Toscana Oggi: il contributo delle donne dell'Opus Dei alla Chiesa

Novant'anni di presenza femminile: quando l'Opus Dei si aprì alle donne. Articolo pubblicato sul numero del 16 febbraio 2020 di "Toscana Oggi".

Mia madre tornò la prima volta da alcuni giorni di ritiro spirituale con l'Opus Dei e io, nonostante avessi solo 8 anni, mi resi subito conto che qualcosa era cambiato. C'era aria nuova in casa, più gioia, meno nervosismi. Tre figli maschi mettono a dura prova ogni mamma che si rispetti. Il giovedì diventò un giorno speciale perché a tavola compariva sempre un piccolo dolce, una sorpresa, qualcosa insomma di speciale. Mamma ci spiegò che il giovedì era il giorno dell'Eucarestia, Gesù proprio di giovedì aveva istituito questo sacramento così bello e importante per la vita dei suoi fratelli.

Adesso non so come spiegarlo bene, ma posso assicurare che quei gesti mi accompagnarono alla Comunione con una naturalezza e con una profonda gioia, un vero desiderio di stare con Gesù. Perché era bello, è bello. Gioioso. Josemaría Escrivá nel 1928 ebbe la grazia di Dio per fondare l'Opus Dei e non pensò che ci dovessero essere anche le donne. Lo mise pure per iscritto: «nell'Opus Dei non ci saranno donne nemmeno a parlarne». Dopo 17 mesi da quel 2 ottobre la voce di Dio bussò forte al cuore e all'intelligenza di Escrivá: Josemaría, adesso le donne, 14 febbraio 1930.

Il santo fondatore dell'Opus Dei non fece orecchie da mercante, si mise subito a lavorare a questo obiettivo.

Da buon aragonese la cocciutaggine non gli mancava, arrivarono le prime donne, forti, coraggiose, e meravigliose. E così sono state in tutti questi primi 90 anni, portando come frutto saporito nella Chiesa e nella società civile quel «genio femminile» fatto di accoglienza, saggezza e intraprendenza che san Giovanni Paolo II aveva tanto elogiato.

Non riesco ad immaginare l'Opus Dei senza donne. Che cosa hanno combinato in questi 90 anni Dio solo lo sa: scuole professionali in Africa, per le contadine in Messico, centri culturali, università, centri di accoglienza, case di moda, ispirate all'eleganza e al rispetto per il corpo femminile. E poi tutto quello che non si vede, o meglio si vede quando non viene fatto, perché è un lavoro insostituibile e straordinario che tutti amiamo: la cura della casa che manifesta attenzione ai familiari e invita all'ospitalità. Inesauribili. Immense. Nonne, madri, zie, sorelle, spose e figlie che rubano il cuore agli uomini e lo custodiscono.

Il 18 maggio 2019 Guadalupe Ortiz de Landázuri, professoressa di chimica, è stata proclamata beata, prima laica dell'Opus Dei. Prima della beatificazione parlavo con una docente universitaria qui a Firenze, le dissi «sai che la prossima settimana c'è la beatificazione della prima laica dell'Opus Dei? Era docente di chimica». E lei: ah, bello, che cosa ha fatto? L'insegnante, le ho risposto. Mi ha guardato sbigottita. È così, uno fa l'insegnante, l'avvocato, l'operaio, la style coaching, la madre di famiglia e si ritrova sugli altari. E di donne in fila per la beatificazione nell'Opus Dei ce ne sono diverse. Anche uomini.

Giorgio Fozzati