Il viaggio del Papa in Sri Lanka e nelle Filippine

Il Santo Padre è stato in Sri Lanka e nelle Filippine dal 13 al 19 gennaio. Vi riportiamo i testi e i video dei momenti più salienti del viaggio.

Le foto del viaggio (Foto)

Santa Messa nel Rizal Park a Manila (Video)

«Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5). E' per me una particolare gioia celebrare la domenica del Santo Niño con voi. L'immagine del Santo Bambino Gesù ha accompagnato la diffusione del Vangelo in questo Paese fin dall'inizio. Vestito con gli abiti regali, coronato e dotato di scettro, globo e croce, Egli ci ricorda continuamente il legame tra il Regno di Dio e il mistero dell'infanzia spirituale. Egli ci parla di questo nel Vangelo odierno: «Chi non accoglie il Regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15). Il Santo Niño continua a proclamare che la luce della grazia di Dio è brillata su un mondo che abitava nelle tenebre, portando la Buona Novella della nostra liberazione dalla schiavitù, e guidandoci sul sentiero della pace, del diritto e della giustizia. Egli inoltre ci ricorda che siamo stati chiamati a diffondere il Regno di Cristo nel mondo.

Nel corso della mia visita vi ho sentito cantare la canzone "Siamo tutti figli di Dio". Questo è ciò che il Santo Niño viene a dirci. Ci ricorda la nostra più profonda identità. Tutti noi siamo figli di Dio, membri della famiglia di Dio. Oggi san Paolo ci ha detto che in Cristo siamo diventati figli adottivi di Dio, fratelli e sorelle in Cristo. Questo è quello che siamo. Questa è la nostra identità. Ne abbiamo visto una bellissima espressione quando i Filippini si sono stretti intorno ai fratelli e alle sorelle colpiti dal tifone.

L'Apostolo ci dice che, dal momento che Dio ci ha scelti, noi siamo stati abbondantemente benedetti! Dio «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (Ef 1,3). Queste parole hanno una speciale risonanza nelle Filippine, perché è il primo Paese cattolico in Asia; questo è già uno speciale dono di Dio, una benedizione speciale. Ma è anche una vocazione. I Filippini sono chiamati ad essere eccellenti missionari della fede in Asia.

Dio ci ha scelti e benedetti per uno scopo: essere santi e irreprensibili ai suoi occhi (Ef 1,4). Egli ha scelto ciascuno di noi per essere testimone in questo mondo della sua verità e della sua giustizia. Ha creato il mondo come uno splendido giardino e ci ha chiesto di averne cura. Tuttavia, con il peccato, l'uomo ha sfigurato quella naturale bellezza; mediante il peccato, l'uomo ha anche distrutto l'unità e la bellezza della nostra famiglia umana, creando strutture sociali che hanno reso permanente la povertà, l'ignoranza e la corruzione.

Qualche volta, vedendo i problemi, le difficoltà e le ingiustizie, siamo tentati di rinunciare. Sembra quasi che le promesse del Vangelo non si possano attuare, siano irreali. Ma la Bibbia ci dice che la grande minaccia al piano di Dio per noi è ed è sempre stata la menzogna. Il diavolo è il padre della menzogna. Spesso egli nasconde le sue insidie dietro l'apparenza della sofisticazione, il fascino di essere "moderni", di essere "come tutti gli altri". Egli ci distrae con il miraggio di piaceri effimeri e di passatempi superficiali. In tal modo noi sprechiamo i doni ricevuti da Dio, giocherellando con congegni futili; sprechiamo il nostro denaro nel gioco d'azzardo e nel bere; ci ripieghiamo su noi stessi. Trascuriamo di rimanere centrati sulle cose che realmente contano. Trascuriamo di rimanere interiormente come bambini. Questo è il peccato : dimenticarsi interiormente di essere figli di Dio. I bambini infatti, come ci insegna il Signore, hanno la loro propria saggezza, che non è la saggezza del mondo. Ecco perché il messaggio del Santo Niño è così importante. Egli parla a ciascuno di noi profondamente. Ci ricorda la nostra più profonda identità, ciò che siamo chiamati ad essere in quanto famiglia di Dio.

Il Santo Niño ci ricorda anche che questa identità va protetta. Il Cristo Bambino è il protettore di questo grande Paese. Quando Egli venne in questo mondo, la sua stessa vita si trovò minacciata da un re corrotto. Gesù stesso si trovò nella necessità di venire protetto. Egli ha avuto un protettore sulla terra: san Giuseppe. Ha avuto una famiglia qui sulla terra: la Santa Famiglia di Nazaret. In tal modo Egli ci ricorda l'importanza di proteggere le nostre famiglie e quella più grande famiglia che è la Chiesa, la famiglia di Dio, e il mondo, la nostra famiglia umana. Oggi purtroppo la famiglia ha bisogno di essere protetta da attacchi insidiosi e da programmi contrari a tutto quanto noi riteniamo vero e sacro, a tutto ciò che nella nostra cultura è più nobile e bello.

Nel Vangelo Gesù accoglie i bambini, li abbraccia e li benedice. Anche noi abbiamo il compito di proteggere, guidare e incoraggiare i nostri giovani, aiutandoli a costruire una società degna del suo grande patrimonio spirituale e culturale. In modo specifico, abbiamo bisogno di vedere ogni bambino come un dono da accogliere, da amare e da proteggere. E dobbiamo prenderci cura dei giovani, non permettendo che siano derubati della speranza e condannati a vivere sulla strada.

E' un fragile bambino che portò la bontà di Dio, la misericordia e la giustizia nel mondo. Egli resistette alla disonestà e alla corruzione, che sono l'eredità del peccato, e trionfò su di esse con il potere della croce. Ora, al termine della mia visita alle Filippine, vi affido a Lui, a Gesù che venne fra di noi come bambino. Egli renda capace tutto l'amato popolo di questo Paese di lavorare unito, proteggendosi gli uni gli altri, a partire dalle vostre famiglie e comunità, nella costruzione di un mondo di giustizia, onestà e pace. Il Santo Niño continui a benedire le Filippine e a sostenere i cristiani di questa grande nazione nella loro vocazione ad essere testimoni e missionari della gioia del Vangelo, in Asia e nel mondo intero.

Per favore, non dimenticate di pregare per me. Dio vi benedica!

Incontro con i Giovani nel campo sportivo dell'Università (Video)

Cari giovani,

quando parlo spontaneamente, lo faccio in spagnolo… No?... Perché non conosco bene la lingua inglese… Posso farlo?... Grazie tante!

Qui c'è Padre Mark, un bravo traduttore!...

Prima di tutto una notizia triste. Ieri, mentre stava per iniziare la Messa, è caduta una delle torri e cadendo ha colpito una ragazza ed è morta. Il suo nome è Cristal. Lei ha lavorato nell'organizzazione di quella Messa. Aveva 27 anni, era giovane come voi e lavorava per un'associazione. Era una volontaria. Vorrei che noi tutti insieme, voi giovani come lei, pregassimo in silenzio un minuto e poi invochiamo la nostra Madre del cielo.

[Silenzio … Ave Maria]

Facciamo una preghiera anche per suo papà e sua mamma. Era figlia unica. Sua mamma sta venendo da Hong Kong. Suo papà è venuto a Manila ad aspettare la mamma.

[Padre nostro…]

E' una gioia per me stare oggi con voi. Saluto cordialmente ciascuno di voi e ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questo incontro. Nel corso della mia visita alle Filippine, ho voluto in modo particolare incontrarmi con voi giovani, per ascoltarvi e parlare con voi. Desidero esprimere l'amore e la speranza che la Chiesa ha per voi. E voglio incoraggiarvi, come cittadini cristiani di questo Paese, a dedicarvi con passione e con onestà al grande impegno di rinnovare la vostra società e di contribuire a costruire un mondo migliore.

In modo speciale, ringrazio i giovani che mi hanno rivolto parole di benvenuto: Jun, Leandro e Rikki. Grazie tante!

Un po'… sulla piccola rappresentazione delle donne. Troppo poco! Le donne hanno molto da dirci nella società di oggi. A volte siamo troppo maschilisti, e non lasciamo spazio alla donna. Ma la donna sa vedere le cose con occhi diversi dagli uomini. La donna sa fare domande che noi uomini non riusciamo a capire. Fate attenzione: lei [indica Jun] oggi ha fatto l'unica domanda che non ha risposta. E non le venivano le parole, ha dovuto dirlo con le lacrime. Così, quando verrà il prossimo Papa a Manila, che ci siano più donne!

Ti ringrazio, Jun, che hai presentato con tanto coraggio la tua esperienza. Come ho detto prima, il nucleo della tua domanda quasi non ha risposta. Solo quando siamo capaci di piangere sulle cose che voi avete vissuto possiamo capire qualcosa e rispondere qualcosa. La grande domanda per tutti: perché i bambini soffrono? Perché i bambini soffrono? Proprio quando il cuore riesce a porsi la domanda e a piangere, possiamo capire qualcosa. C'è una compassione mondana che non serve a niente! Una compassione che tutt'al più ci porta a mettere mano al borsellino e a dare una moneta. Se Cristo avesse avuto questa compassione avrebbe passato, curato tre o quattro persone e sarebbe tornato al Padre. Solamente quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere ha capito i nostri drammi.

Cari ragazzi e ragazze, al mondo di oggi manca il pianto! Piangono gli emarginati, piangono quelli che sono messi da parte, piangono i disprezzati, ma quello che facciamo una vita più meno senza necessità non sappiamo piangere. Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime. Invito ciascuno di voi a domandarsi: io ho imparato a piangere? Quando vedo un bambino affamato, un bambino drogato per la strada, un bambino senza casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino usato come schiavo per la società? O il mio è il pianto capriccioso di chi piange perché vorrebbe avere qualcosa di più? Questa è la prima cosa che vorrei dirvi: impariamo a piangere, come lei [Jun] ci ha insegnato oggi. Non dimentichiamo questa testimonianza. La grande domanda: perché i bambini soffrono?, l'ha fatta piangendo e la grande risposta che possiamo dare tutti noi è imparare a piangere.

Gesù nel Vangelo ha pianto, ha pianto per l'amico morto. Ha pianto nel suo cuore per quella famiglia che aveva perso la figlia. Ha pianto nel suo cuore quando ha visto quella povera madre vedova che portava al cimitero suo figlio. Si è commosso e ha pianto nel suo cuore quando ha visto la folla come pecore senza pastore. Se voi non imparate a piangere non siete buoni cristiani. E questa è una sfida. Jun ci ha lanciato questa sfida. E quando ci fanno la domanda: perché i bambini soffrono?, perché succede questo o quest'altro di tragico nella vita?, che la nostra risposta sia il silenzio o la parola che nasce dalle lacrime. Siate coraggiosi, non abbiate paura di piangere!

E poi è venuto Leandro Santos. Lui ha posto delle domande sul mondo dell'informazione. Oggi con tanti media siamo superinformati: questo è un male? No. Questo è bene e aiuta, però corriamo il pericolo di vivere accumulando informazioni. E abbiamo tante informazioni, ma forse non sappiamo che farcene. Corriamo il rischio di diventare "giovani-museo", che hanno tutto ma non sanno che farsene. Non abbiamo bisogno di giovani-museo, ma di giovani sapienti! Mi potreste chiedere: Padre, come si arriva ad essere sapienti? E questa è un'altra sfida, la sfida dell'amore. Qual è la materia più importante che bisogna imparare all'università? Qual è la più importante da imparare nella vita? Imparare ad amare! E questa è la sfida che la vita pone a voi oggi. Imparare ad amare! Non solo accumulare informazioni e non sapere che farsene. E' un museo. Ma attraverso l'amore far sì che questa informazione sia feconda. Per questo scopo il Vangelo ci propone un cammino sereno, tranquillo: usare i tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio delle mani. E questi tre linguaggi in modo armonioso: quello che pensi lo senti e lo realizzi. La tua informazione scende al cuore, lo commuove e lo realizza. E questo armoniosamente: pensare ciò che si sente e ciò che si fa. Sentire ciò che penso e che faccio; fare ciò che penso e che sento. I tre linguaggi. Siete capaci di ripetere i tre linguaggi a voce alta?

Il vero amore è amare e lasciarmi amare. E' più difficile lasciarsi amare che amare. Per questo è tanto difficile arrivare all'amore perfetto di Dio, perché possiamo amarlo, ma la cosa importante è lasciarsi amare da Lui. Il vero amore è aprirsi a questo amore che ci precede e che ci provoca una sorpresa. Se voi avete solo tutta l'informazione siete chiusi alle sorprese; l'amore ti apre alle sorprese, l'amore è sempre una sorpresa perché presuppone un dialogo a due. Tra chi ama e chi è amato. E di Dio diciamo che è il Dio delle sorprese perché Lui ci ha amati per primo e ci aspetta con una sorpresa. Dio ci sorprende.. Lasciamoci sorprendere da Dio! E non abbiamo la psicologia del computer di credere di sapere tutto. Com'è questa cosa? Un attimo e il computer ti dà tutte le risposte, nessuna sorpresa. Nella sfida dell'amore Dio si manifesta con delle sorprese. Pensiamo a san Matteo: era un buon commerciante, in più tradiva la sua patria perché prendeva le tasse dei giudei per darle ai romani, era pieno di soldi e prendeva le tasse. Passa Gesù, lo guarda e gli dice: vieni! Quelli che stavano con Lui dicono: Chiama questo che è un traditore, un infame? E lui si attacca al denaro. Ma la sorpresa di essere amato lo vince e segue Gesù. Quella mattina quando si aveva salutato sua moglie non avrebbe mai pensato che sarebbe tornato senza denaro e di fretta per dire a sua moglie di preparare un banchetto. Il banchetto per colui che lo aveva amato per primo. Che lo aveva sorpreso con qualcosa di più importante di tutti i soldi che aveva.

Lasciati sorprendere dall'amore di Dio! Non abbiate paura delle sorprese, che ti scuotono, ti mettono in crisi, ma ci mettono in cammino. Il vero amore ti spinge a spendere la vita anche a costo di rimanere a mani vuote. Pensiamo a san Francesco: lasciò tutto, morì con le mani vuote ma con il cuore pieno.

D'accordo? Non giovani da museo, ma giovani sapienti. Per essere sapienti, usare i tre linguaggi: pensare bene, sentire bene e fare bene. E per essere sapienti, lasciarsi sorprendere dall'amore di Dio, e vai, e spendi la vita!

Grazie per il tuo contributo di oggi!

E quello che è venuto con un buon programma per aiutarci a vedere come possiamo fare nella vita è stato Rikki! Ha raccontato tutte le attività, tutto quello che fanno, tutto quello che vogliono fare. Grazie Rikki! Grazie per quello che fate tu e i tuoi compagni. Però ti voglio fare una domanda: tu e i tuoi amici vi impegnate a dare, date, date, date, aiutate… ma lasci che ti diano?... Rispondi nel tuo cuore. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa, c'è una frase che per me è la più importante di tutte: dice il Vangelo che Gesù, quel giovane, lo guardò e lo amò (cfr Mc 10,21). Quando uno vede il gruppo di Rikki e i suoi compagni, li ama molto perché fanno cose molto buone, però la frase più importante che dice Gesù è: «Una cosa sola ti manca» (Mc 10,21). Ognuno di noi ascolti in silenzio questa parola di Gesù: «Una cosa sola ti manca».

Che cosa mi manca? A tutti quelli che Gesù ama tanto perché danno tanto agli altri io domando: voi lasciate che gli altri vi diano di quell'altra ricchezza che voi non avete? I sadducei, i dottori della legge dell'epoca di Gesù davano molto al popolo, davano la legge, insegnavano, ma non hanno mai lasciato che il popolo desse loro qualcosa. E' dovuto venire Gesù per lasciarsi commuovere dal popolo. Quanti giovani come voi che sono qui sanno dare però non sono altrettanto capaci di ricevere!

«Una cosa sola ti manca». Questo è ciò che ci manca: imparare a mendicare da quelli a cui diamo. Questo non è facile da capire: imparare a mendicare. Imparare a ricevere dall'umiltà di quelli che aiutiamo. Imparare ad essere evangelizzati dai poveri. Le persone che aiutiamo, poveri, malati, orfani, hanno molto da darci. Mi faccio mendicante e chiedo anche questo? Oppure sono autosufficiente e so soltanto dare? Voi che vivete dando sempre e credete che non avete bisogno di niente, sapete che siete veramente poveri? Sapete che avete una grande povertà e bisogno di ricevere? Ti lasci aiutare dai poveri, dai malati e da quelli che aiuti? Questo è ciò che aiuta a maturare i giovani impegnati come Rikki nel lavoro di dare agli altri: imparare a tendere la mano a partire dalla propria miseria.

Ci sono alcuni punti che avevo preparato. Il primo, che già ho detto, imparare ad amare e a lasciarsi amare.

C'è un'altra sfida, che è la sfida dell'integrità morale. Questo non soltanto a causa del fatto che il vostro Paese, più di altri, rischia di essere seriamente colpito dal cambiamento climatico. E' la sfida del prendersi cura dell'ambiente.

E infine c'è la sfida per i poveri. Amare i poveri. I nostri Vescovi vogliono che siate attenti ai poveri soprattutto in questo "Anno dei poveri". Voi pensate ai poveri? Sentite con i poveri? Fate qualcosa per i poveri? E chiedete ai poveri di darvi quella sapienza che loro hanno? Questo è ciò che volevo dirvi. Perdonatemi perché non ho letto quasi niente di ciò che avevo preparato Ma c'è una espressione che mi consola un po': "La realtà è superiore all'idea". E la realtà che voi avete presentato, la realtà che voi siete è superiore a tutte le risposte che io avevo preparato. Grazie!

INCONTRO CON LE FAMIGLIE

Care famiglie,
Cari amici in Cristo,

Sono grato per la vostra presenza qui questa sera e per la testimonianza del vostro amore per Gesù e la sua Chiesa. Ringrazio il Vescovo Reyes, Presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia e la Vita, per le sue parole di benvenuto a vostro nome. In maniera particolare ringrazio coloro che hanno presentato le testimonianze – grazie! – e ed hanno condiviso la loro vita di fede con noi. La Chiesa nelle Filippine è benedetta dall'apostolato di molti movimenti che si occupano della famiglia, e io li ringrazio per la loro testimonianza!

Le Scritture parlano poco di san Giuseppe e, là dove lo fanno, spesso lo troviamo mentre riposa, con un angelo che in sogno gli rivela la volontà di Dio. Nel brano evangelico che abbiamo appena ascoltato, troviamo Giuseppe che riposa non una, ma due volte. Questa sera vorrei riposare nel Signore con tutti voi. Ho bisogno di riposare nel Signore con le famiglie, e ricordare la mia famiglia: mio padre, mia madre, mio nonno, mia nonna… Oggi io riposo con voi e vorrei riflettere con voi sul dono della famiglia.

Ma prima vorrei dire qualcosa sul sogno. Il mio inglese però è così povero! Se me lo permettete, chiederò a Mons. Miles di tradurre e parlerò in spagnolo. A me piace molto il sogno in una famiglia. Tutte le mamme e tutti i papà hanno sognato il loro figlio per nove mesi. E' vero o no? [Sì!] Sognare come sarà questo figlio… Non è possibile una famiglia senza il sogno. Quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l'amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne. Per questo vi raccomando che la sera, quando fate l'esame di coscienza, ci sia anche questa domanda: oggi ho sognato il futuro dei miei figli? Oggi ho sognato l'amore del mio sposo, della mia sposa? Oggi ho sognato i miei genitori, i miei nonni che hanno portato avanti la storia fino a me. E' tanto importante sognare. Prima di tutto, sognare in una famiglia. Non perdete questa capacità di sognare!

E quante difficoltà nella vita dei coniugi si risolvono se noi conserviamo uno spazio per il sogno, se ci fermiamo a pensare al coniuge, e sogniamo la bontà che hanno le cose buone. Per questo è molto importante recuperare l'amore attraverso il 'progetto' di tutti i giorni. Non smettete mai di essere fidanzati!

Il riposo di Giuseppe gli ha rivelato la volontà di Dio. In questo momento di riposo nel Signore, facendo una sosta tra i nostri numerosi doveri e attività quotidiani, Dio parla anche a noi. Ci parla nella Lettura che abbiamo ascoltato, nelle preghiere e nelle testimonianze, e nel silenzio del nostro cuore. Riflettiamo su che cosa il Signore ci sta dicendo, specialmente nel Vangelo di questa sera. Ci sono tre aspetti di questo brano che vi prego di considerare. Primo: riposare nel Signore. Secondo: alzarsi con Gesù e Maria. Terzo: essere voce profetica.

Riposare nel Signore. Il riposo è necessario per la salute della nostra mente e del nostro corpo, eppure è spesso così difficile da raggiungere, a causa alle numerose esigenze che pesano su di noi. Il riposo è anche essenziale per la nostra salute spirituale, affinché possiamo ascoltare la voce di Dio e comprendere quello che ci chiede. Giuseppe fu scelto da Dio per essere padre putativo di Gesù e sposo di Maria. Come cristiani, anche voi siete chiamati, come Giuseppe, a preparare una casa per Gesù. Preparare una casa per Gesù! Voi preparate una casa per Lui nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre parrocchie e nelle vostre comunità.

Per ascoltare e accogliere la chiamata di Dio, e preparare una casa per Gesù, dovete essere capaci di riposare nel Signore. Dovete trovare il tempo ogni giorno per riposare nel Signore, per pregare. Pregare è riposare nel Signore. Ma voi potreste dirmi: Santo Padre, lo sappiamo; io vorrei pregare, ma c'è tanto lavoro da fare! Devo prendermi cura dei miei figli; ho i doveri di casa; sono troppo stanco perfino per dormire bene. E' giusto. Questo potrebbe essere vero, ma se noi non preghiamo non conosceremo mai la cosa più importante di tutte: la volontà di Dio per noi. Inoltre, pur con tutta la nostra attività, con le nostre mille occupazioni, senza la preghiera concluderemo davvero poco.

Riposare in preghiera è particolarmente importante per le famiglie. È prima di tutto nella famiglia che impariamo come pregare. Non dimenticate: quando la famiglia prega insieme, rimane insieme. Questo è importante. Lì arriviamo a conoscere Dio, a crescere come uomini e donne di fede, a sentirci membri della più grande famiglia di Dio, la Chiesa. Nella famiglia impariamo ad amare, a perdonare, ad essere generosi e aperti e non chiusi ed egoisti. Impariamo ad andare al di là dei nostri bisogni, ad incontrare gli altri e a condividere la nostra vita con loro. Ecco perché è così importante pregare in famiglia! Così importante! Ecco perché le famiglie sono così importanti nel piano di Dio per la Chiesa! Riposare nel Signore è pregare. Pregare insieme in famiglia.

Vorrei anche dirvi una cosa molto personale. Io amo molto san Giuseppe, perché è un uomo forte e silenzioso. Sul mio tavolo ho un'immagine di san Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa! Sì! Può farlo, lo sappiamo. E quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto san Giuseppe, perché lo sogni! Questo gesto significa: prega per questo problema!

Ora consideriamo "alzarsi con Gesù e Maria". Questi preziosi momenti di riposo, di pausa con il Signore in preghiera, sono momenti che vorremmo forse poter prolungare. Ma come san Giuseppe, una volta ascoltata la voce di Dio, dobbiamo scuoterci dal nostro sonno; dobbiamo alzarci e agire (cfr Rm 13,11). In famiglia, dobbiamo alzarci e agire! La fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più profondamente in esso. Questo è molto importante! Dobbiamo andare in profondità nel mondo, ma con la forza della preghiera. Ognuno di noi, infatti, svolge un ruolo speciale nella preparazione della venuta del Regno di Dio nel mondo.

Proprio come il dono della Santa Famiglia fu affidato a san Giuseppe, così il dono della famiglia e il suo posto nel piano di Dio viene affidato a noi. Come San Giuseppe. Il dono della Santa Famiglia è stato affidato a san Giuseppe, perché lo portasse avanti. A ciascuno di voi e di noi - perché anch'io sono figlio di una famiglia – viene affidato il piano di Dio perché venga portato avanti. L'Angelo del Signore rivelò a Giuseppe i pericoli che minacciavano Gesù e Maria, costringendoli a fuggire in Egitto e poi a stabilirsi a Nazaret. Proprio così, nel nostro tempo, Dio ci chiama a riconoscere i pericoli che minacciano le nostre famiglie e a proteggerle dal male.

Stiamo attenti alle nuove colonizzazioni ideologiche. Esistono colonizzazioni ideologiche che cercano di distruggere la famiglia. Non nascono dal sogno, dalla preghiera, dall'incontro con Dio, dalla missione che Dio ci dà, vengono da fuori e per questo dico che sono colonizzazioni. Non perdiamo la libertà della missione che Dio ci dà, la missione della famiglia. E così come i nostri popoli, in un momento della loro storia, arrivarono alla maturità di dire "no" a qualsiasi colonizzazione politica, come famiglie dobbiamo essere molto molto sagaci, molto abili, molto forti, per dire "no" a qualsiasi tentativo di colonizzazione ideologica della famiglia, e chiedere a san Giuseppe, che è amico dell'Angelo, che ci mandi l'ispirazione di sapere quando possiamo dire "sì" e quando dobbiamo dire "no".

I pesi che gravano sulla vita della famiglia oggi sono molti. Qui nelle Filippine, innumerevoli famiglie soffrono ancora le conseguenze dei disastri naturali. La situazione economica ha provocato la frammentazione delle famiglie con l'emigrazione e la ricerca di un impiego, inoltre problemi finanziari assillano molti focolari domestici. Mentre fin troppe persone vivono in estrema povertà, altri vengono catturati dal materialismo e da stili di vita che annullano la vita familiare e le più fondamentali esigenze della morale cristiana. Queste sono le colonizzazioni ideologiche. La famiglia è anche minacciata dai crescenti tentativi da parte di alcuni per ridefinire la stessa istituzione del matrimonio mediante il relativismo, la cultura dell'effimero, una mancanza di apertura alla vita.

Penso al Beato Paolo VI. In un momento in cui si poneva il problema della crescita demografica, ebbe il coraggio di difendere l'apertura alla vita nella famiglia. Lui conosceva le difficoltà che c'erano in ogni famiglia, per questo nella sua Enciclica era molto misericordioso verso i casi particolari, e chiese ai confessori che fossero molto misericordiosi e comprensivi con i casi particolari. Però lui guardò anche oltre: guardò i popoli della Terra, e vide questa minaccia della distruzione della famiglia per la mancanza dei figli. Paolo VI era coraggioso, era un buon pastore e mise in guardia le sue pecore dai lupi in arrivo. Che dal Cielo ci benedica questa sera.

Il mondo ha bisogno di famiglie buone e forti per superare queste minacce! Le Filippine hanno bisogno di famiglie sante e piene d'amore per custodire la bellezza e la verità della famiglia nel piano di Dio ed essere di sostegno e di esempio per le altre famiglie. Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società stessa. Il futuro dell'umanità, come ha detto spesso san Giovanni Paolo II, passa attraverso la famiglia (cfr Familiaris consortio, 85). Il futuro passa attraverso la famiglia. Dunque, custodite le vostre famiglie! Proteggete le vostre famiglie!Vedete in esse il più grande tesoro della vostra nazione e nutritele sempre con la preghiera e la grazia dei Sacramenti. Le famiglie avranno sempre le loro prove, non hanno bisogno che gliene aggiungiate altre! Invece, siate esempi di amore, perdono e attenzione. Siate santuari di rispetto per la vita, proclamando la sacralità di ogni vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Che grande dono sarebbe per la società se ogni famiglia cristiana vivesse pienamente la sua nobile vocazione! Allora, alzatevi con Gesù e Maria e disponetevi a percorrere la strada che il Signore traccia per ognuno di voi.

Infine, il Vangelo che abbiamo ascoltato ci ricorda che il nostro dovere di cristiani è essere voci profetiche in mezzo alle nostre comunità. Giuseppe ha ascoltato la voce dell'Angelo del Signore e ha risposto alla chiamata di Dio di prendersi cura di Gesù e Maria. In questo modo egli ha svolto il suo ruolo nel piano di Dio ed è diventato una benedizione non solo per la Santa Famiglia, ma per tutta l'umanità. Con Maria, Giuseppe è stato modello per il bambino Gesù mentre cresceva in sapienza, età e grazia (cfr Lc2,52). Quando le famiglie mettono al mondo i bambini, li educano alla fede e ai sani valori e insegnano loro a contribuire al bene della società, diventano una benedizione per il mondo. Le famiglie possono diventare una benedizione per il mondo! L'amore di Dio diventa presente e attivo attraverso il modo con cui noi amiamo e le buone opere che compiamo. Così diffondiamo il Regno di Cristo nel mondo. Facendo questo, siamo fedeli alla missione profetica che abbiamo ricevuto nel Battesimo.

Durante quest'anno, che i vostri Vescovi hanno qualificato come Anno dei Poveri, vi chiederei, in quanto famiglie, di farvi particolarmente attenti alla nostra chiamata ad essere discepoli missionari di Gesù. Questo significa essere pronti ad andare oltre i confini delle vostre case e prendervi cura dei fratelli e delle sorelle più bisognosi. Vi chiedo di interessarvi specialmente a coloro che non hanno una famiglia propria, in particolare degli anziani e dei bambini orfani. Non lasciateli mai sentire isolati, soli e abbandonati, ma aiutateli a sentire che Dio non li ha dimenticati. Oggi mi sono commosso tantissimo dopo la Messa, quando ho visitato questa casa di bambini soli, senza famiglia. Quanta gente lavora nella Chiesa perché questa casa sia una famiglia! Questo significa portare avanti, profeticamente, il significato di una famiglia.

Potreste essere voi stessi poveri in senso materiale, ma avete un'abbondanza di doni da offrire quando offrite Cristo e la comunità della sua Chiesa. Non nascondete la vostra fede, non nascondete Gesù, ma portatelo nel mondo e offrite la testimonianza della vostra vita familiare!

Cari amici in Cristo, sappiate che io prego sempre per voi! Prego per le famiglie, lo faccio! Prego che il Signore continui ad approfondire il vostro amore per Lui, e che questo amore possa manifestarsi nel vostro amore vicendevole e per la Chiesa. Non dimenticate Gesù che dorme! Non dimenticate san Giuseppe che dorme! Gesù ha dormito con la protezione di Giuseppe. Non dimenticate: il riposo della famiglia è la preghiera. Non dimenticate di pregare per la famiglia. Pregate spesso e portate i frutti della vostra preghiera nel mondo, perché tutti possano conoscere Gesù Cristo e il suo amore misericordioso. Per favore, "dormite" anche per me: pregate anche per me, ho davvero bisogno delle vostre preghiere e conterò sempre su di esse. Grazie tante!

Tacloban International Airport, Omelia pronunciata a braccio dal Santo Padre

Nella prima Lettura abbiamo ascoltato che abbiamo un grande sacerdote che è capace di compatire le nostre debolezze, perché è stato Lui stesso provato in ogni cosa eccetto il peccato (cfr Eb 4,15). Gesù è come noi. Gesù ha vissuto come noi. E' uguale a noi in tutto, in tutto tranne nel peccato, perché Egli non era peccatore. Ma per essere più uguale a noi si è rivestito, ha preso su di sé i nostri peccati. Si è fatto peccato (cfr 2 Cor 5,21)! E questo lo dice san Paolo che lo conosceva molto bene. E Gesù va davanti a noi sempre, e quando noi passiamo attraverso qualche croce, Lui è già passato prima.

E se oggi tutti noi ci siamo radunati qui, 14 mesi dopo che è passato il Tifone Yolanda, è perché abbiamo la certezza che non saremo delusi nella fede, perché Gesù è passato prima. Nella sua passione Egli ha preso su di sé tutte le nostre sofferenze. E quando – permettetemi questa confidenza – quando io ho visto da Roma questa catastrofe, ho sentito che dovevo venire qui. Quel giorno, in quei giorni ho deciso di fare il viaggio qui. Ho voluto venire per stare con voi - un po' tardi mi direte, è vero, ma sono qui.

Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non delude. "Padre – mi può dire uno di voi – a me ha deluso perché ho perso la casa, ho perso la mia famiglia, ho perso quello che avevo, sono malato…". E' vero questo che mi dici, e io rispetto i tuoi sentimenti; ma Lo vedo lì inchiodato, e da lì non ci delude! Egli è stato consacrato Signore su quel trono, e lì è passato per tutte le calamità che noi abbiamo. Gesù è il Signore! Ed è il Signore dalla Croce, là ha regnato! Per questo Egli è capace di comprenderci, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: si è fatto in tutto uguale a noi. Per questo abbiamo un Signore che è capace di piangere con noi, è capace di accompagnarci nei momenti più difficili della vita.

Molti di voi hanno perso tutto. Io non so che cosa dirvi. Lui sì, sa che cosa dirvi! Molti di voi hanno perso parte della famiglia. Solamente rimango in silenzio, vi accompagno con il mio cuore in silenzio…

Molti di voi si sono domandati guardando Cristo: "Perché Signore?". E ad ognuno il Signore risponde nel cuore, dal suo cuore. Io non ho altre parole da dirvi. Guardiamo Cristo: Lui è il Signore, e Lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che ci hanno colpito.

E insieme a Lui crocifisso stava la madre. Noi siamo come quel bimbo che sta laggiù: nei momenti di dolore, di pena, nei momenti in cui non capiamo niente, nei momenti in cui vogliamo ribellarci, ci viene solo da tendere la mano e aggrapparci alla sua sottana e dirle: "Mamma!". Come un bambino che quando ha paura dice: "Mamma!". E' forse l'unica parola che può esprimere quello che sentiamo nei momenti bui: "Madre! Mamma!".

Facciamo insieme un momento di silenzio. Guardiamo al Signore: Lui può comprenderci perché è passato per tutte queste cose. E guardiamo a nostra Madre, e come il bimbo che sta laggiù aggrappiamoci alla sua sottana e con il cuore diciamole: "Madre!". In silenzio facciamo questa preghiera, ciascuno le dica ciò che sente…

[silenzio]

Non siamo soli, abbiamo una madre. Abbiamo Gesù nostro fratello maggiore. Non siamo soli. E abbiamo anche tanti fratelli che, nel momento della catastrofe, sono venuti ad aiutarci. E anche noi ci sentiamo più fratelli… noi che ci siamo aiutati gli uni gli altri.

Questo è tutto quello che mi viene da dirvi. Perdonatemi se non ho altre parole. Ma siate sicuri che Gesù non delude. Siate sicuri che l'amore e la tenerezza di nostra Madre non delude. E attaccati a lei come figli e con la forza che ci dà Gesù nostro fratello maggiore andiamo avanti. E come fratelli camminiamo. Grazie!

Dopo la Comunione

Abbiamo celebrato la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.

Gesù ci ha preceduto in questo cammino e ci accompagna in ogni momento in cui ci riuniamo a pregare e celebrare.

Grazie, Signore, di essere oggi con noi. Grazie, Signore, di condividere le nostre sofferenze. Grazie, Signore, di darci speranza. Grazie, Signore, per la tua grande misericordia. Grazie, Signore, perché hai voluto essere come uno di noi. Grazie, Signore, perché sei sempre vicino a noi, anche nei momenti di croce. Grazie, Signore, perché ci dai la speranza. Signore, che non ci rubino la speranza! Grazie, Signore, perché nel momento più buio della tua vita, sulla croce, ti sei ricordato di noi e ci hai lasciato una madre. Grazie, Signore, di non averci lasciati orfani.

Santa Messa con Vescovi, Sacerdoti, Religiose e Religiosi nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione a Manila (Video)

«Mi ami?» [la gente: "Sì!"] Grazie! Ma io stavo leggendo la parola di Gesù! Dice il Signore:«Mi ami? … Pasci i miei agnelli» (Gv21,15.16). Le parole di Gesù a Pietro nel Vangelo di oggi sono le prime parole che vi rivolgo, cari fratelli Vescovi e Sacerdoti, Religiosi e Religiose, e giovani Seminaristi. Queste parole ci ricordano una cosa essenziale: ogni ministero pastorale nasce dall'amore. Ogni ministero pastorale nasce dall'amore! Ogni vita consacrata è un segno dell'amore riconciliatore di Cristo. Come santa Teresa di Gesù Bambino, nella varietà delle nostre vocazioni, ognuno di noi è chiamato, in qualche modo, ad essere l'amore nel cuore della Chiesa.

Vi saluto con grande affetto. E vi chiedo di portare il mio affetto a tutti i vostri fratelli e sorelle anziani e malati e a tutti coloro che non si sono potuti unire a noi oggi. Mentre la Chiesa nelle Filippine guarda al quinto centenario della sua evangelizzazione, sentiamo gratitudine per l'eredità lasciata da tanti vescovi, sacerdoti e religiosi delle generazioni passate. Essi si sono sforzati non solo di predicare il Vangelo e di costruire la Chiesa in questo Paese, ma anche di forgiare una società ispirata al messaggio evangelico della carità, del perdono e della solidarietà al servizio del bene comune. Oggi voi portate avanti quell'opera d'amore. Come loro, siete chiamati a costruire ponti, a pascere il gregge di Cristo, e a preparare valide vie per il Vangelo in Asia all'alba di una nuova era.

«L'amore di Cristo infatti ci possiede» (2 Cor 5,14). Nella prima Lettura di oggi san Paolo ci dice che l'amore che siamo chiamati a proclamare è un amore riconciliatore, che promana dal cuore del Salvatore crocifisso. Siamo chiamati ad essere «ambasciatori in nome di Cristo» (2 Cor 5,20). Il nostro è un ministero di riconciliazione. Proclamiamo la Buona Novella dell'amore, della misericordia e della compassione senza fine di Dio. Proclamiamo la gioia del Vangelo. Poiché il Vangelo è la promessa della grazia di Dio, che sola può portare pienezza e risanamento al nostro mondo malato. Il Vangelo può ispirare la costruzione di un ordine sociale veramente giusto e redento.

Essere ambasciatore di Cristo significa prima di tutto invitare ogni persona ad un rinnovato incontro con il Signore Gesù (cfrEvangelii gaudium, 3). Il nostro incontro personale con Lui. Questo invito dev'essere al centro della vostra commemorazione dell'evangelizzazione delle Filippine. Ma il Vangelo è anche un appello alla conversione, ad un esame della nostra coscienza, come individui e come popolo. Come i Vescovi delle Filippine hanno giustamente insegnato, la Chiesa nelle Filippine è chiamata a riconoscere e combattere le cause della disuguaglianza e dell'ingiustizia, profondamente radicate, che macchiano il volto della società filippina, in palese contrasto con l'insegnamento di Cristo. Il Vangelo chiama ogni singolo cristiano a vivere una vita onesta, integra e impegnata per il bene comune. Ma chiama anche le comunità cristiane a creare "circoli di onestà", reti di solidarietà che possono estendersi nella società per trasformarla con la loro testimonianza profetica.

I poveri. I poveri sono al centro del Vangelo, sono al cuore del Vangelo; se togliamo i poveri dal Vangelo non possiamo capire pienamente il messaggio di Gesù Cristo. Come ambasciatori di Cristo, noi, vescovi, sacerdoti e religiosi, dovremmo essere i primi ad accogliere la sua grazia riconciliatrice nei nostri cuori. San Paolo spiega che cosa questo significhi. Significa rifiutare prospettive mondane, guardando ogni cosa di nuovo alla luce di Cristo. Ciò comporta che noi siamo i primi ad esaminare la nostra coscienza, a riconoscere i nostri fallimenti e cadute e ad imboccare la via della conversione continua, della conversione quotidiana. Come possiamo proclamare la novità e il potere liberante della Croce agli altri, se proprio noi non permettiamo alla Parola di Dio di scuotere il nostro orgoglio, la nostra paura di cambiare, i nostri meschini compromessi con la mentalità di questo mondo, la nostra mondanità spirituale (cfr Evangelii gaudium, 93)?

Per noi sacerdoti e persone consacrate, conversione alla novità del Vangelo comporta un quotidiano incontro col Signore nella preghiera. I santi ci insegnano che questa è la sorgente di ogni zelo apostolico! Per i religiosi, vivere la novità del Vangelo significa trovare sempre di nuovo nella vita e nell'apostolato della comunità l'incentivo per una sempre più stretta unione col Signore nella perfetta carità. Per tutti noi, significa vivere in modo da riflettere la povertà di Cristo, la cui intera vita era incentrata sul fare la volontà del Padre e servire gli altri. La grande minaccia a ciò, naturalmente, è cadere in un certo materialismo che può insinuarsi nella nostra vita e compromettere la testimonianza che offriamo. Solo diventando noi stessi poveri, diventando noi stessi poveri, eliminando il nostro autocompiacimento, potremo identificarci con gli ultimi tra i nostri fratelli e sorelle. Vedremo le cose sotto una luce nuova e così potremo rispondere con onestà e integrità alla sfida di annunciare la radicalità del Vangelo in una società abituata all'esclusione, alla polarizzazione e alla scandalosa disuguaglianza.

Qui desidero dire una parola speciale ai giovani sacerdoti e religiosi e ai seminaristi presenti. Vi chiedo di condividere la gioia e l'entusiasmo del vostro amore per Cristo e per la Chiesa con chiunque, ma soprattutto con i vostri coetanei. Siate presenti in mezzo ai giovani che possono essere confusi e abbattuti, e che tuttavia continuano a vedere la Chiesa come loro compagna di cammino e fonte di speranza.

Siate vicini a quanti, vivendo in mezzo ad una società appesantita dalla povertà e dalla corruzione, sono scoraggiati, tentati di mollare tutto, di lasciare la scuola e di vivere per la strada. Proclamate la bellezza e la verità del matrimonio cristiano ad una società che è tentata da modi confusi di vedere la sessualità, il matrimonio e la famiglia. Come sapete queste realtà sono sempre più sotto l'attacco di forze potenti che minacciano di sfigurare il piano creativo di Dio e di tradire i veri valori che hanno ispirato e dato forma a quanto di bello c'è nella vostra cultura.

La cultura filippina, infatti, è stata plasmata dalla creatività della fede. I Filippini sono dovunque conosciuti per il loro amore a Dio, per la loro fervente pietà e la loro calorosa e cordiale devozione alla Madonna e al suo Rosario; il loro amore a Dio, per la loro fervente pietà e la loro calorosa e cordiale devozione alla Madonna e al suo Rosario. Questa grande eredità contiene un forte potenziale missionario. È il modo in cui il vostro popolo ha inculturato il Vangelo e continua ad accogliere il suo messaggio (cfrEvangelii gaudium, 122). Nel vostro impegno di preparazione del quinto centenario, costruite su queste solide basi.

Cristo è morto per tutti, affinché, uniti a Lui nella morte, potessimo vivere non più per noi stessi ma per Lui (cfr 2 Cor 5,15). Cari fratelli Vescovi, Sacerdoti e Religiosi, imploro da Maria, Madre della Chiesa, di suscitare in tutti voi una tale abbondanza di zelo, che possiate spendervi con abnegazione al servizio dei fratelli e delle sorelle. In tal modo, possa l'amore riconciliatore di Cristo penetrare ancora più interamente nel tessuto della società filippina e, attraverso di voi, nei più lontani angoli del mondo. Amen.

Conferenza Stampa del Santo Padre durante il volo verso Manila

(Padre Lombardi)

Anche in questo viaggio intermedio, come vede, siamo tutti pronti in ascolto delle sue parole. E complimenti per la prima parte del viaggio che è stata compiuta così brillantemente. Adesso noi le faremo un certo numero di domande, come al solito. Lei, quando è stanco e vuole finire ce lo dice e se ne va tranquillamente… E' già stanco adesso?... Comunque per iniziare, siccome so che c'è una cosa che Le sta molto a cuore e che Lei desidera dirci su questo viaggio ed è il significato di questa canonizzazione di san Giuseppe Vaz, allora La prego di dircelo subito fin dall'inizio, in modo tale che poi abbiamo acquisito questo suo messaggio importante. Poi passiamo alle domande. Abbiamo diverse persone che sono già iscritte. Ecco qua.

(Papa Francesco)

Prima di tutto buon giorno, e anche un dubbio per Carolina: è vero, mi è arrivata l'immagine della Madonna del Lujan, grazie tante. Queste canonizzazioni sono state fatte con la metodologia – è prevista nel diritto della Chiesa – che si chiama canonizzazione equipollente. Si usa quando da tanto tempo un uomo o una donna è beato, beata, e ha la venerazione del popolo di Dio, di fatto è venerato come santo, e non si fa il processo del miracolo. Ci sono persone che sono così da secoli. Il processo di Angela da Foligno è stato fatto così, lei è stata la prima. Poi io ho scelto di fare così per persone che sono state grandi evangelizzatori ed evangelizzatrici. Per primo Pietro Favre, che è stato un evangelizzatore dell'Europa: è morto si può dire per la strada, mentre viaggiava evangelizzando a quarant'anni. E poi gli altri, gli evangelizzatori del Canada, Francesco de Laval e Maria dell'Incarnazione: questi due sono stati praticamente i fondatori della Chiesa nel Canada, lui come vescovo e lei come suora, con tutto l'apostolato che facevano lì. Poi l'altro è Giuseppe de Anchieta, del Brasile, il fondatore di San Paolo, che da tempo era beato, ed ora è santo. Giuseppe Vaz, qui, come evangelizzatore dello Sri Lanka. E adesso, a settembre, Deo mediante, farò la canonizzazione di Junipero Serra, negli Stati Uniti, perché è stato l'evangelizzatore dell'ovest degli Stati Uniti. Sono figure che hanno fatto una forte evangelizzazione e sono in sintonia con la spiritualità e la teologia della Evangelii gaudium. E per questo ho scelto queste figure. Era questo.

(Padre Lombardi)

Grazie. E allora adesso passiamo alle domande per cui si sono iscritti i nostri colleghi. Il primo è Jerry O'Connell di America Magazine, che Lei conosce bene. A lui la parola.

(Jerry O'Connell)

Prima di tutto, Santo Padre, concordo con padre Lombardi, complimenti per la buona riuscita della visita in Sri Lanka. Io faccio una domanda per il gruppo inglese. Abbiamo concordato di fare una domanda ponte, che colleghi la visita in Sri Lanka e quella nelle Filippine. Abbiamo visto in Sri Lanka la bellezza della natura, ma anche la vulnerabilità di quell'isola: dai cambiamenti climatici al mare etc. Stiamo andando nelle Filippine e Lei visiterà la zona già colpita. Sta già studiando da un anno e più la questione dell'ecologia e della cura della creazione. La mia domanda, quindi, prevede tre aspetti. Primo: il cambiamento climatico è maggiormente dovuto all'opera dell'uomo, alla sua mancanza di cura della natura? Secondo: la Sua Enciclica, quando uscirà? Terzo: Lei insiste, come abbiamo visto in Sri lanka, molto sulla cooperazione fra religioni, Lei intende invitare le altre religioni a riunirsi per affrontare questo problema? Grazie.

(Papa Francesco)

La prima domanda. Lei ha detto una parola che mi evita una precisazione: "maggiormente". Io non so se del tutto, ma maggiormente, in larga parte è l'uomo che prende a schiaffi la natura, continuamente. Noi ci siamo un po' impadroniti della natura, della sorella terra, della madre terra. Mi ricordo, voi avete già sentito questo, quello che un vecchio contadino una volta mi ha detto: "Dio perdona sempre, noi – gli uomini – perdoniamo alcune volte, la natura non perdona mai". Se tu la prendi a schiaffi, lei lo fa a sua volta. Credo che noi abbiamo sfruttato troppo la natura; le deforestazioni, per esempio. Io ricordo ad Aparecida: in quel tempo non capivo bene questo problema, quando sentivo i vescovi brasiliani parlare di deforestazione dell'Amazzonia non riuscivo a capire bene. L'Amazzonia è un polmone del mondo. Poi, cinque anni fa, con una commissione dei diritti umani ho fatto un ricorso alla Suprema Corte di Argentina per fermare nel nord del Paese, nella zona de Nordesalta, Tartagal, per fermare almeno temporaneamente una deforestazione terribile. Questo è un aspetto. Un altro sono le monocoltivazioni. I contadini, ad esempio, sanno che se tu coltivi il granoturco per tre anni, poi devi fermarti e fare un'altra coltivazione per uno-due anni, per nitrogenizzare la terra, perché la terra cresca. Per esempio da noi si coltiva solo soia e si fa soia finché la terra non si esaurisce. Non tutti fanno questo, ma è un esempio, come ce ne sono tanti altri. Credo che l'uomo è andato troppo oltre. Grazie a Dio oggi ci sono voci, ci sono tanti, tanti che parlano di questo; in questo momento vorrei ricordare il mio amato fratello Bartolomeo, che da anni, da anni predica su questo tema. E io ho letto tante cose sue per preparare questa Enciclica. Posso tornare su questo ma non voglio essere lungo. Guardini – dico soltanto questo – ha una parola che spiega abbastanza. Lui dice: la seconda maniera di incultura, è quella cattiva. La prima è l'incultura che riceviamo con la creazione per farla cultura, ma quando tu ti impadronisci troppo e vai oltre, questa cultura va contro di te, pensiamo a Hiroshima. Si crea una incultura, che è la seconda.

L'Enciclica: la prima bozza l'ha fatta il cardinale Turkson con la sua équipe. Poi io con l'aiuto di alcuni ho preso questa e ci ho lavorato. Poi con alcuni teologi ho fatto una terza bozza e ho inviato una copia alla Congregazione per la Dottrina della Fede, alla Seconda Sezione della Segreteria di Stato e al Teologo della Casa Pontificia, perché studiassero bene che io non dicessi "stupidaggini". Tre settimane fa ho ricevuto le risposte, alcune grosse così, ma tutte costruttive. E adesso mi prenderò una settimana di marzo, intera, per finirla. Credo che alla fine di marzo sarà finita e andrà alle traduzioni. Penso che se il lavoro di traduzione va bene – mons. Becciu mi sta ascoltando: lui deve aiutare per questo –, se va bene a giugno/luglio potrà uscire. L'importante è che ci sia un po' di tempo tra l'uscita dell'Enciclica e l'incontro a Parigi, perché sia un apporto. L'incontro in Perù non è stato un granché. A me ha deluso la mancanza di coraggio: si sono fermati a un certo punto. Speriamo che a Parigi siano più coraggiosi i rappresentanti per andare avanti in questo.

Per la terza domanda, credo che il dialogo tra le religioni è importante su questo punto. Le altre religioni hanno una buona visione. Anche su questo punto c'è un accordo per avere una stessa visione. Non ancora nell'Enciclica. Di fatto ho parlato con alcuni di altre religioni sul tema e so che anche il cardinale Turkson lo ha fatto e almeno due teologi lo hanno fatto, questa è stata la strada. Non sarà una dichiarazione in comune. Gli incontri arriveranno dopo.

(Padre Lombardi)

Grazie, Santo Padre. E allora adesso diamo la parola a Pia del gruppo delle Filippine.

(Pia)

Santo Padre, le Filippine sono molto, molto felici di darLe il benvenuto tra poche ore. La mia domanda è: qual è il Suo messaggio per quelle migliaia di persone che non hanno potuto incontrarla, e non potranno incontrarla di persona, anche se avrebbero voluto? Mi spiace, non parlo italiano…

(Papa Francesco)

Per rispondere a questo, rischio di diventare troppo semplice, ma dirò una parola. Il centro, il nocciolo del messaggio saranno i poveri, i poveri che vogliono andare avanti, i poveri che hanno sofferto per il tifone Yolanda e che ancora soffrono le conseguenze; i poveri che hanno la fede, la speranza in questa commemorazione del V centenario della predicazione del Vangelo nelle Filippine; il popolo di Dio, nelle Filippine, i poveri, anche i poveri sfruttati, sfruttati da quelli che compiono tante e tante ingiustizie sociali, spirituali, esistenziali. Io penso a loro. Andando nelle Filippine penso a loro. L'altro giorno a casa nostra, a Santa Marta, il 7 gennaio, c'è stata la festa del Natale delle Chiese Orientali, e lì ci sono tre persone di nazionalità etiope e anche alcuni filippini, che lavorano lì. E gli etiopi hanno fatto la festa: hanno invitato tutti i dipendenti, una cinquantina, a pranzo. Io sono stato con loro e guardavo i dipendenti delle Filippine, che hanno lasciato la loro patria, cercando un benessere maggiore, lasciando papà, mamma, figli, per andare… I poveri. Non so… Il nocciolo sarà questo.

(Padre Lombardi)

Juan Vicente Boo viene e fa la domanda per il gruppo spagnolo.

(Juan Vicente Boo)

Santo Padre, innanzitutto devo dire che per essere stanco ha un buon aspetto. Volevo chiederLe, farLe una domanda da parte del gruppo spagnolo, sulla storia dello Sri Lanka e la storia contemporanea. Negli anni della guerra civile, nello Sri Lanka, ci sono stati più di 300 attentati kamikaze, attentati suicidi, fatti da uomini, da donne, da ragazzi e da ragazze. Adesso stiamo vedendo attentati suicidi di ragazzi, ragazze ed anche di bambini. Cosa pensa di questo modo di fare la guerra? Grazie.

(Papa Francesco)

Forse, quello che mi viene da dire è una mancanza di rispetto, ma mi viene. Io credo che dietro ad ogni attentato suicida ci sia uno squilibrio, uno squilibrio umano. Non so se mentale, ma umano. Qualcosa che non va in quella persona. Non ha quell'equilibrio sul senso della sua vita, della propria vita e di quella degli altri. Lotta per… sì, dà la vita, ma non la dà bene. Tanta gente, tanta gente lavora – pensiamo ai missionari, per esempio – dando la vita, ma per costruire. Qui si dà la vita autodistruggendosi e per distruggere. Questo non va, c'è qualcosa che non va. Io ho accompagnato la tesi non del dottorato, ma della licenza, di un pilota dell'Alitalia che l'ha fatta in Sociologia sui kamikaze giapponesi. Qualcosa ho sentito da lui, ma è difficile capire questo. Quando io correggevo, era più la parte metodologica. Ma non si capisce… Non è una cosa soltanto dell'Oriente. Ci sono indagini in questo momento, indagini su una proposta arrivata nella Seconda Guerra Mondiale in Italia, e proposta al fascismo in Italia. Le prove non ci sono, ma si investiga su questo. C'è qualcosa lì che è molto collegato ai sistemi dittatoriali o totalitari. Ai sistemi totalitari. E' molto collegato. Il sistema totalitario uccide, se non la vita, uccide possibilità, uccide futuro, uccide tante cose. E anche la vita. E questo è così. Ma non è un problema finito. Non è soltanto orientale. E' importante. Non mi viene da dire un'altra cosa.

Sull'uso dei bambini. Quello che ho detto in genere è per tutti, ma lasciandolo, prendiamo i bambini. I bambini sono usati dappertutto per tante cose: sfruttati nel lavoro, sfruttati come schiavi, sfruttati anche sessualmente. Alcuni anni fa con alcuni membri del Senato in Argentina abbiamo voluto fare una campagna negli alberghi più importanti, per dire pubblicamente che lì non si sfruttano i bambini per i turisti. Non siamo riusciti a farlo. Le resistenze nascoste ci sono. Io non so se si sfruttano o non si sfruttano, era una misura preventiva. Poi, alcune volte, quando ero in Germania cadevano nelle mani alcuni giornali e c'era la zona del turismo, e turismo in quella zona del Sud-Est asiatico, e anche turismo erotico, e lì erano bambini. I bambini sono sfruttati, ma il lavoro schiavo dei bambini è terribile. Sono sfruttati anche per questo. Ma più non oso dire.

(Padre Lombardi)

Grazie, Santità. Adesso diamo la parola a Ignazio Ingrao per il gruppo italiano.

(Ignazio Ingrao)

Buongiorno, sono per il settimanale Panorama e Il mio Papa. Santità, c'è molta preoccupazione nel mondo per la Sua incolumità. Secondo i servizi segreti americani e israeliani, il Vaticano sarebbe addirittura nel mirino dei terroristi islamici. Sui siti fondamentalisti è comparsa la bandiera dell'islam, che sventola su San Pietro. Si teme anche per la Sua sicurezza nei viaggi all'estero. Ecco, sappiamo che Lei non vuole rinunciare al contatto diretto con la gente, ma a questo punto pensa che sia necessario modificare qualcosa nei Suoi comportamenti e nei Suoi programmi? C'è anche timore per l'incolumità dei fedeli, che partecipano alle celebrazioni, in caso di attentati. E' preoccupato per questo? E più in generale, secondo Lei, qual è il miglior modo per rispondere a queste minacce degli integralisti islamici? Grazie.

(Papa Francesco)

Sempre, per me, il miglior modo di rispondere è la mitezza. Essere mite, umile – come il pane – senza fare aggressione. Io sono qui, ma c'è gente che non capisce questo. Poi, sulle preoccupazioni: a me preoccupano i fedeli, davvero, questo mi preoccupa. E su questo ho parlato con la Sicurezza vaticana: qui sul volo c'è il dott. Giani che è l'incaricato di questo, lui è aggiornato su questo problema. Questo a me preoccupa, preoccupa parecchio. Ho paura? Lei sa che io ho un difetto: una bella dose di incoscienza. Sono incosciente in queste cose. Alcune volte mi sono fatto la domanda: se accadesse questo a me? E ho detto al Signore: Signore, soltanto ti chiedo una grazia, che non mi faccia male. Perché non sono coraggioso davanti al dolore, sono molto molto timoroso, ma non di Dio. Ma so che si prendono le misure di sicurezza, prudenti ma sicure. Poi, vediamo.

(Padre Lombardi)

Grazie, Santità. E ci auguriamo anche noi di avere la stessa serenità, sempre. Allora, adesso ci sarebbe Christoph Schmidt per il gruppo tedesco, che si avvicina rapidamente. Direi poi a Sébastien Maillard di prepararsi. Poi chiederemo al Papa se vuole proseguire o se preferisce interrompere.

(Christoph Schmidt)

Santo Padre, buongiorno. Potrebbe raccontare della sua visita al tempio buddista, ieri, che è stata una grande sorpresa. Qual è stato il motivo di una visita così spontanea? Lei riceve un'ispirazione da questa religione? Sappiamo che i missionari cristiani sono stati convinti fino al XX secolo che il buddismo fosse una truffa, una religione del diavolo. Terzo, cosa potrebbe essere rilevante nel buddismo per il futuro dell'Asia?

(Papa Francesco)

Com'è stata la visita, perché sono andato? Il capo di questo tempio buddista è riuscito a farsi invitare dal governo per andare all'aeroporto e lì – è molto amico del cardinal Ranjith – lì mi ha salutato e ha chiesto di visitare il tempio – anche a Ranjith ha detto di portarmi lì. Poi ne ho parlato col cardinale, ma non c'era tempo, perché quando sono arrivato ho dovuto sospendere l'incontro con i vescovi, perché non stavo bene di salute, ero stanco – quei 29 km di saluti alla gente mi hanno lasciato come uno straccio – e quindi non c'era tempo. E ieri, tornando da Madhu, c'era la possibilità; ha telefonato e siamo andati. In quel tempio ci sono reliquie dei discepoli di Budda, di due. Per loro sono molto importanti. Queste reliquie erano in Inghilterra e loro sono riusciti a farsele ridare: bene. E così lui è venuto a trovarmi in aeroporto e io sono andato a trovarlo a casa sua. Primo.

Secondo. Ieri, a Madhu, ho visto una cosa che mai avrei pensato: non erano tutti cattolici, neppure la maggioranza! C'erano buddisti, islamici, induisti, e tutti vanno lì a pregare; vanno e dicono che ricevono grazie! C'è nel popolo – e il popolo mai sbaglia – c'è lì il senso del popolo, c'è qualcosa che li unisce. E se loro sono così tanto naturalmente uniti da andare insieme a pregare in un tempio – che è cristiano ma non è solo cristiano, perché tutti lo vogliono – perché io non dovrei andare al tempio buddista a salutarli? Questa testimonianza di ieri a Madhu è molto importante. Ci fa capire il senso della interreligiosità che si vive nello Sri Lanka: c'è rispetto fra loro. Ci sono gruppetti fondamentalisti, ma non sono col popolo: sono élite ideologiche, ma non sono col popolo.

Poi, l'idea che andassero all'inferno. Ma anche i protestanti... Quando ero bambino - in quel tempo, 70 anni fa - tutti i protestanti andavano all'inferno, tutti. Così ci dicevano. E ricordo la prima esperienza che ho avuto di ecumenismo. L'ho raccontata l'altro giorno ai dirigenti dell'Esercito della Salvezza. Io avevo quattro o cinque anni – ma lo ricordo, lo vedo ancora – e andavo per la strada con mia nonna, mi teneva per mano. Sull'altro marciapiede venivano due donne dell'Esercito della Salvezza con quel cappello che portavano prima, col fiocco, una cosa del genere, adesso non lo indossano più. Io ho chiesto a mia nonna: "Dimmi nonna, quelle sono suore?". E lei m'ha detto questo: "No, sono protestanti, ma sono buone". La prima volta che io ho sentito parlare bene di una persona di altra religione, di un protestante. In quel tempo, nella catechesi, ci dicevano che tutti andavano all'inferno. Ma credo che la Chiesa sia cresciuta tanto nella coscienza del rispetto - come ho detto loro nell'Incontro interreligioso, a Colombo -, nei valori. Quando leggiamo quello che ci dice il Concilio Vaticano II sui valori nelle altre religioni – il rispetto – è cresciuta tanto la Chiesa in questo. E sì, ci sono tempi oscuri nella storia della Chiesa, dobbiamo dirlo, senza vergogna, perché anche noi siamo in una strada di conversione continua: dal peccato alla grazia sempre. E questa interreligiosità come fratelli, rispettandosi sempre, è una grazia. Non so se c'era qualcosa di più che ho dimenticato… E' tutto? Vielen danke.

(Padre Lombardi)

Sébastien Maillard per il gruppo francese.

(Sébastien Maillard)

Santo Padre, ieri mattina durante la Messa ha parlato della libertà religiosa come diritto umano fondamentale. Ma nel rispetto delle diverse religioni fino a che punto si può arrivare nella libertà di espressione, che anche quella è un diritto umano fondamentale? Grazie.

(Papa Francesco)

Grazie della domanda, è intelligente. Credo che tutte e due siano diritti umani fondamentali: la libertà religiosa e la libertà di espressione. Non si può… pensiamo… Lei è francese, andiamo a Parigi! Parliamo chiaro. Non si può nascondere una verità, che ognuno ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente. Così facciamo, vogliamo fare tutti. Secondo, non si può offendere, fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi quello che succede adesso ci fa un po'… ci stupisce. Ma sempre pensiamo alla nostra storia: quante guerre di religione abbiamo avuto! Lei pensi alla "notte di San Bartolomeo"… come si capisce questo? Anche noi siamo stati peccatori su questo. Ma non si può uccidere in nome di Dio. Questa è una aberrazione. Uccidere in nome di Dio è un'aberrazione. Credo che questo sia la cosa principale sulla libertà di religione: si deve fare con libertà, senza offendere, ma senza imporre ed uccidere.

La libertà di espressione. Ognuno non solo ha la libertà, il diritto, ha anche l'obbligo di dire quello che pensa per aiutare il bene comune. L'obbligo. Pensiamo ad un deputato, ad un senatore: se non dice quello che pensa che sia la vera strada, non collabora al bene comune. E non solo questi, tanti altri. Abbiamo l'obbligo di dire apertamente, avere questa libertà, ma senza offendere. Perché è vero che non si può reagire violentemente, ma se il dott. Gasbarri, grande amico, mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli arriva un pugno! E' normale! E' normale. Non si può provocare, non si può insultare la fede degli altri, non si può prendere in giro la fede. Papa Benedetto in un discorso – non ricordo bene dove – aveva parlato di questa mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava alla fine a credere che le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di sottocultura, che sono tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminata. E questa è un'eredità dell'illuminismo. Tanta gente che sparla delle religioni, le prende in giro, diciamo "giocattolizza" la religione degli altri, questi provocano, e può accadere quello che accade se il dott. Gasbarri dice qualcosa contro la mia mamma. C'è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetti la vita umana, la persona umana. E io non posso prenderla in giro. E questo è un limite. Ho preso questo esempio del limite, per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti come quello della mia mamma. Non so se sono riuscito a rispondere alla domanda. Grazie.

(Padre Lombardi)

Grazie, Santità, adesso è già più di mezz'ora che siamo qui e abbiamo fatto un primo giro di tutti i gruppi. Lei ci ha anche detto che era un po' stanco. Le diamo libertà. Vuole ancora continuare? Ci dica Lei veramente, però, quando vuole terminare. Adesso avevamo in lista Joshua McElwee del National Catholic Report.

(Joshua McElwee)

Santo Padre, grazie ancora per il tempo. Lei ha parlato tante volte contro l'estremismo religioso, ha qualche idea concreta di come coinvolgere altri leader religiosi per combattere questo problema? Magari un incontro ad Assisi, come hanno avuto Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI?

(Papa Francesco)

Grazie. Anche questa proposta è stata fatta. Io so che alcuni lavorano su questo. Ho parlato col cardinale Tauran, che è nel Dialogo interreligioso, e lui ha sentito questo. So che il desiderio non è venuto solo da noi, è venuto anche più dagli altri, è uscita dalle altre religioni ed è nell'aria. Non so se ci sia qualcosa in via di organizzazione, ma c'è il desiderio nell'aria. Grazie.

(Padre Lombardi)

Allora, un'ultima domanda di nuovo del gruppo filippino. Abbiamo Lynda Jumilla Abalos, che ci chiede ancora qualcosa e poi dopo lasciamo il Papa libero.

(Lynda Jumilla Abalos)

Buongiorno Santo Padre, mi dispiace perché il mio italiano non è molto buono. Santità, Lei ha chiamato alla verità, alla riconciliazione in Sri Lanka. Vorrei chiedere se si appoggerà alla Commissione per la verità in Sri Lanka e in altri Paesi per i conflitti interni…

(Papa Francesco)

Io non conosco bene come siano queste Commissioni. Ho conosciuto come era quella dell'Argentina, a suo tempo, dopo la dittatura militare, e quella l'ho appoggiata, perché era su una buona strada. Concretamente non posso dire di queste, perché non le conosco nel concreto. Sì, appoggio tutti gli sforzi per trovare la verità e anche sforzi equilibrati, non come vendetta, equilibrati, per aiutare a mettersi d'accordo. E ho sentito una cosa dal presidente dello Sri Lanka - non vorrei che questo fosse interpretato come un commento politico - ripeto quello che ho sentito e con il quale io sono d'accordo. Lui mi ha detto questo: lui vuole andare avanti nel lavoro di pace – prima parola – di riconciliazione, prima di tutto. Poi è andato avanti con un'altra parola, ha detto: perché si deve creare l'armonia nel popolo. L'armonia è più della pace e della riconciliazione. E' di più. E' più bella ancora. E' anche musicale, l'armonia. E poi è andato avanti con un'altra parola, perché questa armonia ci darà la felicità e la gioia. Pace, riconciliazione, armonia, felicità e gioia. Io sono rimasto stupito e ho detto: "Mi piace sentire questo, ma non è facile". Quinta parola: sì, dovremo arrivare al cuore del popolo. E quest'ultima parola tanto profonda mi fa pensare, per rispondere alla sua domanda: soltanto arrivando al cuore del popolo, che sa cos'è la sofferenza, che sa cosa sono le ingiustizie, che ha sofferto tante cose nelle guerre e anche nelle dittature, tante cose!... soltanto arrivando lì - anche il popolo sa di perdono – possiamo trovare strade giuste, senza compromessi, giuste, per andare avanti in questo che Lei dice. Le Commissioni di indagine sulla verità sono uno degli elementi che possono aiutare, almeno penso a quelle dell'Argentina: un elemento che ha aiutato. Uno, ma ci sono altri elementi che dobbiamo realizzare, perché possiamo arrivare alla pace, alla riconciliazione, all'armonia, alla felicità e possiamo arrivare al cuore del popolo. Questo mi viene in mente, e prendo le parole del presidente che mi sono sembrate ben dette.

(Padre Lombardi)

Grazie, Santo Padre, credo che ci abbia dato materiale più che sufficiente per lavorare adesso per le prossime ore di questo viaggio.

Un'ultima piccolissima cosa. Proprio oggi l'Agenzia Ansa, che è la principale agenzia di informazione italiana, compie 70 anni. Noi abbiamo sempre fedelmente qui qualcuno dell'Ansa che viene e anche adesso c'è Giovanna Chirri. Se Lei dice una parola di augurio all'Ansa per i 70 anni...

(Papa Francesco)

Io ho conosciuto l'Ansa la prima volta quando ho conosciuto Francesca Ambrogetti a Buenos Aires. Francesca era la presidente del gruppo, dell'équipe di giornalisti stranieri a Buenos Aires. Tramite lei ho conosciuto l'Ansa, e quella donna ha ben rappresentato l'Ansa a Buenos Aires. Vi auguro il meglio. 70 anni non sono uno scherzo! Perseverare nel servizio per 70 anni è un merito grande. Vi auguro il meglio, vi auguro sempre il meglio. Io ho l'abitudine, quando non so come vanno le cose, di chiedere a Santa Teresina del Bambin Gesù, che se lei prende in mano un problema, una cosa, mi invii una rosa, e lo fa, alcune volte, ma in modo strano. E così ho chiesto anche per questo viaggio che lo prendesse in mano e mi inviasse una rosa, ma invece di una rosa è venuta lei stessa a salutarmi. Grazie a Carolina, grazie tante a Teresina e a voi. Grazie. Buona giornata.

Preghiera Mariana nel Santuario di Nostra Signora del Rosario a Madhu (Video)

Cari fratelli e sorelle,

ci troviamo nella dimora di nostra Madre. Qui lei ci dà il benvenuto nella sua casa. In questo santuario di Nostra Signora di Madhu, ogni pellegrino si può sentire a casa, perché qui Maria ci introduce alla presenza del suo Figlio Gesù. Qui Srilankesi, Tamil e Singalesi, tutti giungono come membri di un'unica famiglia. A Maria essi affidano le loro gioie e i loro dolori, le loro speranze e le loro necessità. Qui, nella sua casa, si sentono sicuri. Sanno che Dio è molto vicino; sentono il suo amore; conoscono la sua tenera misericordia, la tenera misericordia di Dio.

Ci sono famiglie qui oggi che hanno sofferto immensamente nel lungo conflitto che ha lacerato il cuore dello Sri Lanka. Molte persone, dal nord e dal sud egualmente, sono state uccise nella terribile violenza e nello spargimento di sangue di questi anni. Nessuno Srilankese può dimenticare i tragici eventi legati a questo stesso luogo, o il triste giorno in cui la venerabile statua di Maria, risalente all'arrivo dei primi cristiani in Sri Lanka, venne portata via dal suo santuario.

Ma la Madonna rimane sempre con voi. Lei è Madre di ogni casa, di ogni famiglia ferita, di tutti coloro che stanno cercando di ritornare ad una esistenza pacifica. Oggi la ringraziamo per aver protetto il popolo dello Sri Lanka da tanti pericoli, passati e presenti. Maria non dimentica mai i suoi figli di questa splendida Isola. Come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce, così è sempre rimasta accanto ai suoi figli srilankesi sofferenti.

Oggi vogliamo ringraziare la Madonna per questa presenza. Dopo tanto odio, tanta violenza e tanta distruzione, vogliamo ringraziarla perché continua a portarci Gesù, che solo ha il potere di sanare le ferite aperte e di restituire la pace ai cuori spezzati. Ma vogliamo anche chiederle di ottenere per noi la grazia della misericordia di Dio. Chiediamo anche la grazia di riparare i nostri peccati e tutto il male che questa terra ha conosciuto.

Non è facile fare questo. Tuttavia, solo quando arriviamo a comprendere, alla luce della Croce, il male di cui siamo capaci, e di cui persino siamo stati partecipi, possiamo sperimentare vero rimorso e vero pentimento. Solo allora possiamo ricevere la grazia di avvicinarci l'uno all'altro con vera contrizione, offrendo e cercando vero perdono. In questo difficile sforzo di perdonare e di trovare la pace, Maria è sempre qui ad incoraggiarci, a guidarci, a farci fare un altro passo. Proprio come lei ha perdonato gli uccisori di suo Figlio ai piedi della sua croce, tenendo tra le braccia il suo corpo senza vita, così ora lei vuole guidare gli Srilankesi ad una più grande riconciliazione, così che il balsamo del perdono di Dio possa produrre vera guarigione per tutti.

Infine, vogliamo chiedere alla Madre Maria di accompagnare con le sue preghiere gli sforzi degli Srilankesi di entrambe le comunità Tamil e Singalese per ricostruire l'unità che è stata perduta. Come la sua statua è rientrata al suo santuario di Madhu dopo la guerra, così preghiamo che tutti i suoi figli e figlie Srilankesi possano ritornare ora alla casa di Dio in un rinnovato spirito di riconciliazione e fratellanza.

Cari fratelli e sorelle, sono felice di essere con voi nella dimora di Maria. Preghiamo l'uno per l'altro. Soprattutto, chiediamo che questo santuario possa sempre essere una casa di preghiera e un rifugio di pace. Per intercessione di Nostra Signora di Madhu, possano tutti trovare qui ispirazione e forza per costruire un futuro di riconciliazione, di giustizia e di pace per i figli di questa amata terra. Amen.

Santa Messa e Canonizzazione del Beato Giuseppe Vaz nel Galle Face Green a

Colombo (Video)

«Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio» (Is 52,10).

Questa è la magnifica profezia che abbiamo ascoltato nella prima Lettura di oggi. Isaia predice l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo sino ai confini della terra. Questa profezia ha un significato speciale per noi che celebriamo la canonizzazione del grande missionario del Vangelo san Giuseppe Vaz. Come innumerevoli altri missionari nella storia della Chiesa, egli ha risposto al comando del Signore risorto di fare discepoli tutti i popoli (cfr Mt 28,19). Con le sue parole, ma soprattutto con l'esempio della sua vita, ha condotto il popolo di questo Paese alla fede che ci concede «l'eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati» (At 20,32).

In san Giuseppe vediamo un segno eloquente della bontà e dell'amore di Dio per il popolo dello Sri Lanka. Ma in lui vediamo anche uno stimolo a perseverare nella via del Vangelo, a crescere noi stessi in santità, e a testimoniare il messaggio evangelico di riconciliazione al quale egli ha dedicato la sua vita.

Sacerdote Oratoriano, dalla sua natia Goa, san Giuseppe Vaz arrivò in questo Paese, ispirato da zelo missionario e da un grande amore per queste popolazioni. A causa della persecuzione religiosa in atto, si vestiva come un mendicante, adempiva ai suoi doveri sacerdotali incontrando in segreto i fedeli, spesso di notte. I suoi sforzi hanno dato forza spirituale e morale alla popolazione cattolica assediata. Egli ebbe un particolare desiderio di servire i malati e i sofferenti. Il suo ministero con gli infermi, durante un'epidemia di vaiolo a Kandy, fu così apprezzato dal re, che gli fu concessa maggiore libertà di esercitare il ministero stesso. Da Kandy poté raggiungere altre zone dell'isola. Si consumò nel lavoro missionario e morì, esausto, all'età di cinquantanove anni, venerato per la sua santità.

San Giuseppe Vaz continua ad essere un esempio e un maestro per molte ragioni, ma ne vorrei focalizzare tre.

Innanzitutto, egli fu un sacerdote esemplare. Qui oggi con noi ci sono molti sacerdoti, religiosi e religiose, i quali, come Giuseppe Vaz, sono consacrati al servizio del Vangelo di Dio e al prossimo. Incoraggio ognuno di voi a guardare a san Giuseppe come a una guida sicura. Egli ci insegna ad uscire verso le periferie, per far sì che Gesù Cristo sia conosciuto e amato ovunque. Egli è anche esempio di paziente sofferenza per la causa del Vangelo, di obbedienza ai superiori, di amorevole cura per la Chiesa di Dio (cfr At20,28). Come noi, egli è vissuto in un periodo di rapida e profonda trasformazione; i cattolici erano una minoranza e spesso divisa all'interno; si verificavano ostilità, perfino persecuzioni, all'esterno. Ciò nonostante, poiché egli fu costantemente unito nella preghiera al Signore crocifisso, fu in grado di diventare per tutta la popolazione un'icona vivente dell'amore misericordioso e riconciliante di Dio.

In secondo luogo, san Giuseppe ci ha mostrato l'importanza di superare le divisioni religiose nel servizio della pace. Il suo indiviso amore per Dio lo ha aperto all'amore per il prossimo; egli ha dedicato il suo ministero ai bisognosi, chiunque e dovunque essi fossero. Il suo esempio continua oggi ad ispirare la Chiesa in Sri Lanka. Essa volentieri e generosamente serve tutti i membri della società. Non fa distinzione di razza, credo, appartenenza tribale, condizione sociale o religione nel servizio che provvede attraverso le sue scuole, ospedali, cliniche e molte altre opere di carità. Essa non chiede altro che la libertà di portare avanti la sua missione. La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale. Ogni individuo dev'essere libero, da solo o associato ad altri, di cercare la verità, di esprimere apertamente le sue convinzioni religiose, libero da intimidazioni e da costrizioni esterne. Come ci insegna la vita di Giuseppe Vaz, l'autentica adorazione di Dio porta non alla discriminazione, all'odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all'amorevole impegno per il benessere di tutti.

Infine, san Giuseppe ci offre un esempio di zelo missionario. Nonostante fosse giunto a Ceylon per soccorrere e sostenere la comunità cattolica, nella sua carità evangelica egli arrivò a tutti. Lasciandosi dietro la sua casa, la sua famiglia, il conforto dei suoi luoghi familiari, egli rispose alla chiamata di partire, di parlare di Cristo dovunque si recasse. San Giuseppe sapeva come offrire la verità e la bellezza del Vangelo in un contesto multi-religioso, con rispetto, dedizione, perseveranza e umiltà. Questa è la strada anche per i seguaci di Gesù oggi. Siamo chiamati ad "uscire" con lo stesso zelo, con lo stesso coraggio di san Giuseppe, ma anche con la sua sensibilità, con il suo rispetto per gli altri, con il suo desiderio di condividere con loro quella parola di grazia (cfr At 20,32) che ha il potere di edificarli. Siamo chiamati ad essere discepoli missionari.

Cari fratelli e sorelle, prego che, seguendo l'esempio di san Giuseppe Vaz, i cristiani di questo Paese possano essere confermati nella fede e dare un contributo ancora maggiore alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione nella società srilankese. Questo è quanto Cristo si aspetta da voi. Questo è quanto san Giuseppe vi insegna. Questo è quanto la Chiesa vi chiede. Vi affido tutti alle preghiere del nostro nuovo Santo, affinché, in unione con tutta la Chiesa sparsa per il mondo, voi possiate cantare un canto nuovo al Signore e proclamare la sua gloria fino ai confini della terra. Perché grande è il Signore e degno di ogni lode (cfr Sal 96,1-4)! Amen.

Incontro Interreligioso nel Bandaranaike Memorial International Conference Hall (Video)

Cari Amici,

sono grato per l'opportunità di partecipare a questo incontro, che riunisce insieme, tra gli altri, le quattro comunità religiose più grandi, parte integrante della vita dello Sri Lanka: Buddhismo, Induismo, Islam e Cristianesimo. Vi ringrazio per la vostra presenza e per il caloroso benvenuto. Ringrazio anche quanti hanno offerto preghiere e benedizioni, e in modo particolare esprimo la mia gratitudine al Vescovo Cletus Chandrasiri Perera e al Venerabile Vigithasiri Niyangoda Thero per le loro cortesi parole.

Sono giunto in Sri Lanka sulle orme dei miei predecessori, i Papi Paolo VI e Giovanni Paolo II, per dimostrare il grande amore e la sollecitudine della Chiesa Cattolica per lo Sri Lanka. E' una grazia particolare per me visitare la comunità cattolica locale, confermarla nella fede in Cristo, pregare con essa e condividerne le gioie e le sofferenze. Ed è ugualmente una grazia l'essere con tutti voi, uomini e donne di queste grandi tradizioni religiose, che condividete con noi un desiderio di sapienza, di verità e di santità.

Nel Concilio Vaticano II la Chiesa Cattolica ha dichiarato il proprio rispetto profondo e duraturo per le altre religioni. Ha dichiarato che «nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto [quei] modi di agire e di vivere, [quei] precetti e [quelle] dottrine» (Nostra aetate, 2). Da parte mia, desidero riaffermare il sincero rispetto della Chiesa per voi, le vostre tradizioni e le vostre credenze.

E' in questo spirito di rispetto che la Chiesa Cattolica desidera collaborare con voi e con tutte le persone di buona volontà, nel ricercare la prosperità di tutti gli srilankesi. Spero che la mia visita aiuterà ad incoraggiare ed approfondire le varie forme di collaborazione interreligiosa ed ecumenica, che sono state intraprese negli anni recenti.

Queste lodevoli iniziative hanno offerto opportunità di dialogo, essenziale se vogliamo conoscerci, capirci e rispettarci l'un l'altro. Ma, come insegna l'esperienza, perché tale dialogo ed incontro sia efficace, deve fondarsi su una presentazione piena e schietta delle nostre rispettive convinzioni. Certamente tale dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche. E tuttavia, se siamo onesti nel presentare le nostre convinzioni, saremo in grado di vedere più chiaramente quanto abbiamo in comune. Nuove strade si apriranno per la mutua stima, cooperazione e anche amicizia.

Tali sviluppi positivi nelle relazioni interreligiose ed ecumeniche assumono un significato particolare ed urgente nello Sri Lanka. Per troppi anni gli uomini e le donne di questo Paese sono stati vittime di lotta civile e di violenza. Ciò di cui ora c'è bisogno è il risanamento e l'unità, non ulteriori conflitti o divisioni. Certamente la promozione del risanamento e dell'unità è un impegno nobile che incombe su tutti coloro che hanno a cuore il bene della Nazione e dell'intera famiglia umana. Spero che la collaborazione interreligiosa ed ecumenica dimostrerà che, per vivere in armonia con i loro fratelli e sorelle, gli uomini e le donne non devono dimenticare la propria identità, sia essa etnica o religiosa.

Quanti modi ci sono per i seguaci delle diverse religioni per realizzare questo servizio! Quanti sono i bisogni a cui provvedere con il balsamo della solidarietà fraterna! Penso in particolare alle necessità materiali e spirituali dei poveri, degli indigenti, di quanti ansiosamente attendono una parola di consolazione e di speranza. Penso qui anche alle molte famiglie che continuano a piangere la perdita dei loro cari.

Soprattutto, in questo momento della storia della vostra Nazione, quante persone di buona volontà cercano di ricostruire le fondamenta morali dell'intera società! Possa il crescente spirito di cooperazione tra i dirigenti delle diverse comunità religiose trovare espressione in un impegno a porre la riconciliazione fra tutti gli srilankesi al cuore di ogni sforzo per rinnovare la società e le sue istituzioni. Per il bene della pace, non si deve permettere che le credenze religiose vengano abusate per la causa della violenza o della guerra. Dobbiamo essere chiari e non equivoci nell'invitare le nostre comunità a vivere pienamente i precetti di pace e convivenza presenti in ciascuna religione e denunciare gli atti di violenza quando vengono commessi.

Cari amici, vi ringrazio ancora per la generosa accoglienza e per la vostra attenzione. Che questo fraterno incontro confermi noi tutti negli sforzi per vivere in armonia e diffondere le benedizioni della pace.

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