Un consiglio del prelato ai giovani: leggete il vangelo di san Marco

Intervista a mons. Fernando Ocáriz pubblicata dall’agenzia di notizie Zenit. Il prelato dell’Opus Dei parla soprattutto dei giovani nella vita della Chiesa.

Il sacerdote argentino Claudio Caruso, presente allo storico appuntamento mondiale di Panama, ha intervistato il prelato, mons. Fernando Ocáriz, in esclusiva per Zenit. Ecco qui di seguito l’intervista.


Nel dibattito pubblico a volte sembra che la religione sia presentata come una cosa del passato, un’anticaglia. Secondo lei, qual è la via migliore per mostrare ai giovani che la felicità sta nel centrare la propria vita nell’imitazione di Cristo?

Può darsi che questa percezione nasca da una concezione del cristianesimo come un elenco di precetti e di obblighi, o come la commemorazione di eventi del passato. Invece il cristianesimo è un incontro personale di amore con Cristo. Un amore che restituisce il profondo significato alla vita. È vero; nel dibattito pubblico alcuni presentano la religione come qualcosa di antiquato; eppure vediamo ai giorni nostri molta gente assetata di pace, di felicità, assetata di Dio.

L’azione di Dio nel mondo è silenziosa, avviene nell’intimo delle persone, nella relazione personale. Penso che la testimonianza di questo incontro personalissimo con Cristo, assieme alla profonda gioia che suscita, sia una buona strada perché i giovani – e ogni altra persona – possano scoprire la felicità di una vita con Cristo. Così è stato fin dai primi passi del cristianesimo, come scrisse san Giovanni: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi”.

In che modo possiamo mostrare, testimoniare e contagiare le virtù e la persona della Vergine Maria, Regina della pace, ai giovani di oggi?

Anche se sono pochi i passi del Nuovo Testamento dove si parla esplicitamente della Vergine Maria, una lettura tranquilla e meditata di questi testi può insegnarci il modo d’essere di nostra Madre.

Prendendo lo spunto dalla Giornata mondiale della Gioventù, Papa Francesco propone ai giovani il “sì” di Maria all’invito di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Un “sì” che richiede un atteggiamento di ascolto della volontà di Dio, una decisione di mettersi al suo servizio e a quello degli altri. La Vergine Maria è madre, è nostra Madre. Impareremo da lei, standole assieme. In uno dei suoi libri san Josemaría consiglia di avere una esperienza personale, particolare, dell’amore materno di Maria. Dava questo consiglio: “Non basta sapere che Ella è Madre, considerarla tale, e parlare di Lei come tale. È tua Madre, e tu sei suo figlio; ti vuole bene come se tu fossi il suo figlio unico sulla terra. Trattala di conseguenza: raccontale tutto ciò che ti succede, rendile onore, amala. Nessuno può farlo al tuo posto, né come tu lo faresti, se non sei tu stesso a farlo”.

Come è possibile aiutare i giovani a non scoraggiarsi costatando la mancanza di unità tra i cattolici e sentendo certe notizie, a volte scandalose, che hanno per protagonista alcuni pastori della Chiesa? Come fare a non perdere la pace e trasmettere serenità e speranza?

Altre volte ho ricordato che ci può essere di aiuto considerare che la Chiesa non è soltanto il gruppo di uomini e donne che ne fanno parte, ma soprattutto – come spiegava san Josemaría - è «Cristo presente in mezzo a noi, Dio che viene incontro all’umanità per salvarla, chiamandoci con la sua rivelazione, santificandoci con la sua grazia, sostenendoci con il suo costante aiuto» (È Gesù che passa, n. 131). Anche se noi, uomini e donne che facciamo parte del Popolo di Dio, sbagliamo e commettiamo errori, Dio è con noi, nella sua Chiesa.

Viste queste difficoltà, evidenti agli occhi di tutti, nel mese di ottobre Papa Francesco ha invitato tutti i cattolici a recitare ogni giorno il Rosario durante quel mese, concludendolo con la invocazione Sub tuum praesidium e con la preghiera a san Michele Arcangelo. Questo è un altro aspetto fondamentale: offrire preghiere e penitenza è un modo stupendo di amare sempre più la Chiesa e il Papa.

Lei ci sta parlando molto e ci sta spronando a chiedere luce per vedere e forza per volere; come possiamo aiutare a incanalare l’entusiasmo dei giovani e indurli a sognare alto?

In realtà le Giornate mondiali della Gioventù sono una dimostrazione della gioia che caratterizza i giovani con ideali, una gioia che riescono a contagiare a tutta la Chiesa. Il Papa li incoraggiava a trasmettere questo entusiasmo con il suo famoso “Fate confusione!”. È, dunque, una cosa positiva.

Nello stesso tempo, ogni giovane dovrà essere aiutato affinché queste giornate di Panama non restino nelle loro vite un avvenimento isolato, ma accendano in ciascuno il desiderio di approfondire la vera origine di tale gioia, che è Cristo. La vita ordinaria – con i suoi momenti buoni, meno buoni e indifferenti – può sembrare arida, un deserto, a chi si limita ad accendere la propria fede nei momenti di entusiasmo. Invece san Josemaría ci ricorda che “Lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo”.

I giovani vivono la loro vita molto intensamente; per questo a volte possono incontrare qualche difficoltà a “vedere” che Cristo è rimasto con loro. Un consiglio semplice e pratico può essere quello di leggere ogni giorno il Vangelo per alcuni minuti. Se non hanno questa abitudine, possono cominciare con il Vangelo di san Marco, che è breve e diretto. Questi minuti possono avere un grande effetto nella loro vita.