Video riassunti del viaggio pastorale in Kenya e Uganda

Mons. Fernando Ocáriz si è recato in Kenya e Uganda dal 14 al 22 dicembre 2019 per un viaggio pastorale. In questo articolo abbiamo raccolto i due video racconti, le foto e i momenti più belli di questo viaggio.

14 dicembre | 15 dicembre| 16 dicembre | 17 dicembre | 18 dicembre | 19 dicembre | 20 dicembre | 21 dicembre | 22 dicembre


Domenica 22 dicembre

Nella mattinata il prelato dell’Opus Dei ha avuto un incontro con i fedeli della prelatura. Avvicinandosi la festa del Natale, mons. Ocáriz ha invitato i presenti a contemplare il bambino Gesù e vedere riflesso in lui l’amore infinito che Dio ha per ciascuno di noi.

Tish ha fatto una domanda che ha provocato le risate dell’uditorio. In riferimento all’idea di san Josemaría, secondo il quale il 90% della vocazione la dobbiamo ai genitori, ha voluto sapere a chi dobbiamo il rimanente 10%. Il prelato ha messo in rilievo che la vocazione dipende soprattutto dalla grazia di Dio. Tuttavia ha chiarito che Dio conta sulla collaborazione dei genitori attraverso l’educazione. L’altro 10% - ha precisato - dipenderà dall’ambiente, dai nostri amici e dall’educazione che riceviamo.

Jacinta ha fatto una domanda su come perseverare nella vocazione, e mons. Ocáriz ha risposto con una idea che san Josemaría ha riportato nell’ultimo numero di Cammino: «L’Amore. – Innamorati, e non “lo” lascerai». Alla fine dell’incontro il prelato ha salutato diverse famiglie, alle quali ha impartito la benedizione.

Nel pomeriggio mons. Ocáriz ha reso visita all’arcivescovo di Kampala, Cyprian Kizito Lwanga, il quale lo ha voluto ringraziare per il lavoro dei fedeli della Prelatura nella sua diocesi. Il prelato, a sua volta, lo ha ringraziato per il lavoro della Chiesa a Kampala e gli ha assicurato che sta pregando per tutti i progetti pastorali della diocesi.

In un’altra riunione con persone dell’Opera dell’Uganda ha insistito in modo particolare sulla responsabilità che ha ognuno di pregare per il Santo Padre e per la Chiesa. Sono state fatte alcune domande sui mezzi di comunicazione sociale, la generosità nella famiglia, l’etica professionale e sociale, l’apostolato con i sacerdoti, ecc. Alla fine dell’incontro è stato piantato un albero commemorativo della sua visita: con ciò è stato messo un punto finale al viaggio pastorale del prelato dell’Opus Dei in Kenya e in Uganda.

Sabato 21 dicembre

Mons. Ocáriz ha fatto riferimento al breve pellegrinaggio da lui compiuto in mattinata al Santuario dei Martiri di Munyonyo: il significato del martirio, la loro testimonianza di fede. Per questi martiri – il più giovane di loro aveva 14 anni – è valsa la pena dare la vita per rimanere fedeli a Cristo.

“Anche noi possiamo essere santi – ha affermato –, dare testimonianza..., soprattutto nella nostra vita cristiana ordinaria, nella nostra orazione, nel nostro lavoro, nella nostra famiglia, nel nostro sport, nel nostro riposo, in tutto”. Ha spiegato che la santità nella vita ordinaria non consiste nel diventare completamente perfetti, senza difetti, ma nel “crescere nell’amore di Dio e nel servizio agli altri”, nell’amicizia personale, onesta, con gli altri.

Venerdì 20 dicembre

Dopo la visita in Kenya, il prelato dell’Opus Dei è arrivato in Uganda venerdì 20. La mattina del giorno dopo ha avuto un incontro con un gruppo di studenti universitari e giovani professionisti nel Centro Studi Tusimba.

Giovedì 19 dicembre

Dopo una riunione con gli organi direttivi della Strathmore University, mons. Ocáriz, in qualità di Gran Cancelliere, ha avuto un incontro con il personale e gli studenti dell’università. Il coro di Strathmore ha provveduto a dargli un caloroso benvenuto.

All’inizio mons. Ocáriz ha ricordato che il fondatore dell’Opus Dei aveva pensato all’Università molti anni prima che si iniziasse. Ha invitato docenti e studenti a lavorare secondo una modalità interdisciplinare e, più esattamente, ha stimolato gli studenti a sentire la responsabilità di trarre profitto dalle conoscenze, in modo da poterle in seguito utilizzarle a servizio della società.

Al momento delle domande, la dott.ssa Magdalene Dimba ha chiesto al prelato come si può utilizzare la ricerca accademica per promuovere la crescita del paese in tutti i settori. Sulla stessa linea, Philip ha chiesto come si può contribuire al miglioramento sociale delle persone che vivono nei quartieri emarginati. Ian Wairua, che ha regalato al Padre, a nome di tutti, un libro sul Kenya e tre giraffe di cristallo di Kitengela, ha domandato come è possibile aiutare gli studenti a usare bene le reti sociali. Il prelato ha risposto che la chiave sta nell’insegnare loro a fare un buon uso della propria libertà per prendere le decisioni corrette; ha detto anche che la vera amicizia è sempre un contatto reale, fisico, e non virtuale.

Poi il prelato ha benedetto l’immagine di san Giuseppe nel Santuario della Sacra Famiglia. È stato piantato un albero a ricordo della vista.

Infine il prelato ha incontrato alcune coppie di coniugi che lavorano nei programmi di orientamento familiare. Li ha incoraggiati a proseguire questo lavoro malgrado le difficoltà, in modo che si formino famiglie unite che diano stabilità alla società.

Mercoledì 18 dicembre

Durante la mattina il prelato dell’Opus Dei ha visitato Eastlands College of Technology, dove è stato accolto da un gruppo di studenti. Si tratta di un centro di formazione professionale che ha sede in uno dei quartieri più poveri di Nairobi.

Il prelato dell’Opus Dei ha visitato Eastlands College of Technology.

Al suo arrivo il prelato è stato ricevuto dal Godfrey Madig, presidente della giunta direttiva. Dopo aver pregato per qualche momento nella cappella, Mons. Ocáriz si è intrattenuto con il personale del centro: ha raccomandato loro di compiere bene il loro lavoro e di superare gli ostacoli che si potessero presentare a Eastlands. “È un grande lavoro quello che state facendo qui”, dirà prima di andar via, considerando il vasto servizio sociale che presta questa istituzione.

Poi il presidente della giunta direttiva ha mostrato a mons. Ocáriz un plastico di come sarà alla fine il complesso del Eastlands College una volta completato; poi insieme hanno visitato alcuni laboratori, guidati dagli alunni del centro. La visita si è conclusa negli impianti sportivi, dove mons. Ocáriz ha piantato un albero a ricordo della sua visita.

“È un gran lavoro quello che state facendo qui”, ha detto loro mons. Fernando Ocáriz.

Nel pomeriggio il prelato ha avuto un incontro nel Colegio Kianda con le ragazze che frequentano i centri dell’Opus Dei in Kenya. Al suo arrivo è stata cantata “Jambo Bwana”, una canzone di benvenuto in swahili.

Mons. Ocáriz le ha incoraggiate a trarre profitto dalla formazione spirituale che ricevono e ha ricordato loro che “con Gesù, tutte voi potete avvicinare le persone a Dio, come gli apostoli e i santi”.

Don Fernando ha chiesto alle ragazze di pregare per il Santo Padre, ricordando a tutte che il giorno prima era stato il suo compleanno.

Jelina ha mostrato al prelato il bastone di comando che usano i genitori della sua comunità (Samburu), e che rappresenta l’essere il capo della famiglia, che mantiene e protegge. La giovane ha approfittato per chiedere come si può mostrare la gratitudine verso i genitori. Mons. Ocáriz ha risposto che un modo fondamentale consiste nel pregare per loro ogni giorno ed essere grati.

Rosa e Vanetine hanno domandato come si può riconoscere la propria vocazione e superare il timore di assumere impegni sia nel celibato che nel matrimonio. Il prelato ha risposto che la vocazione, in entrambi i casi, richiede sacrificio. “Tutti noi abbiamo una vocazione: essere santi ed essere apostoli. All’interno di questa vocazione generica dobbiamo scoprire la nostra particolare vocazione personale”. Poi ha aggiunto: “Chiedi al Signore, nell’orazione, che ti dia luci e fortezza per fare la sua volontà”.

“Tutti noi abbiamo una vocazione: essere santi ed essere apostoli. All’interno di questa vocazione generica dobbiamo scoprire la nostra particolare vocazione personale.”

A una domanda di Asumpta, una giovane sudanese, il prelato ha risposto parlando della necessità di perdonare. “Un segno chiaro che uno ha perdonato è la decisione di pregare per quelli che ci hanno offeso”.

Inoltre ha sollecitato le ragazze a pregare per il Santo Padre, ricordando a tutte che il giorno prima era stato il suo compleanno.

Martedì 17 dicembre

Mons. Fernando Ocáriz si è intrattenuto a parlare con 15 famiglie provenienti da diverse città del paese, che gli hanno portato alcuni doni: una scultura, libri di catechismo per bambini scritti da uno dei presenti, un presepe e del caffè delle piantagioni keniane. Inoltre ha salutato un gruppo di ragazze che ricevono formazione cristiana nel club giovanile Faida.

Poi ha visitato Kibondeni College of Catering and Hospitality Management, un centro di formazione nel settore alberghiero, che sta aiutando, in modo particolare le ragazze, ad acquisire una abilitazione professionale, migliorando così il proprio livello di vita. Kibondeni compie 50 anni di attività.

Per celebrare questo anniversario il prelato, i responsabili del centro e alcune alunne si sono recate in una cappella, dove hanno cantato alla Madonna un inno in lingua kiswahili. Sheila, una giovane che ha ricevuto il battesimo da poco tempo, ha acceso la candela che aveva ricevuto durante il sacramento, mentre Bakhita – la figlia minore della receptionist della scuola – ha lasciato nella cappella un mazzo di fiori.

Il prelato, con l’aiuto di Tyler e Joseph, figli di membri del personale, ha piantato una palma Thika accanto alla edicola della Madonna. Poi tutti hanno festeggiato l’anniversario con una torta preparata dalle alunne.

Lunedì 16 dicembre

Il prelato ha predicato in inglese nella scuola Kianda a un gruppo di donne dell’Opus Dei. “Tutte e tutti possiamo essere collaboratori di Dio. Questa è una cosa che va oltre le nostre capacità e i talenti personali, e richiede il superamento di una serie di ostacoli interni ed esterni. Comportiamoci come san Josemaría – con una gran fede – e guardiamo al futuro con ottimismo soprannaturale”.

“Questo ottimismo – ha aggiunto – si basa sull’amore di Dio per noi: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?», dice la Scrittura. Dio Padre ci ha dato i mezzi per uscire vittoriosi dalla nostra lotta personale e dare frutti nel nostro apostolato. Il nostro fondatore ricordava spesso: L’unica strada è per noi la preghiera: preghiamo! Se preghiamo continuamente saremo capaci di vedere con gli occhi di Dio, di vederlo in ogni attività e in ogni persona”.

Il resto della giornata il prelato lo ha dedicato a lavorare con gli organi di governo della prelatura in Kenya e a partecipare a riunioni con persone dell’Opus Dei in piccoli gruppi.

Domenica 15 dicembre

Il prelato si è recato all’Università di Strathmore, nel campus di Madaraka, per una riunione con un gruppo di fedeli dell’Opus Dei. Erano presenti anche alcuni che vivono in Tanzania.

Nicolás – il primo soprannumerario dell’Africa – gli ha regalato una piccola statua di alcuni pastori e Leshan, della tribù Maasai, un collare decorativo che indossano gli uomini della sua comunità. In una breve cerimonia, alcuni provenienti dalla costa lo hanno nominato anziano (“mijkenda”).

John, direttore di una scuola, ha domandato a mons. Ocáriz come riuscire a educare gli alunni oltre ai valori accademici. “Una vera educazione – ha spiegato il prelato – è rivolta all’intelletto, è vero, ma anche alla volontà e al cuore”. Vi sono cose che si insegnano grazie al rapporto dei docenti con gli studenti, facendoli sentire importanti, ma anche con la preghiera per loro.

Robert, uomo d’affari e padre di quattro figli, ha chiesto un consiglio su come combattere la corruzione che a volte riscontra nel suo lavoro. Mons. Ocáriz ha ricordato che la Conferenza Episcopale del paese ha lanciato recentemente una campagna per incoraggiare i cattolici a non cedere alla corruzione. “Tu, da parte tua, adempi i tuoi doveri professionali come meglio sai e puoi; e incoraggia gli altri a fare lo stesso. Se trovi qualcuno corrotto, disprezza la corruzione, ma non la persona. Non lo guardare come se fosse peggiore di te, ma pensa a come aiutarlo, per il suo bene e per quello del suo paese”.

Nel pomeriggio ha visitato la scuola Kianda, dove è stato ricevuto con i tipici saluti e balli africani. Alcuni dei presenti, che indossavano gli abiti tradizionali e sul capo portavano doni, lo hanno salutato nei dialetti locali. Il prelato ha detto che questo modo di ricevere gli aveva fatto venire in mente la gioia che dobbiamo avere nell’Avvento, una gioia che dobbiamo contagiare agli altri, anche in tempi di prova.

Durante una riunione informale è stata data notizia di una serie di iniziative di sviluppo sociale nelle quali sono coinvolti un certo numero dei presenti. Per esempio, Domtila ha parlato del suo “Centro di crisi della gravidanza” per giovani ragazze a Kibra, un quartiere periferico della città, e di quante vite di neonati e di donne sono state salvate grazie al lavoro che vi si svolge.

Virginia ha parlato dell’importanza di vivere la povertà materiale e spirituale; Eunice gli ha detto di essere in attesa di un figlio; Maria gli ha chiesto in che modo può parlare agli altri di Gesù; Monica e Jennifer lo hanno invitato a visitare la parte orientale del paese e gli hanno anche regalato uno zaino e alcuni binocoli con i quali poter ammirare i parchi naturali del Kenya...

Rose ha voluto sapere come un cristiano deve affrontare una malattia terminale. “Pensa molto a nostro Signore e a quando, durante la sua Passione, ha dovuto sopportare la sensazione di essere stato abbandonato da Dio. Contemplalo sulla croce e abbandonati così nelle mani del Padre”.

Sabato 14 dicembre

Sabato, insieme al vicario del prelato nell’Africa dell’Est, Silvano Ochuodho, è stato ricevuto all’aeroporto di Nairobi dalle famiglie Mjais, Sibondos e Beauttahs.

Alcune famiglia hanno accolto mons. Fernando Ocáriz al suo arrivo all'aereoporto di Nairobi

Come in altri viaggi, monsignor Ocáriz dedicherà molto tempo alle persone dell’Opera e a coloro che partecipano ai mezzi di formazione nei paesi che visiterà.

Inoltre visiterà alcune iniziative, come Strathmore University, Eastlands College of Technology, un progetto per la formazione di micro-imprenditori e tecnici di elettricità e di automazione, rivolto a giovani provenienti dalle zone meno abbienti. Si recherà anche nel Kibondeni College, una scuola alberghiera che in questi giorni festeggia i 50 anni dalla fondazione.