopo l’Epifania

Riflessioni per meditare l'8 gennaio. Ecco i temi proposti: I nostri desideri di guarigione personale; Gesù, medico divino, ci guarisce; Il dialogo con Lui trasforma la nostra vita.

I nostri desideri di guarigione personale ǀ Gesù, medico divino, ci guarisce ǀ Il dialogo con Lui trasforma la nostra vita


I nostri desideri di guarigione personale

Ora che comincia l’anno, la liturgia ci aiuta a considerare le principali manifestazioni del Signore. Dopo aver meditato sugli inizi della vita pubblica di Gesù nella sinagoga di Nazaret, oggi leggiamo il racconto di un miracolo pieno di significato teologico. «Mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi» (Lc 5, 12). Soffrire di questa malattia in quel tempo era un’autentica calamità: le persone che ne soffrivano erano obbligate ad andar via dalla città e a portare un campanello che annunciava la loro vicinanza; in tal modo le persone sane, udendole, si potevano allontanare dal pericolo del contagio.

Comunque, in questo caso, un lebbroso si presenta audacemente davanti al Signore e gli rivolge una richiesta piena di fede: «Gli si gettò dinanzi, pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi”» (Lc 5, 12). Con i suoi gesti e con la convinzione della propria supplica confessa la divinità e l’onnipotenza di Gesù. I Padri della Chiesa considerano la lebbra una rappresentazione del peccato, e così l’atteggiamento del lebbroso diventa per noi un modello di comportamento. Nel nostro esame personale ci rendiamo conto di avere bisogno in ogni momento di essere guariti dal Medico divino. «La supplica del lebbroso mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi. Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia»[1].

«Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Possiamo ripetere questa giaculatoria con la fede del lebbroso, ben sapendo che il Signore ci ha redenti ed è disposto a darci la sua forza per aiutarci a essere buoni figli.


Gesù, medico divino, ci guarisce

La liturgia degli ultimi giorni del tempo di Natale collega i racconti dei primi giorni di Gesù con il mistero pasquale, che è la conclusione alla quale è diretta l’Incarnazione. Per questo motivo, ora faremo qualche considerazione sul potere con il quale Gesù guariva dalle malattie, manifestazione anticipata della remissione dei nostri peccati. «Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio. Sii purificato!”. E immediatamente la lebbra scomparve da lui» (Lc 5, 13). Gesù non soltanto non rifiuta il dialogo con il lebbroso, ma lo tocca. Non teme il contagio, non rifiuta il contatto con le nostre miserie. Il malato ha la prova della misericordia e dell’efficacia divina del Maestro quando ascolta le parole che risuonano sempre dietro il sacramento della Penitenza: «Lo voglio. Sii purificato!».

«È medico e cura il nostro egoismo quando lasciamo che la sua grazia penetri sino in fondo alla nostra anima. Gesù ci ha avvertiti che la malattia peggiore è l’ipocrisia, l’orgoglio che porta a dissimulare i propri peccati. Con il Medico è necessaria una sincerità assoluta, bisogna spiegare interamente la verità e dire: Domine, si vis, potes me mundare!, Signore, se vuoi – e Tu vuoi sempre – puoi guarirmi. Tu conosci la mia fragilità; avverto questi sintomi, soffro queste debolezze. E gli mostriamo con semplicità le ferite, e il pus, se c’è pus. Signore, Tu che hai curato tante anime, fa’ che, mentre ti porto nel mio cuore o ti contemplo nel Tabernacolo, ti riconosca come Medico divino»[2].

Il vangelo di san Luca prosegue: «Gli ordinò di non dirlo a nessuno: “Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro» (Lc 5, 14). Durante i tre anni nei quali i discepoli vissero con Gesù hanno avuto la possibilità di osservare – come ci fa notare san Josemaría – che «l’abisso di malizia che il peccato comporta è stato colmato da una Carità infinita. Dio non abbandona gli uomini [...]. Questo fuoco, l’ardente desiderio di compiere il decreto salvifico del Padre, informa tutta la vita di Cristo, fin dalla nascita a Betlemme»[3]. Anche noi possiamo essere testimoni di come il Signore ci ha risanati con la sua carità infinita.


Il dialogo con Lui trasforma la nostra vita

Dopo questo miracolo tanto evidente, il prestigio di Gesù si diffuse per tutta la regione: «Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie» (Lc 5, 15). Tuttavia, Gesù non si dimostrava interessato alla popolarità né a rivolgere a se stesso il frutto di quelle azioni miracolose. «Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare» (Lc 5, 16). Ritirarsi e pregare. Dopo una giornata apostolica, pur nella stanchezza dovuta al lavoro, Gesù ci insegna che l’orazione è l’anima del nostro agire. «Dobbiamo essere anime contemplative, e perciò non possiamo abbandonare la meditazione – diceva san Josemaría – [...]. Ora siamo ancora più obbligati a essere veramente anime di orazione, offrendo al Signore con generosità tutto quello di cui ci occupiamo, senza mai abbandonare il nostro dialogo con Lui, qualunque cosa succeda. Se vi comportate così, vivrete uniti a Dio per tutta la giornata»[4].

Consolati dalla misericordia con cui Gesù guarisce il lebbroso, possiamo avvicinarci ai sacramenti e ai nostri momenti di orazione mentale con molta fiducia. «Grazie a questi momenti di meditazione, grazie alle orazioni vocali e alle giaculatorie, sapremo trasformare la nostra giornata, con spontaneità e senza spettacolarità, in una lode continua a Dio. Ci manterremo alla sua presenza, così come gli innamorati rivolgono continuamente il loro pensiero alla persona amata, e tutte le nostre azioni, anche le più piccole, si riempiranno di efficacia spirituale»[5].

Possiamo approfittare di questi momenti di dialogo con il Signore per chiedergli di darci una preghiera che trasformi la nostra vita, nella stessa maniera con cui Gesù trasformò quella del lebbroso del racconto evangelico. La Vergine santissima ci aprirà la porta del dialogo contemplativo con la Trinità mentre noi chiediamo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».


[1] Papa Francesco, Udienza, 22-VI-2016.

[2] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 93.

[3] Ibid, n. 95.

[4] San Josemaría, Appunti di una riunione familiare, IX-1973.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 119.