La preghiera di san Josemaría allo Spirito Santo

In questi giorni, la Chiesa propone la devozione allo Spirito Santo per prepararsi alla festa della Pentecoste di domenica. Pubblichiamo alcuni estratti della predicazione di san Josemaría sullo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo, il grande sconosciuto

(dal libro “E’ Gesù che passa”, raccolta di omelie di san Josemaría pronunciate fra il 1951 e il 1971)

Vivere secondo lo Spirito Santo è vivere di fede, di speranza, di carità: permettere che Dio prenda possesso di noi e cambi il nostro cuore alla radice, portandolo alla Sua misura. Una vita cristiana matura, profonda ed energica non è cosa che si possa improvvisare, ma è il risultato dello sviluppo della grazia di Dio in noi. Negli Atti degli Apostoli la situazione della comunità cristiana primitiva viene descritta con una frase breve ma carica di significato: Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.

Così vissero i primi cristiani, e così dobbiamo vivere tutti noi: la meditazione della dottrina della fede, fino ad assimilarla pienamente, l'incontro con Cristo nell'Eucaristia, il dialogo personale — la preghiera senza anonimato — a tu per tu con Dio, devono arrivare a essere come la sostanza della nostra condotta. Se dovessero mancare, ci potrebbero pur essere la riflessione erudita, l'attività più o meno intensa, le devozioni e le pratiche di pietà. Ma non ci sarebbe autentica esistenza cristiana, perché mancherebbe la compenetrazione con Cristo, la partecipazione reale e vissuta all'opera della salvezza.

È una dottrina che si applica a tutti i cristiani, perché tutti sono ugualmente chiamati alla santità. Non ci sono cristiani di seconda classe, tenuti a praticare soltanto una versione ridotta del Vangelo: tutti abbiamo ricevuto un medesimo Battesimo, e pur nella grande diversità di carismi e di situazioni umane, uno solo è lo Spirito che elargisce i doni divini, una sola è la fede, una sola la speranza, una sola la carità.

Possiamo quindi considerare come rivolta a noi la domanda dell'Apostolo: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?, e possiamo prenderla come un invito a un rapporto più personale e diretto con Dio. Purtroppo il Paraclito,per taluni cristiani, è il Grande Sconosciuto: è un nome che si pronuncia, ma non è un Qualcuno — una delle tre Persone dell'unico Dio — con cui parlare e di cui vivere.

E invece bisogna rivolgersi a Lui con familiarità e con fiducia, come la Chiesa ci insegna mediante la Liturgia. Allora conosceremo meglio Nostro Signore e allo stesso tempo ci renderemo conto molto di più che chiamarsi cristiani è veramente un dono immenso: scopriremo tutta la grandezza e tutta la verità di quella divinizzazione, di quella partecipazione alla vita divina di cui prima parlavo.

Estratti da “Forgia”, raccolta di punti per la meditazione.

Proposito: “frequentare”, possibilmente senza interruzione, l'amicizia e il rapporto amoroso e docile con lo Spirito Santo. — Veni Sancte Spiritus...! — Vieni, Spirito Santo, a dimorare nella mia anima! (Forgia, 514)

Non limitarti a parlare al Paraclito, ascoltalo!

Nella tua orazione, considera che la vita di infanzia, facendoti scoprire in profondità che sei figlio di Dio, ti ha riempito di amore filiale per il Padre; pensa che, prima, sei arrivato attraverso Maria a Gesù, che adori da amico, da fratello, da amante suo quale sei...

Poi, nel ricevere questo consiglio, hai compreso che, fino a ora, sapevi che lo Spirito Santo abitava nella tua anima, per santificarla... ma non avevi “afferrato” la verità della sua presenza. È stato necessario questo suggerimento: ora avverti l'Amore dentro di te; e vuoi stare con Lui, essere suo amico, suo confidente..., facilitargli il lavoro di pulire, di strappare, di infiammare...

Non saprò farlo!, pensavi. — Ascoltalo, insisto. Egli ti darà forza, farà tutto Lui, se tu lo vuoi..., e certo che lo vuoi!

— Pregalo: Ospite Divino, Maestro, Luce, Guida, Amore: che io sappia onorarti, e ascoltare le tue lezioni, e infiammarmi, e seguirti e amarti. (Forgia, 430)

Ure igne Sancti Spiritus! — bruciami con il fuoco del tuo Spirito!, invochi. E aggiungi: è necessario che quanto prima la mia povera anima ricominci a volare..., e non smetta di volare fino a quando non riposi in Lui!

— I tuoi desideri mi sembrano ottimi. Ti raccomanderò molto al Paraclito; lo invocherò incessantemente, perché si insedi nel centro del tuo essere e presieda tutte le tue azioni, parole, pensieri e desideri, e dia a essi tono soprannaturale. (Forgia, 516)

Estratto da “Il Santo Rosario” di san Josemaría

Il Signore aveva detto: Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Paraclito, un altro Consolatore, che rimarrà eternamente con voi (Gv 14, 16). Mentre i discepoli erano tutti riuniti in uno stesso luogo, all'improvviso sopraggiunse dal cielo un rumore come di vento impetuoso che invase tutta la casa in cui si trovavano. Nello stesso tempo, delle lingue come di fuoco si divisero e si posarono sopra ciascuno di loro (At 2, 1-3).

Ripieni di Spirito Santo, gli apostoli sembravano ebbri (At 2, 13).

E Pietro, circondato dagli undici, alza la voce e parla. Noi, gente di cento paesi, lo ascoltiamo. Ognuno lo comprende nella propria lingua. Tu e io nella nostra. Ci parla di Gesù Cristo, dello Spirito Santo, del Padre.

Non lo lapidano, né lo mettono in carcere: tremila di coloro che hanno udito si convertono e sono battezzati.

Tu e io, dopo aver aiutato gli apostoli ad amministrare il battesimo, benediciamo Dio Padre, per suo Figlio Gesù, e anche noi ci sentiamo ebbri di Spirito Santo.