Lettera del prelato (gennaio 2017)

Prima lettera di mons. Fernando Ocáriz ai fedeli dell'Opus Dei. Ha in mente quanto vissuto dal 23 gennaio, ringrazia per le preghiere rivolte alla sua persona e ricorda mons. Javier Echevarría.

Carissimi: Gesù mi protegga le mie figlie e i miei figli!

Comprenderete l’emozione con cui vi scrivo chiamandovi per la prima volta figlie e figli miei. Sin dalla sera di lunedì 23, le vostre sorelle e i vostri fratelli di Roma hanno cominciato a chiamarmi Padre. Lo hanno fatto con una naturalezza e una spontaneità che mi hanno sorpreso e commosso. Io, invece, ho tardato quasi una settimana prima di spingermi a chiamarli alcune volte figlie e figli, e ancora mi sento confuso mentre ringrazio Dio per questa fedeltà forte e al contempo semplice. Siamo tutti fratelli in Cristo, e io, ora, sono anche Padre di questa moltitudine di persone che fanno parte dell’Opus Dei nel mondo intero: un immenso numero di laici, uomini e donne dai più diversi orizzonti, e molti sacerdoti, alcuni incardinati nella Prelatura, altri nelle più svariate diocesi dove dipendono esclusivamente dal rispettivo Vescovo, pur facendo anche parte di questa piccola famiglia ben unita per servire la Chiesa.

In questi giorni mi venivano in mente quelle parole di san Paolo ai Corinzi, che rimarcano come la chiamata di Dio ci preceda sempre, non indietreggiando dinanzi alla nostra pochezza e debolezza (cfr. 1 Cor 1, 27). Ringrazio Dio per la serenità che mi concede e che non mi spiegherei se non fosse per la vostra preghiera e vicinanza. Chiedo alla Vergine Santissima – e voi chiedetelo con me – che restiamo sempre molto uniti, con l’unità che ci concede lo Spirito Santo, Amore infinito.

Il ricordo di don Javier, secondo successore di san Josemaría, è costante. Non è un pensiero rivolto al passato; appartiene piuttosto alla storia delle misericordie di Dio, che in qualche modo restano sempre vive nella Chiesa. Ricordare don Javier significa anche volgere lo sguardo a san Josemaría e al beato Álvaro. È ricordare con profonda gratitudine un uomo che ha donato la sua vita per fare l’Opera come buon figlio di due santi, e che ora continua ad aiutarci dal Cielo.

Ogni generazione di cristiani deve redimere e santificare il suo tempo, e per riuscirci deve comprendere e condividere le ansie degli altri uomini, a loro uguali, per far loro conoscere, con il dono delle lingue, come devono corrispondere all’azione dello Spirito Santo, all’effusione permanente delle ricchezze del Cuore divino. Tocca a noi cristiani del nostro tempo annunciare oggi, a questo mondo al quale apparteniamo e nel quale viviamo, il messaggio antico e nuovo del Vangelo (È Gesù che passa, n. 132). Figlie e figli miei, ora tocca a noi, ogni giorno, incarnare questi aneliti apostolici del nostro fondatore, rendere realtà quel suo lemma: Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam.

Con tutto il suo affetto, vi benedice

vostro Padre

Fernando

Roma, 31 gennaio 2017.