La comunione dei santi: più uniti che mai

Lavorare dentro di noi, pregare, stare uniti e vegliare sulle persone che amiamo, magari lontane, ma molto vicine al nostro cuore di cristiani. Ma anche per tutti. È uno splendido programma di vita spirituale per questi giorni difficili di isolamento, di quarantena.

Foto di Miltiadis Fragkidis su Unsplash

“Non vi lascerò orfani” (Gv 14, 18). Sono le parole affettuose rivolte da Gesù ai suoi apostoli – ai suoi amici, come gli piace chiamarli – nel momento della dipartita terrena prima di avviarsi alla passione. Non vuole che si sentano soli nei momenti difficili che stanno per arrivare. È naturale che diventiate tristi – sembra che dica – quando assisterete alla mia passione e morte sulla croce; ma sarà una tristezza passeggera. Subito dopo “vi vedrò di nuovo e il vostri cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia” (Gv 16, 22-23).

La migliore delle compagnie

Niente e nessuno toglie la gioia da un cuore cristiano che sa essere costantemente unito all’amore più grande che si possa immaginare. L’amore infinito e incondizionato di un Dio che mi ha creato, redento e perdonato tante volte. Un Dio che, per amore, si è fatto uno di noi per esserci il più vicino possibile, condividere la nostra storia e morire per dei peccati che non erano i suoi. Un amore che non conosce limiti, più forte della morte. Dio – Gesù Cristo, sempre vivo – sta sempre al nostro fianco. Lo ha promesso lui esplicitamente: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

Questa situazione peculiare, difficile e con toni drammatici, che stiamo vivendo con il diffondersi della pandemia del Covid-19, le verità della nostra fede – come questa della continua presenza amorosa di Dio accanto a noi – ci riempiono di consolazione e di speranza.

Non siamo mai soli. Gesù Cristo vivo è al nostro fianco ed è sempre con noi. È una presenza reale, non immaginaria. Una presenza potente, intima, vicina. La presenza di Cristo che, unito al Padre nello Spirito, diventa più intimo a noi della nostra intimità personale: intimior intimo meo, diceva sant’Agostino con la passione della propria esperienza.

Questi giorni sono un’occasione preziosa per guardare dentro, pregare, scoprire – o rivitalizzare – la presenza di Dio nella nostra vita. Vicino al Figlio, al Padre e allo Spirito Santo, Tre Persone vicinissime, che mi chiamano da dentro e da fuori; che mi cercano, che aprono nella nostra intimità – quando sappiamo ascoltare e accettare liberamente il dono – un dialogo appassionante, pieno di luce e di consolazione. Un dialogo che risuona, a volte in modo ineffabile, nelle profondità del nostro spirito.

Siamo creati in vista di questa compagnia. Dio è la migliore delle compagnie: quella che ci riempie di verità, quella che dà un senso nuovo, grazie all’amore, a tutte le situazioni, anche a quelle del dolore e della morte che si presentano con il loro apparente nonsenso ingannatore.

“Se tu conoscessi il dono di Dio” (Gv 4, 10), diceva Gesù alla samaritana, invitandola così a non smettere di cercare. Se in questi giorni di clausura forzata scoprissimo un po’ più del dono di Dio... L’invito risuona sempre nella nostra vita, invitandoci – ancor più quando le difficoltà aumentano – a cercare senza perderci d’animo. Dio non potrà negarci il suo dono se ne sentiamo il bisogno, e lo chiediamo e lo cerchiamo...

La comunione dei santi

Dio sta con noi anche attraverso la vicinanza degli altri. Una vicinanza che va oltre la presenza fisica, per addentrarsi nei misteri della nostra unione con Dio. L’amore ci unisce. Come si capisce bene questo quando non ci è possibile stare fisicamente accanto alle persone che amiamo. L’amore supera i limiti di spazio e di tempo per unire le persone lontane che si amano veramente nell’Amore che tutto unisce, che ha un volto di Persona al quale tutti gli altri volti partecipano. È una verità della nostra fede che tante volte recitiamo nel credo: “credo nella comunione dei santi”.

La comunione dei santi è una realtà meravigliosa – in qualche modo è la medesima Chiesa – grazie alla quale tutti i credenti formano un solo corpo con Cristo, che ne è il capo. La vita di Cristo nello Spirito Santo si estende così a tutti noi che siamo uniti a Lui e uniti fra noi come membri del suo stesso corpo, spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr. n. 947).

Così leggiamo anche che l’espressione “comunione dei santi” ha due significati strettamente legati fra loro: “comunione alle cose sante” e “comunione tra le persone sante” (n. 948).

I beni spirituali sono un “fondo comune” che esiste nella Chiesa, sono doni universali e illimitati perché vengono da Dio in Cristo. Cristo è la fonte inesauribile dalla quale provengono questi beni: la fede comune, la grazia dei sacramenti e i doni, i carismi e i beni materiali che si distribuiscono fra i membri dello stesso corpo di Cristo (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 949-952).

Il frutto dei sacramenti appartiene a tutti. La vita e la grazia che riceve un qualunque membro del corpo, si ripercuote sull’intero corpo. Ciò che di buono accade a uno è una cosa buona che accade a tutti gli altri.

Quanto ci può aiutare questa verità della nostra fede a sentirci molto uniti a tutti, specialmente nei momenti difficili! Il fatto che io prego è un bene per tutti i miei fratelli nella fede, per tutti coloro che amo, benché si trovino fisicamente lontano, o anche quando non li conosco. Tutto ciò che unisce a Cristo, tutto ciò che proviene da lui, è condiviso da tutti, aiuta tutti. I sacramenti, che per il momento in molti luoghi sono limitati, sono attivi per tutti. Anche se su questo pianeta si celebrasse una sola Eucaristia, vivremmo tutti di essa, perché in essa si rende attuale la fonte infinita della redenzione: la passione, morte e risurrezione di Cristo.

Il mio amore di Dio con una orazione serena e fiduciosa, le mie devozioni rivolte a santa Maria, a san Giuseppe, ai santi; il mio lavoro, i miei doveri quotidiani compiuti con amore, le mie contrarietà accettate con pazienza..., tutto questo è un bene per tutta la Chiesa: per i miei familiari, i miei amici, le persone che amo...; anche per quelli che sono più bisognosi, magari sconosciuti ma mai ignorati; per i defunti: per tutti! I malati, i moribondi, quelli che sono colpiti dalla situazione attuale, stanno ricevendo la vita di Dio anche attraverso la mia unione con Dio: le mie preghiere, le mie mortificazioni, il mio lavoro, il mio servizio in casa, le mie attenzioni quotidiane di amore, ecc.

L’amore che mi spinge a compiere un servizio, un conforto, un’attenzione materiale è lo stesso amore che, con senso soprannaturale, mi porta a pregare e a offrire piccole mortificazioni per alcune persone, forse fisicamente lontane, ma vicinissime al cuore di Cristo. È un aiuto reale, un amore e una delicatezza effettiva.

Più uniti che mai

“Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso” (Rm 14, 7). . “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme” (1 Cor 12, 26). Dice il Catechismo: “Il più piccolo dei nostri atti compiuto nella carità ha ripercussioni benefiche per tutti, in forza di questa solidarietà con tutti gli uomini, vivi o morti, solidarietà che si fonda sulla comunione dei santi” (n. 953).

Tutti siamo uniti attraverso la partecipazione alla vita stessa di Cristo. Tutti ci aiutiamo, tutti ci teniamo in contatto. Tutti uniti: con i santi del cielo ai quali ci rivolgiamo come intercessori; con i defunti che ci hanno già lasciato e ancora si purificano (e per questo preghiamo). Tutti uniti, uniti a Cristo, noi che peregriniamo qui sulla terra, a volte in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze. Tutti uniti!

Con questa realtà di fondo della nostra fede, come ci sentiamo uniti, con che forza possiamo operare, con che sicurezza e fiducia! Nella Chiesa c’è sempre stata la tradizione di ricorrere ai santi ai quali siamo devoti. E con la forza dell’unione con loro e dell’unione con Dio, cerchiamo di preoccuparci gli uni degli altri, aiutandoci a vicenda mediante la comunione dei santi.

San Josemaría, in un momento assai difficile di guerra e persecuzioni, fu costretto a vivere in isolamento forzato – in un vero e proprio assembramento – con alcuni suoi figli spirituali. Tra i mesi di aprile e agosto del 1937, in una minuscola stanza della Legazione dell’Honduras a Madrid, durante la guerra civile spagnola. Si conservano alcuni testi presi dalla sua predicazione in quei giorni.

Pieno di preoccupazione e di dolore per tante persona amate, fisicamente lontane e sparpagliate dappertutto, senza poter avere contatti con loro; ma nello stesso tempo con grande serenità e senso soprannaturale e fiducia in Dio, diceva: “Grazie alla comunione dei santi, mai possiamo sentirci soli, perché continuamente ci giungono stimoli spirituali... In considerazione di questa realtà ci sentiamo spinti a un minuzioso esame della nostra condotta in questo luogo, che per noi è come una prigione. Qui, infatti, in questa apparente inattività, abbiamo la possibilità di lavorare molto dentro di noi e unirci a ciascuno dei vostri fratelli in pericolo, vegliando su di loro” (Appunti della meditazione dell’8-IV-1937).

Lavorare dentro, pregare, unirci e vegliare sulle persone che amiamo, magari lontane, ma molto vicine al nostro cuore di cristiani. Ma anche per tutti. È un programma di vita spirituale splendido per questi giorni difficili di confinamento e di quarantena. Non abbiamo altro rimedio che ridurre la nostra attività, però... non riduciamo il nostro amore! Non cessiamo di inviare, attraverso questa comunione di vita e di amore nella Chiesa, il nostro aiuto a tutti, a tutta l’umanità. Manifestiamo la nostra vicinanza attraverso i mezzi che ci sono consentiti. Non riduciamo, ma al contrario aumentiamo le nostre preghiere quotidiane per tutti, vero aiuto spirituale agli altri. E ci sentiremo più che mai uniti e amati.

Se i santi si uniscono a noi e ci aiutano dal cielo – diceva san Josemaría in quella stessa predicazione –, a maggior ragione si occuperà di noi nostra Madre l’Immacolata. Che fiducia ci dà la sua intercessione! E ricorriamo anche a san Giuseppe, che Dio mise a capo della sua famiglia qui sulla terra, perché ci guidi e ci insegni a preoccuparci di tutti con generosità, apprezzando questa compagnia e questa unione di tutti nell’amore di Dio.

José Manuel Fidalgo Alaiz