La soluzione più inaspettata e sorprendente

«Prima di addormentarmi ho intensificato le mie preghiere attraverso don José María. Ricordo di aver gridato in preda a una certa disperazione “La nave, la nave...”, mentre concludevo le preghiere. Alcune ore più tardi, quando già albeggiava, suonò il cellulare di mio genero...».

Poco dopo essersi sposato con mia figlia, mio genero – che aveva dedicato tutta la vita alla pesca lungo la costa nella flotta del cantabrico basco – decise che quello era un lavoro difficilmente compatibile con la vita familiare e l’abbandonò.

Ciò nonostante, siccome era fortemente legato al mare, decise di acquistare un peschereccio di media stazza, dotato di buoni apparecchi per la navigazione e di una attrezzatura per la pesca di buona qualità. La sua idea era quella di impiegare questi mezzi per creare un’attività di traversate marittime ricreative e di pesca sportiva per turisti e appassionati di tonni, merluzzi, calamari, ecc., in cui avrebbe potuto mettere a frutto la sua vasta esperienza in materia, stabilendo – questo era importante – degli orari compatibili con la vita di famiglia e un lavoro a terra.

Il primo anno andò abbastanza bene e, anche se l’attività permetteva di coprire appena i costi, sembrava che l’investimento avrebbe potuto dare frutti a lungo termine. E invece, con il passare dei mesi, le cose peggiorarono parecchio, soprattutto per una variabile che trasformò la scommessa in un affare rovinoso: il tempo del Mar Cantabrico.

Le uscite programmate dai diversi gruppi di appassionati e di turisti si dovettero cancellare in continuazione perché le condizioni climatiche erano spesso avverse. Il fatto è che i pescatori professionisti prendono il mare con qualsiasi tempo, perché è il loro mezzo di vita e perché sono preparati a sopportare le ondate, il freddo e tutto il resto, mentre chi cerca un momento di gradevole svago non è disposto ad affrontare condizioni tanto severe...La conseguente riduzione dei ricavi e la perdita di clienti, unite al prezzo del gasolio, alle riparazioni, al costo degli ormeggi e di un’assicurazione di responsabilità civile esorbitante, fecero sì che l’affare del peschereccio si rivelasse un pozzo senza fondo di perdite. Con tutto il dolore del loro cuore, dopo anni dedicati al mare, mia figlia e mio genero decisero di mettere in vendita la nave per arrestare quel salasso economico.

Una telefonata allarmante

Per favorire la vendita, ho fatto ricorso all’intercessione di José María Hernández Garnica, pregandolo con una novena durata mesi. Però le poche offerte che arrivavano per il peschereccio erano molto basse e, anche così, nessuna di esse si concretava. La situazione economica peggiorava continuamente e la situazione minacciava di travolgere una famiglia con due bambini piccoli. Mio genero pensò anche alla possibilità di regalarlo o di demolirlo pur di evitare che trascinasse la famiglia alla rovina totale.

Arriviamo così alla sera del 28 marzo 2017. Prima di addormentarmi ho intensificato le mie preghiere attraverso don José María. Ricordo di aver gridato in preda a una certa disperazione: “La nave, la nave...”, mentre concludevo le preghiere: Alcune ore più tardi, quando già albeggiava, suonò il cellulare di mio genero...

Era una telefonata di allarme perché i sistemi di soccorso della nave si erano attivati per un incidente sconosciuto. Senza pensarci due volte, egli corse al porto credendo che forse qualcuno aveva tentato di forzare l’ingresso alla nave o qualcosa l’aveva investita.

In piena oscurità corse là dove doveva essere ormeggiato il peschereccio e scoprì con stupore che soltanto le strutture più alte del ponte di comando era fuori dal livello del mare. Era affondato! Il peschereccio era lì, ma sott’acqua! La rabbia e la frustrazione s’impadronirono di quel padre di famiglia che, dopo tante lotte e tanto impegno per uscire da quell’empasse, vedeva sfumare ogni prospettiva. Sull’orlo della disperazione, fece ritorno a casa in preda allo sconforto.

Le “maree vive” e la formazione accademica di José María Hernández Garnica

Mio genero dovette aspettare che il livello del mare si abbassasse per vedere, alla luce del giorno, lo stato della nave e stabilire le eventuali cause dell’affondamento. Questo dato era di vitale importanza perché le assicurazioni sono molto puntigliose al momento di procedere a un indennizzo nel caso di sinistri e per poter aspirare a un risarcimento le cause debbono essere assolutamente irrefutabili. Una tenue speranza brillava in mezzo alla desolazione del disastro.

Un altro dato importante è che, in quei giorni, si stava producendo un fenomeno costiero chiamato “maree vive”. In quei giorni il livello dell’acqua oscilla in modo molto pronunciato, in modo tale che durante l’alta marea l’acqua sale molto – avvicinandosi di più alla sommità dei frangiflutti – e durante la bassa marea l’acqua si ritira fino a lasciare molte imbarcazioni arenate sul letto del mare asciutto. Quando le acque si ritirarono, la sorpresa fu enorme nel constatare lo stato della nave.

A questo punto del racconto mi permetto di ricordare al lettore un dato della biografia di José María Hernández Garnica. Oltre che dottore in Scienze Naturali e Teologia, era Ingegnere minerario, cosa che bisogna tenere ben presente per giudicare i fatti, perché questa formazione tecnica di solito influisce in maniera particolare sul modo di affrontare la soluzione dei problemi.

Se lo ricordo è perché, quando le acque si ritirarono, abbiamo potuto verificare che la causa dell’affondamento era il tronco di un albero di grandi proporzioni. In circostanze normali, durante le maree vive, le acque si ritirano e le imbarcazioni si posano sul fondo del mare. Quando le acque ritornano, le imbarcazioni riprendono la loro posizione e vanno salendo al ritmo con cui sale il livello del mare. Ma come abbiamo potuto verificare, il tronco si era collocato sotto lo scafo della nave, inclinandola e facendo in modo che il suo angolo di inclinazione fosse elevato.

Quando la marea ricominciò ad alzarsi, la posizione dell’albero impedì che la nave riprendesse la verticale e l’acqua cominciò a entrare superando il parapetto e impedendo col suo peso che l’imbarcazione galleggiasse. Il risultato fu la perdita completa dei motori, della strumentazione per la navigazione, delle apparecchiature e di tutto il resto, provocando la completa distruzione della nave. Il tronco restò imprigionato sotto la nave e, come mostrano le fotografie che si poterono scattare, le immagini non lasciarono ai periti ombra di dubbio: era stato un sinistro totale per cause assolutamente fortuite, estranee a qualsiasi negligenza del proprietario; pertanto mio genero e mia figlia hanno diritto al completo indennizzo previsto dalla polizza di assicurazione.

La prima imbarcazione che affonda in questo modo

Ancora oggi non conosciamo la cifra esatta, dalla quale bisognerà togliere il costo della demolizione e il lavoro dei palombari, però tutto sembra indicare che l’operazione si concluderà per un importo a nostro favore simile a una buona vendita dell’imbarcazione e che segnerà la fine del calvario economico della famiglia.

Ritornando ai fatti, a me sembra che siano troppe le casualità concomitanti. Lungo l’alveo del fiume che sbocca accanto al porto si possono vedere alcuni tronchi di albero, anche se sono piuttosto rari perché nella zona non c’è nessuno sfruttamento del legname e i boschi dei dintorni sono ridotti al minimo. Non solo, ma che un tronco di queste dimensioni (vai a sapere da dove proveniva) vada galleggiando fino ad arrivare vicino alla nave di mio genero, collocarsi accanto allo scafo e, con l’abbassamento del livello dell’acqua, situarsi nel posto preciso dove poteva fare da leva e provocare l’affondamento, a me sembra una cosa pressoché impossibile e quanto mai improbabile. Oserei dire che è la prima nave che affonda in questo modo per quanto si ricordi in tutto questo tratto della costa cantabrica.

Capisco che per i postulatori sarà molto difficile ammettere un intervento miracoloso di questa natura, lontano dai casi abituali legati alla salute o ad altri tipi di situazioni personali. Ma per me, data l’estrema eccezionalità del caso e visto quanto ho pregato attraverso don José María, non ho nessun dubbio che si tratti di un favore ottenuto dal Cielo attraverso la sua intercessione. Una famiglia si trovava realmente nei guai e la mano di un ingegnere ha procurato la soluzione più inaspettata e sorprendente, con un risultato veramente brillante. Grazie di cuore, don José María.