Salvador Canals, una vita da apripista

Salvador Canals è stato su uno dei giovani che fu vicino a san Josemaría quando l'Opus Dei muoveva i primi passi negli anni '40. In occasione della pubblicazione della sua biografia, in questo articolo ripercorriamo i momenti più importanti della sua vita.

La vita di don Salvador Canals è stata breve ma piena di fatti significativi. Nato a Valencia nel 1920, fu sacerdote dell'Opus Dei, canonista, uditore della Rota, esperto della pastorale cinematografica, editore, autore spirituale. Dopo aver trascorso l’infanzia a Reinosa, piccola città nel nord della Spagna nel 1932 si trasferì con la famiglia a Madrid. Nel 1942 si trasferì a Roma, dove visse fino alla sua morte nel 1975.

L’Impegno con l'Opus Dei

Nel 1940 conosce l’Opus Dei grazie al suo migliore amico di Reinosa, Juan Antonio Paniagua. L'incontro di Babo, così Salvador era chiamato in famiglia, con l'Opus Dei avvenne in un periodo – subito dopo gli orrori della guerra civile (1936-1939) – in cui le vocazioni tra i giovani spagnoli erano cresciute molto.

Salvador, che durante la guerra aveva frequentato molto un padre gesuita, aveva pensato di entrare nella Compagnia di Gesù. Ma fu nel 1940, dopo aver incontrato san Josemaría Escrivá, che ebbe la certezza di aver trovato il proprio cammino.

Salvador si era dimostrato un bravo studente. Grazie alle agevolazioni del dopoguerra per l'avanzamento nei corsi universitari, si laureò in Legge in due anni (1940-1942). Poi, con José Orlandis, altro membro dell'Opus Dei, si recò a Roma con una borsa di studio per conseguire un dottorato in diritto commerciale.

Nelle circostanze di confusione e precarietà tipiche della guerra non era ancora il momento che l'Opus Dei si stabilisse in Italia, ma san Josemaría desiderava che qualche membro risiedesse nella città del Papa, affinché la sua semplice presenza, come scriverà più tardi José Orlandis, potesse aiutare "a far cadere i pregiudizi e a mostrare il vero volto dell'Opus Dei nella sua realtà semplice e genuina".

Poco dopo il loro arrivo a Roma, il 15 gennaio 1943, José e Salvador furono ricevuti in udienza da Pio XII, al quale spiegarono che cosa fosse questa nuova fondazione chiamata Opus Dei, nei cui riguardi, ai tempi, non mancavano dubbi e incomprensioni.

José Orlandis condivise con Salvador Canals, a Roma, i momenti più difficili della guerra, e dopo tre anni tornò in Spagna. Salvador, invece, rimase a Roma fino alla sua morte, nel 1975.

Questo lo ha reso, durante tutta la sua vita, la persona che per più tempo era stata "trapiantata" (come ripeteva spesso il fondatore) in un paese diverso dal suo per portare il seme dell'Opus Dei.

A Roma Canals scrisse una tesi di dottorato sul diritto di riproduzione cinematografica, che discusse nel 1946 e pubblicò nel 1953. Studiò anche diritto canonico e teologia presso il Laterano. Da quel momento cominciò a pubblicare anche alcune opere canoniche.

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Nel 1948, Salvador fu ordinato sacerdote a Roma. Dal 1946, quando il beato Álvaro del Portillo e poi san Josemaría si stabilirono a Roma, Salvador fu, per molti aspetti, il braccio destro del primo.

Nei primi anni a Roma si dedicò ad aiutare il fondatore e il beato Álvaro nelle fasi della prima approvazione pontificia come istituto secolare; conobbe anche diversi membri della Curia con cui strinse una sincera amicizia e con i quali avviò anche dei progetti editoriali. Questi progetti, tra cui la rivista Studi Cattolici, avevano il preciso scopo di incontrare il mondo contemporaneo prestando attenzione anche al ruolo dei cristiani laici nella cultura.

Salvador Canals nel 1954 fu nominato consulente della Pontificia Commissione per la Cinematografia, la Radio e la Televisione. Dal suo vecchio interesse tecnico per i contratti cinematografici aveva maturato un'attenzione più generale alla settima arte. Nel corso degli anni Cinquanta scrisse numerosi articoli su diversi aspetti pastorali relativi al cinema.

Nella Rota

Canals, che dal 1958 era giudice sinodale del vicariato di Roma, venne nominato nel 1960 giudice uditore della Rota romana. Da quel momento in poi, il suo incarico rotale lo assorbirà più di ogni altra cosa, e da quel momento ridusse di molto l’impegno nelle sue altre occupazioni.

In aggiunta cominciarono anche i suoi problemi di salute, soprattutto dal 1962, che lo limitarono enormemente. Ad esempio, sia nell'autunno 1962 che nel 1963 fu costretto a letto.

In quegli anni, tuttavia, il suo lavoro alla Rota fu importante, soprattutto nel campo del diritto matrimoniale. Una sua sentenza divenne particolarmente nota: ed è quella del 21 aprile 1970, relativa al caso di un uomo che aveva contratto un matrimonio canonico, senza dire alla futura moglie che era già civilmente sposato. In seguito fu molto commentata dai canonisti, tra cui la canonista spagnola Carmen Peña per la quale la coram Canals, così è conosciuta nell’ambiente la sentenza, è una pietra miliare, il punto di partenza della prospettiva personalista sul diritto matrimoniale.

Una spiritualità serena e positiva

Salvador aveva una visione positiva della vita cristiana che ha riversato in molti contributi per la rivista Studi Cattolici, di cui è stato anche direttore. I suoi articoli erano particolari per la vicinanza al lettore verso il quale si rivolgeva personalmente, e per l’invito ad andare in profondità nel rapporto con Dio. Nel 1962 li raccolse anche in un unico libro che fu poi tradotto in diverse lingue.

José Orlandis, poi, lo ricorda come "una delle anime più nobili, una delle personalità più luminose e attraenti che ho avuto la fortuna di incontrare nel corso della mia non più breve vita sulla terra”. E ancora in altre occasioni ha parlato di lui come "un'anima chiara, trasparente, serena, un cuore grande e generoso", con "una simpatia travolgente e gioiosa".

Purtroppo, la salute di Salvador fu sempre fragile tanto che il progressivo peggioramento dei suoi disturbi epatici lo fece stare sotto controllo medico per lunghi periodi, e alla fine lo portò ad una morte prematura, il 24 maggio 1975.

Il giorno dopo san Josemaría, che era a Barbastro, sua città natale, per ricevere un riconoscimento pubblico, interruppe il suo discorso ufficiale per ricordare, commosso, questo suo figlio: "Un'anima pulita, un'intelligenza eroica [.....]. Ha servito la Chiesa con le sue virtù, con il suo talento, con il suo sforzo, con il suo sacrificio, con la sua gioia, con questo spirito dell'Opus Dei che è spirito di servizio”.

Recentemente è stato pubblicato, in lingua spagnola, “Salvador Canals. Una biografía (1920-1975)", scritto dallo storico Alfredo Méndiz, vicedirettore dell'Istituto Storico San Josemaría Escrivá a Roma. Il libro è edito da Rialp.