Don Normann Insam: "Consapevoli del nostro essere figli di Dio"

Riportiamo l'intervista a don Normann Insam, vicario regionale dell’Opus Dei per l’Italia, pubblicata il 15 novembre 2018 su "La Voce e il Tempo".

Don Insam, l’Opus Dei nacque 90 anni fa per sostenere i cristiani in uno stile di vita coerente con la fede, soprattutto attraverso la santificazione del lavoro. Ma questo non è l’obiettivo di tutta la Chiesa? Perché l’Opera fondata da san Josemaría Escrivá ha suscitato in pochi decenni l’adesione di decine di migliaia di persone in tutto il mondo?

È vero, la chiamata universale alla santità è legata al Battesimo, ed è insegnata dalla Chiesa, in particolare a partire dal Concilio Vaticano II fino alla recente Gaudete et exsultate.

L’Opus Dei è nato per ispirazione di Dio perché questa chiamata arrivasse capillarmente a tante persone. Aiuta la Chiesa a diffondere questa chiamata. Le adesioni sono quelle che Dio vuole, e me le spiego con la vicinanza di Dio che muove sempre i cuori.

Il Concilio Vaticano II istituì le «Prelature personali»: organizzazioni indipendenti dalle Chiese locali, affidate a un preposto di nomina papale. L’Opus Dei è una di queste realtà, anzi è l’unica riconosciuta fino ad oggi dalla Chiesa. Perché questo modello organizzativo?

La figura giuridica delle prelature personali ha lo scopo di permettere lo svolgimento di specifiche missioni pastorali.

Fu lo stesso fondatore dell’Opus Dei a suggerire il ricorso a questa figura giuridica, anche se non riuscì a veder realizzato questo sogno. Si è rivelato un ottimo «vestito giuridico» per consentire che nell’Opera potessero essere incardinati i sacerdoti provenienti dai laici della Prelatura, come avviene in una Diocesi, e per chiarire la dimensione secolare dei suoi fedeli e delle attività apostoliche.

A quali esigenze del mondo cercava di rispondere l’Opus Dei quando mosse i primi passi nel 1928? Come è evoluto il suo carisma in 90 anni? Quali priorità si pone oggi?

Penso che Dio abbia voluto l’Opus Dei in un momento significativo della vita della Chiesa, alle soglie di quello che Papa Francesco chiama un cambiamento d’epoca. Un’epoca non cambia da un anno all’altro: già da allora era in atto un processo di secolarizzazione che è arrivato fino ad oggi. L’Opera mi sembra sorta proprio per trasformare in «opportunità» questo mutamento.

Quanto ai cambiamenti nell’Opera, San Josemaría diceva che i fedeli dell’Opera non hanno bisogno di «adeguarsi» al mondo che cambia, perché sono loro stessi a cambiarlo con il loro lavoro, l’aggiornamento quindi è continuo. Quello che non cambia è il carisma originario, nel quale è incluso anche il necessario cambiamento su aspetti contingenti, organizzativi o pastorali.

Le priorità di questo momento le ha evidenziate il Prelato, mons. Ocáriz: la nostra unione con Dio; i giovani; la famiglia; l’impegno per ridurre la povertà (non solo materiale); l’amore alla libertà.

Rispetto all’Italia, esistono specifiche attenzioni?

San Josemaría amava molto il nostro Paese, dove ha vissuto quasi trent’anni. I nostri programmi sono nella linea di quelli indicati dal Prelato, a partire dalla famiglia e dai giovani. Grazie a Dio sono tantissime le persone dell’Opera che si dedicano in Italia ad aiutare persone disagiate ed emarginate, con il proprio lavoro e in associazioni anche non promosse dall’Opus Dei. A me piacerebbe che dalla creatività della carità possano sorgere altre iniziative sociali dell’Opus Dei, come l’ELIS a Roma, che nacque su richiesta e incoraggiamento di san Giovanni XXIII e di san Paolo VI.

Come viene vissuto dall’Opus Dei il grande rinnovamento chiesto dal Papa alla Chiesa perché sia più povera e missionaria? Quali riflessioni le suscitano le resistenze, anche gli attacchi diretti, con cui il Papa si sta misurando?

La grande spinta all’autenticità evangelica della vita dei cristiani, ha trovato nei fedeli dell’Opus Dei un’eco profonda per il loro sincero amore al Papa e perché riconoscono con gioioso stupore negli insegnamenti e appelli di papa Francesco, l’eco di tanti aspetti dello spirito di san Josemaría.

A partire dalla centralità della Persona di Gesù Cristo evidenziata nella Evangelii gaudium, il prelato ci ha incoraggiato a impegnarci nel sostegno della famiglia, nella linea degli insegnamenti di Amoris laetitia, in unità tra tutti i cattolici e a prestare aiuto ai tanti immigrati, promuovendo la loro formazione umana e poi, per attrazione, avvicinarli, se lo desiderano, al calore della nostra fede.

Uno dei grandi «amori» di cui il nostro Fondatore ci è stato di esempio è quello per il Papa. Può immaginare quindi la mia personale sofferenza davanti a tanti attacchi sconsiderati e ingiusti alla persona del santo Padre e ai suoi insegnamenti.

Un po’ di numeri: quale la diffusione dell’Opus Dei nel mondo e in Italia? Quanti membri laici, ministri ordinati?

Fanno parte della prelatura circa 93.000 fedeli; fra loro circa 2.100 sacerdoti.

Il 57% del totale dei fedeli sono donne e il 43% uomini. La distribuzione per continenti è la seguente: Europa 57%, America 34%, Asia 4%, Africa 4%, Oceania 1%.

Condividono inoltre lo spirito dell’Opera, come soci della Società Sacerdotale della Santa Croce, circa 2.000 presbiteri diocesani, e alcuni diaconi, incardinati in diverse diocesi di tutto il mondo.

Oggi in Italia i fedeli della prelatura sono circa 4500, uomini e donne, di tutti i ceti sociali e sono sparsi in 27 città italiane e molti piccoli comuni.

Come possiamo tratteggiare la spiritualità dell’Opus Dei? Cosa distingue la vita dei suoi membri?

In estrema sintesi:

Filiazione divina: cerchiamo di essere consapevoli del nostro essere figli di Dio e di farlo scoprire agli altri.

Vita ordinaria: le realtà quotidiane, anche le più materiali, sono luogo di incontro con Dio e di servizio alle persone. Sono occasione per vivere le virtù, santificare il lavoro, che vuol dire svolgerlo bene, con competenza professionale e con senso cristiano.

Preghiera e sacrificio: dialogo con Dio e offerta a lui delle difficoltà e dei dolori che la vita porta sempre con sé.

Unità di vita: la vita di relazione con Dio e la vita familiare, professionale e sociale, possono essere vissute come un’unica vita, unificata dall’Amore.

Libertà: i fedeli dell’Opus Dei sono cittadini che godono degli stessi diritti e sono soggetti agli stessi doveri di ogni altro cittadino. Sono fedeli qualunque della Chiesa. Vengono incoraggiati a vivere sempre e dovunque la libertà dei figli di Dio.

Carità: chi conosce Cristo, scopre un tesoro che non può tenere per sé. Oltre alle opere di servizio attraverso il lavoro e il volontariato, l’apostolato cristiano è una delle prime manifestazioni dell’Amore di Dio che è in noi.

Santificazione del lavoro: cosa dire oggi a chi è senza lavoro, l’11% degli italiani?

Tocchiamo con mano anche tra persone dell’Opera, o vicine ai nostri apostolati, la sofferenza per la mancanza di lavoro. Incoraggiamo all’incontro con Cristo e con la sua grazia, per trasformare le difficoltà in occasioni di crescita. Per aiutare chi si trova in queste situazioni occorre accendere la speranza e stimolare la creatività. Poi metterli in contatto con tutte le iniziative valide a trovare soluzioni. A Milano alcune persone dell’Opera con amici di varie provenienze, hanno inventato una associazione che mette in contatto chi è senza lavoro con aziende che cercano lavoratori.

Don Insam, lei è stato parroco di una comunità romana. Tutti i preti dell’Opus Dei escono dai Seminari dell’Opera, però esistono tanti altri sacerdoti sensibili alla spiritualità dell’Opus Dei. Frequentando l’Opera, quale sensibilità maturano a servizio della Chiesa locale?

I sacerdoti diocesani che sentono che lo spirito dell’Opera li può sostenere nel vivere bene il loro sacerdozio, possono ricevere un aiuto formativo dalla Società Sacerdotale della Santa Croce. L’adesione ad essa lascia intatta e anzi rafforza spiritualmente la loro unione con il vescovo locale, e la condizione diocesana.

La Società Sacerdotale della Santa Croce offre aiuto spirituale personale e un clima di fraternità ai preti diocesani, incoraggiandoli a seguire con esemplarità le indicazioni ricevute dal proprio vescovo e dagli organismi della propria diocesi di incardinazione. Si cerca di mettere in pratica, ciò che è espresso nella Presbiterorum Ordinis: che il ministero sacerdotale è ambito di santificazione.

Lo spirito dell’Opera aiuta i preti a riconoscere, in tutte le circostanze della propria vita l’occasione di unirsi a Dio e di identificarsi con Cristo, nell’ amore e nel servizio a tutti gli uomini, specialmente i più bisognosi.

L’Opus Dei nasce dall’intuizione di un prete santo, canonizzato da Giovanni Paolo II. Rispetto ad altre realtà ecclesiali è meno conosciuta, ad alcuni pare avvolta in un alone di riservatezza. Da cosa viene questa sensazione?

San Josemaría insegnava ad essere schietti, nel pieno rispetto e nella piena carità verso tutti. Come dice spesso Papa Francesco: con parresia. Al contempo amava molto il lavoro «nascosto e silenzioso», come quello di Maria e di Giuseppe, rifuggiva da ogni forma di autocelebrazione, e questo spirito di «discrezione», erroneamente, ha potuto essere scambiato per «segretezza».

Oggi molte fonti sono accessibili nel sito www.opusdei.it. Lì si possono attingere informazioni utili per sapere cos’è l’Opus Dei, e conoscere molte testimonianze e testi di formazione. Non abbiamo però una linea politica o sociale istituzionale, il nostro compito è fare catechesi e offrire direzione spirituale. Ognuno è chiamato a mettere in pratica le virtù cristiane con piena libertà e responsabilità personali. I frutti di questo lavoro in gran parte non sono misurabili: per usare un’immagine del Vangelo sono nascosti come il lievito o come il seme gettato in un campo, ma non per questo si possono definire segreti.

Sinodo sui Giovani. Cosa può trovare oggi un giovane che si affaccia all’Opus Dei?

Nell’Opera abbiamo seguito con attenzione, con preghiera e fiduciosa attesa i lavori del Sinodo. L’educazione e l’apostolato con le persone giovani per San Josemaría era importante come la «pupilla dei nostri occhi». Vi dedichiamo tutte le risorse di cui siamo capaci, convinti che sono il futuro della Chiesa, della famiglia e della società, e vogliamo dare loro molta fiducia e coraggio, e imparare dal loro entusiasmo.

Alberto Riccadonna

La Voce e il Tempo