L’asinello della domenica delle palme, una nuova profezia

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme è accolto da tante persone entusiaste. Senza poterlo sapere, l’asinello cavalcato da Gesù sta realizzando una profezia dell’Antico Testamento, ma ci sta anche dicendo qual è lo stile per vivere vicino al Signore. Approfondimento di don Luigi Vassallo.

Ho un ricordo nitido delle Domeniche delle Palme di quand’ero bambino. In giro per le strade e ai semafori c’era gente che vendeva foglie di palma intrecciate a forma di spiga e colorate. Davanti alle chiese le ringhiere erano ornate con fronde di palma e c’erano grandi cesti pieni di rami d’ulivo.

La processione prima della messa era un momento festoso. Poi però si leggeva nel Vangelo la passione del Signore, con i cambi di voce nella lettura e quel momento intenso in cui tutti si inginocchiavano in silenzio, perché Gesù era morto. Questo cambio di emozioni mi spiazzava: era un giorno allegro, ma anche no. Un giorno misterioso e incerto, in cui non sai se devi esultare o rattristarti.

Questa doppia sensazione continua ad accompagnarmi in ogni Domenica delle Palme, anche se a poco a poco ho compreso meglio il significato di questo giorno, in cui convergono due tradizioni liturgiche diverse per esprimere in un insieme unitario il trionfo regale di Cristo nella sua Passione. È quello che racconta un antico inno: Regnavit a ligno Deus[1]: Dio ha regnato dal legno della croce.

nella domenica delle palme convergono due tradizioni liturgiche diverse per esprimere in un insieme unitario il trionfo regale di Cristo nella sua Passione

L’ingresso di Gesù a Gerusalemme è un momento pieno di vivacità. Mi piace pensare a una vera baraonda, dove l’entusiasmo della gente esplodeva incontenibile. Forse erano soprattutto giovani: il Vangelo parla di fanciulli[2]. Immagino gli apostoli che si sentono protagonisti e magari fanno il servizio d’ordine intorno al Signore per evitare la calca, elettrizzati – nella pochezza della loro visione umana – al pensiero che sia finalmente arrivato il momento del successo. Penso ai capi dei sacerdoti e gli scribi che friggono d’indignazione e alla Madonna che si tiene in disparte con umiltà, per lasciare tutta la scena a Gesù.

l'asinello Nella sua inconsapevole umiltà ci spiegava cosa possiamo essere accanto a Dio

Ma se c’è un personaggio con cui vale la pena identificarsi in questa scena, direi che è l’asinello. Non si tratta solo del personaggio più vicino fisicamente al Signore in quell’ingresso trionfale. Quella bestia era stata scelta come cavalcatura. Camminava col suo prezioso carico sui mantelli stesi in terra, in mezzo a quella selva di rami di palma, ma non poteva immaginare che stava compiendo una profezia: «Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino»[3].

Non solo. L’asinello stava diventando in un certo senso una nuova profezia, per ciascuno di noi. Nella sua inconsapevole umiltà ci spiegava cosa possiamo essere accanto a Dio.

San Josemaría sviluppò negli anni una vera e propria “teologia dell’asinello”

San Josemaría aveva capito al volo questo messaggio fin dai primi passi della sua vita interiore ed era arrivato a formulare dentro di sé una vera e propria equazione: «Pura matematica: Josemaría = asinello rognoso»[4]. Così si sentiva davanti al Signore: per alimentare la sua orazione da asinello di Dio si serviva di alcuni versetti della scrittura in cui il salmista si paragona a una povera bestia. «Ut iumentum factus sum apud te»[5], recitava continuamente davanti a Dio, per poi lasciarsi guidare dalle parole seguenti dello stesso salmo, leggendole come un progetto di vita: «Ma io sono sempre con te: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai secondo i tuoi disegni e poi mi accoglierai nella gloria»[6]. Fu proprio mentre si presentava così a Gesù, nel 1932, che lampeggiò nel suo cuore una luce divina: «Un asinello fu il mio trono a Gerusalemme»[7].

Con questa chiarezza nell’anima, il suo dialogo con Dio sviluppò negli anni una vera e propria “teologia dell’asinello”. Rileggendo i molti semplici dettagli della vita di un povero asino che lavora con costanza senza ricevere nessuna gloria, san Josemaría trovava corrispondenze con la sua via verso il Signore e una guida per la vita quotidiana delle tante persone che seguivano il cammino dell’Opus Dei: un modello di mitezza, umiltà, ma anche di resistenza e paziente laboriosità.

Anche oggi quell’asinello di Gerusalemme può diventare per noi una guida

Anche oggi quell’asinello di Gerusalemme può diventare per noi una guida. Cercheremo in questi giorni di assomigliare a lui, pensando che portiamo su di noi – dentro di noi! – Gesù stesso, qualche volta osannato, ma spesso dimenticato, rinnegato, maltrattato.

Ecco un buon proposito, una buona preghiera: Gesù, che io non ti lasci mai cadere dalla mia groppa d’asino quando scegli la mia povertà per percorrere le strade del mondo. Che io ami fino alla fine, accompagnandoti da vicino nel mistero della tua Pasqua.

Don Luigi Vassallo


[1] Inno Vexilla Regis.

[2] Cfr. Mt 21,15.

[3] Zac 9,9.

[4] Appunti intimi, n. 116. Cit. in Andrés Vázquez de Prada, Il Fondatore dell’Opus Dei, vol. I, p. 347.

[5] Sal 73 (72), 22.

[6] Sal 73 (72), 23-24.

[7] Cfr. Appunti intimi, n. 543, cit. in Andrés Vázquez de Prada, Il Fondatore dell’Opus Dei, vol. I, p. 432-433.