Siamo sempre presenti nella Messa

In questi giorni ci viene offerta l'occasione tornare a desiderare con più forza la Santa Messa, di far crescere "in noi un appassionato amore all'Eucaristia". Un articolo di don Giovanni Zaccaria

Entrando nella Cattedrale di Monreale, alcuni anni fa, ho avuto la fortuna di ascoltare una bellissima spiegazione dei mosaici che ricoprono le pareti della chiesa e che con grande sapienza conducono il fedele ad addentrarsi nel mistero della storia della salvezza: dalla porta del paradiso, come era chiamata la porta di ingresso della Cattedrale, alla creazione di Adamo ed Eva e poi via via le grandi vicende dell’Antico Testamento che conducono a quelle di Gesù e dei suoi apostoli, per culminare, in corrispondenza dell’abside, con l’incontro con Cristo: il Pantocrator, che con il suo sguardo e il suo gesto abbracciano il pellegrino venuto a porgere il suo omaggio a Dio.

Tutta questa meraviglia e questa profusione di perizia artistica non è casuale, ma una scelta molto saggia: nel luogo in cui si celebra la liturgia, anche le pareti parlano di quel che accade durante la celebrazione.

La grandezza della Messa e di tutte le celebrazioni liturgiche è tale che quanto viene annunciato, si realizza

La grandezza della Messa e di tutte le celebrazioni liturgiche è tale che quanto viene annunciato, si realizza: la salvezza promessa da Dio fin dalla fondazione del mondo[1], l’alleanza offerta agli uomini molte volte, la speranza nella quale Dio stesso ha insegnato a sperare per mezzo dei profeti,[2] non soltanto si è realizzata nella pienezza dei tempi quando il Figlio è venuto a noi come salvatore, ma si realizza sull'altare ogni volta che la Chiesa celebra i santi misteri.

Spesso sono proprio le creazioni artistiche che ci ricordano una grande verità: quando il sacerdote sale all'altare non è mai solo, ma tutta la Chiesa nei cieli e sulla terra è presente in quel momento. Non importa quanta gente partecipi alla celebrazione; in quel momento il cielo è squarciato e la Chiesa tutta presenta al Padre la propria offerta, chiedendogli che la accetti con il suo sguardo sereno e benigno e che quell'oblazione, unita al sacrificio di Cristo sia portata sull'altare del cielo davanti alla maestà divina, e che scenda su tutti gli uomini la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo.[3]

la liturgia riunisce tutti i fedeli di tutti i luoghi e di tutti i tempi

È impressionante pensare che la liturgia riunisce tutti i fedeli di tutti i luoghi e di tutti i tempi: la Madonna, gli Apostoli, i Santi e tutti coloro che già godono della visione beatifica sono una cosa sola con tutti i battezzati che lottano e sperano quaggiù sulla terra, immersi nel compito faticoso e splendido di riportare il mondo al Padre. Tutti insieme, non importa che siano fisicamente presenti ad una celebrazione o che semplicemente vi si uniscano con l’intenzione.

Ed è ancora più impressionante pensare che l’offerta che il corpo mistico di Cristo, cioè il Capo e le membra insieme, presenta al Padre va a beneficio di tutta l’umanità: dei credenti certamente, che in quanto membra di quel Corpo ne ricevono l’aiuto direttamente proprio perché innestati in Lui, ma anche di coloro che ancora non conoscono Cristo ai quali la salvezza viene offerta come dono immeritato e grandioso.

Forse questo momento così difficile, nel quale siamo privati della Santa Messa può diventare una grande opportunità per crescere in fede, per chiedere al Signore che ci aumenti la fede: fede in quel sacramento che desideriamo con tutte le forze, e di cui forse sottovalutiamo la portata e la potenza, perché di efficacia infinita anche per chi per giuste ragioni non possa prendervi parte. Fede in quel Dio che ci ha creati senza di noi e la cui mano non è troppo corta per salvare, né troppo duro l’orecchio per udire.[4]

Desideriamo con tutto il cuore la Messa perché è l’Eucaristia che fa la Chiesa.

Fede nella Parola di Dio, che «è viva efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4,12): in assenza dell’Eucaristia possiamo riscoprire la bellezza dell’ascolto della Parola, della condivisione in famiglia, della meditazione.

Desideriamo con tutto il cuore la Messa, e i motivi non ci mancano, perché è l’Eucaristia che fa la Chiesa. Possiamo offrire al Signore questo desiderio in riparazione per tutte le volte in cui avremmo potuto riceverlo con facilità e non l'abbiamo fatto; per tutte le volte in cui l’abbiamo ricevuto distrattamente, dandolo per scontato. Potremo in questo modo lasciare che cresca in noi un appassionato amore all'Eucaristia, purificato da tutte le scorie di superbia, di amor proprio, di ribellione di fronte alle circostanze che stiamo vivendo; un amore che ci porterà a desiderare ardentemente di riceverlo. L'offerta del desiderio sarà la migliore che possiamo fare per chiedere che si abbrevi il tempo della prova.

Chiediamo al Signore che questo desiderio ci porti a vederlo nei piccoli che stanno accanto a noi

Chiediamo al Signore che questo desiderio ci porti a vederlo nei piccoli che stanno accanto a noi, ad ascoltarlo nelle vicende della giornata, a scoprirlo nel tabernacolo di una chiesa che non avevamo mai notato.

Potrebbe sembrare che per me, prete, sia più facile parlare: dopo tutto io la Messa continuo a celebrarla tutti i giorni. Ci fa bene pensare alla grande battaglia di Israele contro gli Amaleciti sulla pianura di Refidim: Mosé stava sul monte con le mani alzate, accompagnato da Aronne e Cur, mentre Giosué conduceva le schiere di Israele.[5] Noi preti in questo momento siamo come Mosé, Aronne e Cur: siamo chiamati a pregare per il popolo in battaglia. Confidiamo nella potenza della preghiera e nella misericordia di Dio e affidiamo a Lui le nostre sorti, sapendo che Dio non perde battaglie.

di don Giovanni Zaccaria


[1] Cfr. Gen 3,15: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».

[2] Cfr. Messale Romano, Preghiera Eucaristica IV.

[3] Cfr. Messale romano, Preghiera Eucaristica I.

[4] Cfr. Is 59,1: «Ecco, non è troppo corta la mano del Signore per salvare; né troppo duro è il suo orecchio per udire».

[5] Cfr. Es 17,8-13: «Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. 9 Mosè disse a Giosuè: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio". 10 Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. 11 Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. 12 Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. 13 Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada».