L’incorporazione all’Opus Dei

Chi è dell’Opus Dei s’impegna a ricevere formazione cristiana e a prendere parte con impegno alla missione apostolica della Chiesa.

Dio ha voluto l’Opus Dei per ravvivare nel mondo la consapevolezza della chiamata universale alla santità, offrendo a tutti i fedeli che lo desiderano la formazione cristiana e il sostegno spirituale necessari per portare avanti questo ideale, tanto logico per i cattolici. Proprio per adempiere questa finalità, la Chiesa ha creato la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, composta da sacerdoti e laici, che cooperano organicamente sotto la guida pastorale del Prelato.

La Prelatura, come ogni altra circoscrizione ecclesiastica, favorisce una particolare comunione dei santi, della quale in qualche modo fanno parte tutte le persone disposte a migliorare la propria vita cristiana seguendo questo cammino specifico.

Normali cristiani

Far parte di questa Prelatura comporta un modo ben preciso di essere normali cristiani in mezzo al mondo, e perciò non consiste nell’impegnarsi soltanto a compiere determinate prestazioni, ma presuppone un impegno che riguarda ogni aspetto della vita: l’obiettivo – lo affermava san Josemaría – è quello di fare l’Opus Dei essendo ognuno Opus Dei, attraverso l’attività ordinaria, individuale, familiare o professionale.

I fedeli della Prelatura hanno il diritto di ricevere l’aiuto spirituale (attività di formazione collettive e individuali, alcuni sacramenti, specialmente quelli della Penitenza e dell’Eucaristia, la parola di Dio adattata alle circostanze) e sono sotto la giurisdizione del Prelato per tutto ciò che si riferisce alla missione della Prelatura.

La vocazione all'Opus Dei consiste nel saper incontrare Dio nel quotidiano - a casa, per strada, sul lavoro - e nel mostrare agli altri quanto sia attraente una vita in cui entri il Signore.

Le persone che, pur non essendo dell’Opera, partecipano alle sue attività apostoliche, beneficiano realmente dei beni spirituali dell’Opus Dei e possono contribuire a incrementarli con le loro opere buone, oltre che ad aiutare la sua missione con l’apostolato personale in mezzo al mondo.

Chi si incorpora alla Prelatura lo fa perché convinto di avere ricevuto una chiamata divina. Pertanto l’incorporazione alla Prelatura avviene in modo volontario, con libertà e responsabilità personali.

I sacerdoti incardinati nelle diverse diocesi non sono fedeli della Prelatura; possono, invece, incorporarsi all’Opus Dei attraverso la Società Sacerdotale della Santa Croce, che è un’associazione di chierici propria e intrinseca alla Prelatura.

I requisiti per l’incorporazione all'Opus Dei

Dato che l’incorporazione all’Opus Dei comporta un impegno di carattere vocazionale, non può dipendere esclusivamente dalla volontà di una persona, ma la Chiesa deve cercare di capire se l’interessato ha le condizioni che permettono di pensare che abbia ricevuto la chiamata, in modo simile a coloro che in una diocesi aspirano ad arrivare al sacerdozio.

A tal riguardo, gli Statuti della Prelatura stabiliscono alcuni requisiti generali per la incorporazione e sono previi alla sua concessione da parte del Vicario Regionale.

Si richiede:

a) di essere un fedele cattolico laico con uso di ragione e aver compiuto i diciotto anni di età, ossia la maggiore età canonica;

b) di voler assumere gli obblighi propri dell’appartenenza all’Opus Dei come numerario, aggregato o soprannumerario (queste distinzioni tra i fedeli si riferiscono in particolare alla loro diversa disponibilità abituale a dedicarsi alle attività apostoliche della Prelatura, dovuta alle particolari circostanze permanenti di ciascuno, senza che questo comporti un diverso grado di appartenenza all’Opus Dei).

L’incorporazione avviene mediante una dichiarazione di volontà da parte dell’interessato e mediante una dichiarazione di chi rappresenta l’autorità della Prelatura in quest’atto, in presenza di due testimoni:

a) il fedele dichiara di impegnarsi a rimanere sotto la giurisdizione del Prelato per dedicarsi all’unico fine spirituale della Prelatura e ad adempiere tutti i doveri che comporta l’appartenenza all’Opus Dei come numerario, aggregato o soprannumerario;

b) il rappresentante della Prelatura dichiara che questa darà all’interessato un’assidua formazione dottrinale-religiosa, ascetica e apostolica, e l’assistenza pastorale da parte del suo clero, e che adempirà gli altri obblighi previsti a favore dei suoi fedeli.

Con l’incorporazione il fedele entra a far parte dell’Opus Dei. Il vincolo di comunione che ha contratto con la Prelatura non riguarda la sua relazione giuridica con la diocesi alla quale apparteneva e continua ad appartenere, in quanto l’incorporazione non cambia né la sua posizione di fedele normale nella Chiesa né la sua condizione di cittadino normale, e pertanto non si distingue dagli altri cattolici, suoi uguali.

Le tre fasi dell’incorporazione

Seguendo l’esperienza della Chiesa, sia per garantire la libertà dell’interessato, sia per capire bene se possiede le condizioni personali indispensabili, l’incorporazione alla Prelatura avviene in base a una procedura progressiva, come precisato qui di seguito:

1) l’ammissione: per incorporarsi alla Prelatura è necessario prima di tutto chiedere l’ammissione. Si tiene conto soltanto di una richiesta fatta per iscritto, con il consenso del direttore o della direttrice del rispettivo centro dell’Opus Dei, e diretta al competente Ordinario della Prelatura (il Prelato).

Questa richiesta presuppone la risposta affermativa alla chiamata divina che la persona ha ricevuto; per questo, a partire da quel momento, l’interessato considera se stesso un fedele della Prelatura e cerca di comportarsi come tale, sebbene non abbia assunto ancora nessun impegno di carattere giuridico.

Quando qualcuno chiede l’ammissione alla Prelatura, fa un passo di grande importanza nella sua vita, perché risponde affermativamente a ciò che è convinto essere una volontà divina che lo riguarda personalmente. La sua richiesta comporta la decisione di assumere il dovere morale di fedeltà alla propria vocazione, che di per sé decade soltanto nel caso in cui l’interessato ritenga in coscienza non essere questa la volontà di Dio.

In altre parole, quando qualcuno chiede l’ammissione all’Opus Dei sta rispondendo a una chiamata per sempre, ma il dovere di fedeltà è soltanto con Dio, senza che ancora abbia contratto alcun vincolo con la Prelatura. Però il fedele, dal momento della richiesta di ammissione, vive di fatto come un membro dell’Opus Dei e ha il diritto di ricevere da parte della Prelatura la cura pastorale e la formazione adeguata per adempiere il suo proposito (e, nella misura in cui lo fa, si assoggetta, naturalmente, in modo analogo a qualunque altro fedele nell’ambito della sua diocesi, al governo della Prelatura).

Trascorsi sei mesi dalla richiesta, il Vicario Regionale può concedere l’ammissione. Prima, la Prelatura si accerta che l’interessato agisca in piena libertà. Deve constare esplicitamente, inoltre, che l’interessato abbia compreso che la vocazione all’Opus Dei è di natura secolare, propria dei fedeli normali, senza cambiamenti di stato, e che la ricerca della santità richiede un impegno di lavoro serio, che assicuri il proprio sostentamento e permetta di contribuire a sostenere le attività apostoliche.

2) L’oblazione: avvenuta l’ammissione, deve passare un anno prima che il Vicario Regionale conceda l’incorporazione alla Prelatura (che all’inizio è soltanto temporanea). Pertanto, da quando l’interessato chiede l’ammissione all’Opus Dei fino a quando è effettivamente sotto la giurisdizione del Prelato passa almeno un anno e mezzo.

La prima incorporazione – chiamata negli Statuti “oblazione” – è temporanea, per le stesse ragioni che riguardano la garanzia della libertà e della idoneità dell’interessato: è valida fino al successivo 19 marzo (data scelta in onore di san Giuseppe) e deve essere rinnovata annualmente. Per rinnovarla ogni 19 marzo è indispensabile il permesso del Vicario (che si presume). È sufficiente l’atto interno di volontà di rinnovarla e la comunicazione di averlo fatto, attraverso il direttore del centro dell’Opera cui si fa riferimento.

Per l’oblazione è richiesta la maggiore età canonica (diciotto anni). La richiesta di ammissione, dunque, può essere fatta a partire dai sedici anni e mezzo. Fino ai diciotto anni non è possibile fare questa richiesta senza il permesso esplicito dei genitori.

3) La fedeltà: dopo cinque anni dall’incorporazione temporale, il Vicario Regionale (con la conferma del Prelato) può concedere l’incorporazione definitiva, chiamata “fedeltà”.

Il carattere definitivo del vincolo di comunione con la Prelatura concretizza il desiderio espresso fin dall’inizio e lo determina giuridicamente. San Josemaría previde che, prima di fare la fedeltà, il fedele dichiari espressamente, alla presenza di due testimoni, di impegnarsi, sulla sua onestà di cristiano, ad alcuni obblighi, peraltro impliciti nel dovere di fedeltà alla vocazione, che hanno una particolare rilevanza per l’Opus Dei; tali obblighi sono:

a) difendere l’unità spirituale, morale e giuridica dell’Opera;

b) aiutare gli altri, anche i direttori, con la correzione fraterna;

c) impegnarsi ancora di più nell’essere fedele alla dottrina della Chiesa e allo spirito dell’Opera, formandosi una retta coscienza mediante la richiesta di un consiglio, quando è necessario, e operando sempre con piena libertà e responsabilità personale.

Bibliografia di base

Statuti della Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, nn. 17-27 e 59-66.

A. Viana, Introducción al estudio de las prelaturas, Eunsa, Pamplona 2006, pp. 99-101.

A. de Fuenmayor – V. Gómez-Iglesias – J.L. Illanes, L’itinerario giuridico dell’Opus Dei. Storia e difesa di un carisma, Giuffrè, Milano 1991, pp. 667-675.

F. Ocáriz, La vocazione all’Opus Dei come vocazione nella Chiesa, in P. Rodríguez – F. Ocáriz – J.L. Illanes, L’Opus Dei nella Chiesa. Ecclesiologia, vocazione, secolarità, Piemme, Casale Monferrato 1993, pp. 139-206.