Saxum: Il beato Álvaro in Terra Santa (III)

Nel suo quarto giorno in Terra Santa, il beato Álvaro prosegue il suo viaggio verso Gerusalemme, dove s'inginocchia davanti alla pietra del Santo Sepolcro. In questa serie di articoli ripercorriamo i giorni di pellegrinaggio che fece poco prima di tornare alla Casa del Padre.

Il 17 marzo il beato Álvaro e i suoi compagni da Nazareth raggiungono Cana di Galilea, dove visitano la chiesa che ricorda l’episodio delle nozze e del primo miracolo. Qui leggono il passo corrispondente del Vangelo di Giovanni. Poi, proseguono il loro viaggio verso il Monte Tabor.

Presso la Basilica della Trasfigurazione, nella cappella di Mosè, celebrano la Santa Messa. In precedenza, in macchina, avevano letto e meditato sui testi evangelici della Trasfigurazione del Signore. Scendendo, don Alvaro raccoglie alcuni fiori selvatici del luogo per portarli a Roma.

Con emozione, si inginocchia, tocca e mette la fronte sulla pietra del Santo Sepolcro. É un momento di intenso e prolungato silenzio.

Dunque si dirigono a Gerusalemme, percorrendo la valle del Giordano. Attraversano Gerico e leggono il testo evangelico della guarigione del cieco e dunque anche quel “Domine, ut videam!” tanto caro a san Josemaria. All’ingresso di Gerico fanno sosta accanto a un sicomoro e ricordano l’episodio evangelico di Zaccheo.

“Questo ci serva a ricordarci che, come Zaccheo, dobbiamo mettere i nostri sforzi per incontrare il Signore; e se facciamo questo sforzo, non cesseremo mai di sentire la Sua chiamata”.

Riprendono il viaggio verso Gerusalemme e dalla macchina individuano il Monte delle tentazioni.

Appena raggiunta la città santa, don Álvaro vuole subito visitare e pregare nella Basilica del Santo Sepolcro. Con emozione, si inginocchia, tocca e mette la fronte sulla pietra del Santo Sepolcro. É un momento di intenso e prolungato silenzio.

Salgono anche al Calvario e, nonostante l’età e le sue condizioni fisiche, don Álvaro si inginocchia e si sporge in avanti con la testa per baciare e toccare il luogo che la tradizione considera come quello in cui fu infissa la Santa Croce.

Don Álvaro si inginocchia e si sporge in avanti con la testa per baciare e toccare il luogo che la tradizione considera come quello in cui fu infissa la Santa Croce.

Uno dei suoi compagni di questo viaggio, mons. Joaquín Alonso, ricorda così un aneddoto di quel giorno:

“Quel 17 marzo don Álvaro scrisse varie cartoline per inviare un ricordo di Terra Santa ai suoi figli e figlie di Roma e a varie persone della Santa Sede. Quello stesso giorno e l’indomani inviammo per posta le lettere. Per mia sorpresa, il giorno dopo il ritorno a Roma, quando il Signore aveva già chiamato don Álvaro alla vita eterna, mi accorsi di aver dimenticato nella borsa una delle cartoline da impostare scritta il 17. Era indirizzata a mons. Stanislaw Dziwisz e gli chiedeva di far giungere al Santo Padre il suo costante ricordo e preghiera da Gerusalemme. Mi commossi leggendola: don Álvaro chiedeva a don Stanislaw di comunicare al Papa il desiderio di essere (lo diceva al plurale) fideles usque ad mortem. Non resistetti alla tentazione di fotocopiare la cartolina. Erano le ultime parole che don Álvaro rivolgeva al Papa”.