​Meditazioni: sabato della 2ª settimana di Avvento

Riflessioni per meditare nel sabato della seconda settimana di Avvento. Ecco i temi proposti: Vediamoci come Dio ci vede; Lo spirito di penitenza; La purificazione interiore.

Vediamoci come Dio ci vede ǀ Lo spirito di penitenza ǀ La purificazione interiore


Vediamoci come Dio ci vede

Siamo arrivati alla fine della seconda settimana di Avvento, nella quale la liturgia ci ha fatto riflettere sulla figura di san Giovanni Battista come esempio di preparazione all’arrivo di Gesù. Nel vangelo della Messa di oggi vediamo Gesù circondato dai suoi discepoli, che gli chiedono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?» (Mt 17, 10).

Infatti, secondo una tradizione giudaica, che rimontava ai tempi del profeta Malachia, il profeta Elia sarebbe venuto di nuovo, prima dell’arrivo del Messia, per annunciarne la venuta. Il Maestro rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa» (Mt 17, 11). La missione di Giovanni Battista è consistita proprio nell’invitare al cambiamento, al rinnovamento interiore, al pentimento per i peccati personali. Dopo quasi quindici giorni di preparazione al Natale, possiamo chiedere al Signore la grazia di continuare a illuminarci, in modo da essere un po’ più capaci di vederci come Egli ci vede: mostraci, Signore, tutte le cose buone che vuoi fare con noi, tanta felicità che dipende dalla nostra docilità ai tuoi programmi; e mostraci anche i punti nei quali vuoi che miglioriamo, poiché vuoi avvicinarti di più a ciascuno di noi.

Giovanni aveva la missione di preparare la venuta di Gesù in quanto suo precursore, proclamarlo in imminente arrivo e poi indicarlo tra gli uomini; Dio conta anche su di noi per portare la gioia del Vangelo negli ambienti nei quali ci muoviamo; una gioia che «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia»[1]. «Figlio mio, prosegui con la tua personalissima orazione, che non ha bisogno di esprimersi a voce alta. Parla con il Signore così, a tu per tu, tu e Lui da soli [...]. Io desidero che tu, figlio mio, nella solitudine del tuo cuore – una solitudine piena di compagnia – affronti a viso aperto tuo Padre Dio e gli dica: “mi metto nelle tue mani!”. Sii audace, sii coraggioso, sii risoluto!»[2].


Lo spirito di penitenza

Il Vangelo di oggi prosegue con la risposta di Gesù ai discepoli: «Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro. Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista» (Mt 17, 12-13).

Fin dall’inizio della sua vita pubblica Gesù unì la sua missione personale a quella del precursore. Se vogliamo condurre una vita ancor più autenticamente cristiana, abbiamo bisogno di unirci ogni giorno al Signore: «Figlio mio, questo inizio dell’Avvento è un momento propizio per fare un atto di amore: per dire credo, per dire spero, per dire amo, per rivolgersi alla Madre del Signore – Madre, Figlia, Sposa di Dio, Madre nostra – e chiederle che ottenga dalla Trinità Beatissima più grazie per noi: la grazia della speranza, dell’amore, della contrizione. Affinché, quando a volte nella vita sembra soffiare un vento forte, secco, capace di far appassire i fiori dell’anima, non faccia avvizzire i nostri»[3].

L’unione del ministero di Gesù a quello di Giovanni Battista non si è limitato alle fasi iniziali della sua vita pubblica, perché anche più avanti lo ha associato alla sua missione redentrice, permettendo che subisse il martirio. Il tempo di Avvento ci invita a disporre le nostre anime a preparare il Natale con la preghiera e con la mortificazione. La considerazione delle sofferenze di Giovanni fino al martirio, come quelle della passione e morte di nostro Signore, ci invitano a meditare che, pur se nel nostro cammino incontriamo pene e fatiche – spesso un’autentica penitenza –, il compito di fare presente Gesù nella nostra vita è sempre preceduto, sostenuto e accompagnato dalla forza di Dio.


La purificazione interiore

«Fa’ splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi»[4]. La liturgia della Chiesa continua anche oggi a esortarci a chiedere al Signore la grazia della conversione, appianando il cammino dentro di noi. È una purificazione che non si limita soltanto ai fatti esterni, ma si riferisce anche alla nostra interiorità: a impiegare l’immaginazione e la memoria al servizio della missione, a sviluppare la nostra capacità di uscire da noi stessi per pensare al bene degli altri. «Quella parola ben trovata, la battuta che non uscì dalla tua bocca; il sorriso amabile per colui che ti annoia; quel silenzio davanti a un’accusa ingiusta; la benevola conversazione con i seccatori e gli importuni; quel non dare importanza, quotidianamente, ai mille particolari fastidiosi e impertinenti delle persone che vivono con te... Tutto questo, con perseveranza, è davvero solida mortificazione interiore»[5].

La mortificazione interiore, che purifica l’anima, non è un’attività negativa, non consiste nello smettere di fare certe cose. Al contrario, si trova in pieno territorio dell’amore, perché fa in modo che l’anima ami Dio in ogni occasione, cercando che l’immaginazione, la memoria e l’affettività vadano per la loro strada e ci portino verso la vita contemplativa. In tal modo l’anima può dire: «Ricordo i prodigi del Signore, sì, ricordo le tue meraviglie di un tempo» (Sal 76, 12); ci verranno in mente ricordi di cose grandi che accenderanno di gratitudine il cuore e gli affetti, rendendo l’amore più ardente.

Ricorriamo alla santissima Vergine perché presenti a suo Figlio il nostro desiderio di prepararci al Natale con spirito di penitenza e di purificazione interiore. In tal modo si compirà nella nostra vita quello che chiediamo nell’orazione colletta della Messa di oggi: «Sorga in noi, Dio onnipotente, lo splendore della tua gloria, Cristo tuo unico Figlio; la sua venuta vinca le tenebre del male e ci riveli al mondo come figli della luce»[6].


[1] Papa Francesco, es. ap. Evangelii gaudium, n. 1.

[2] San Josemaría, In dialogo con il Signore, Ares, Milano 2019, p. 149.

[3] San Josemaría, In dialogo con il Signore, Ares, Milano 2019, p. 160.

[4] Salmo responsoriale, sabato della II settimana di Avvento.

[5] San Josemaría, Cammino, n. 173.

[6] Orazione colletta, sabato della II settimana di Avvento.