Comunicazione e Chiesa: 300 esperti a Roma

Alla fine di aprile 2014, a Roma, nella Pontificia Università della Santa Croce, si è svolto un seminario professionale per i responsabili degli Uffici di Comunicazione della Chiesa.

Con il titolo “La comunicazione della Chiesa: strategie creative per promuovere un cambiamento culturale”, l’incontro è servito a far sì che i portavoce dei vescovi, i responsabili della comunicazione delle istituzioni cattoliche e altri esperti nella comunicazione della Chiesa abbiano avuto modo di scambiare le loro esperienze.

È stata la IX edizione di un seminario professionale che ha riunito oltre 300 persone di tutto il mondo ed è stato organizzato dalla Pontificia Università della Santa Croce, un centro accademico voluto da don Álvaro del Portillo.

Tra i relatori si è distinto l’Arcivescovo di New York, cardinale Timothy M. Dolan, che ha affermato: “Sono passati i tempi in cui i vescovi erano i migliori portavoce della Chiesa: ora abbiamo bisogno di laici competenti che la rappresentino”.

Il cardinale Dolan ha indicato – e illustrato con episodi divertenti – sette punti per comunicare con efficacia: professionalità, dire sempre la verità, essere a favore della Chiesa, fornire le notizie per evitare interpretazioni distorte, conoscere il Magistero per essere chiari, parlare sempre di Cristo, conoscere l’uditorio.

Ha partecipato anche il cardinale Philipe Barbarin con una conferenza dal titolo “La famiglia come opportunità comunicativa”. Sulle leggi che nuocciono al matrimonio ha detto che “Vi sono verità che non si possono fabbricare con la maggioranza parlamentare. Non si può fabbricare una nuova civiltà a forza di leggi. Se non hanno una base antropologica, i cambiamenti non durano nella storia”.

Ha anche rivelato che Papa Francesco gli aveva parlato del Sinodo sulla famiglia. Al momento di indirlo “ho visto la mano di Dio”, gli ha detto il Papa parlando di questo evento.

Da parte sua, Helen Alvaré, specialista in Diritto nella George Mason University, ha parlato in difesa dell’identità umana: “Oggi in occidente si potrebbe dire che nei luoghi di dibattito i concetti di anima, natura umana e identità umana sono stati sostituiti dall’idea di identità sessuale”.

Austen Ivereigh, di Catholic Voices, ha parlato su “Malintesi e provocazioni: prudenza e argomentazione pubblica”. “Più che uscire vincitore da un dibattito, è importante la testimonianza. Dobbiamo abbandonare l’idea di vincere un dibattito”. Poi ha sottolineato che Papa Francesco “ ha ridato importanza alla gente ordinaria”.

Il mercoledì i partecipanti – che hanno presentato più di 60 comunicazioni – si sono recati all’udienza con il Papa e poi hanno avuto un incontro con padre Lombardi, nella Sala Stampa della Santa Sede. Il portavoce vaticano ha parlato delle sfide nella comunicazione di questo pontificato e ha rilevato che “la spontaneità del Santo Padre spazza via le barriere. Il suo stile è semplice e concreto, ma al tempo stesso è efficace e pieno di gesti assai espressivi”.

Il seminario si è chiuso con un toccante incontro con Joaquín Navarro Valls, il quale, ricordando l’ancora recente canonizzazione di Karol Wojtyla, ha parlato su “Santità e comunicazione: la figura di San Giovanni Paolo II”. L’ex portavoce del Santo Padre ha disseminato il suo intervento di racconti al fine di dimostrare che, per raggiungere la santità, il Papa polacco ha fatto tre cose: pregare, sorridere e lavorare.

Quando mi sono reso conto per la prima volta che stavo lavorando con un santo? – ha detto –. Lo ricordo bene: la prima volta che l’ho visto pregare. Aveva bisogno di pregare esattamente come di respirare”; “Non sapeva fisicamente perdere un solo minuto, ma non aveva mai fretta”; “Intorno a lui c’era sempre gioia”.