Compleanno del prelato dell'Opus Dei

In occasione del compleanno di mons. Fernando Ocáriz (Parigi, 27 ottobre 1944), ecco un breve articolo del prelato dell'Opus Dei pubblicato recentemente su alcune testate giornalistiche di varie parti del mondo.

In questi mesi nei quali il mondo è sottoposto a una dura prova a causa della pandemia, siamo stati testimoni di alcuni comportamenti eroici da parte di persone di tutti i settori della società. Il personale sanitario dei cinque continenti ha messo in mostra uno spirito di sacrificio che ha strappato gli applausi dai balconi di molte città; i mezzi di comunicazione hanno trasmesso notizie di profonda umanità, narrando iniziative di solidarietà di molte persone che si sono mobilitate – e lo continuano a fare – per porre rimedio alle necessità urgenti che si sono presentate; anche la Chiesa ha reagito con generosità, e sono varie centinaia i sacerdoti che hanno dato la vita per avvicinare ai malati gli aiuti spirituali. Il dolore e la sofferenza uniscono, e accade spesso che molti vicini di casa, che prima non si conoscevano, ora sono uniti da legami di amicizia, perché si sono aiutati a vicenda nei momenti di maggiore emergenza.

“O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai” (Papa Francesco)

Nell’udienza generale dello scorso 23 settembre Papa Francesco ammoniva: “O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai”. Se abbiamo cominciato queste righe mettendo in evidenza tanti esempi di dedizione agli altri che sono avvenuti durante la crisi sanitaria, non possiamo chiudere gli occhi davanti a realtà di segno opposto. La cultura contemporanea, che possiede tanti valori positivi, nel medesimo tempo è affetta da una malattia grave alla quale fa riferimento il Santo Padre: l’individualismo. Se non ci uniamo, se non guardiamo gli altri come il nostro prossimo, come persone che hanno in sé stesse un valore unico, che meritano rispetto, comprensione, vicinanza, anche se si dovesse superare la crisi sanitaria rimarrebbero le ferite di una società individualista, anonima, che finisce per diventare un campo di battaglia tra interessi egoistici.

Si impone, con parole di san Giovanni Paolo II, che si faccia funzionare “l’immaginazione della carità”

Il lavoro è una dimensione essenziale della vita sociale. La crisi sanitaria ha provocato una crisi lavorativa di grandi proporzioni. I problemi che si presentano sono molti e urgenti. Nella situazione attuale rivestono un particolare rilievo alcune caratteristiche del lavoro che possono attenuare le conseguenze negative della crisi. Penso, in primo luogo, allo spirito di servizio. Il lavoro è al servizio del bene comune sociale e della persona umana intesa nella sua integrità. La creazione di nuovi posti di lavoro, la conservazione di quelli già esistenti e, soprattutto, il cambiamento di mentalità che metta sempre al centro la persona umana, e non una logica esclusivamente economica, sono un antidoto contro l’individualismo imperante. Si impone, con parole di san Giovanni Paolo II, che si faccia funzionare “l’immaginazione della carità”.

la carità “è come un generoso traboccare della giustizia” (san Josemaría)

Tutti noi sogniamo una società giusta. La situazione di molte società è ora sconvolta, dopo questa lunga sofferenza dell’umanità. Se è giustizia “dare a ognuno il suo”, è necessario che coloro che hanno la responsabilità di prendere le decisioni nella vita sociale, esercitino questa “immaginazione della carità”. Infatti, come diceva san Josemaría Escrivá, “convincetevi che unicamente con la giustizia non risolverete mai i grandi problemi dell’umanità”. E aggiungeva che la dignità della persona umana richiede di più: la carità, che “è come un generoso traboccare della giustizia”.

Una carità che richiede di compiere bene il lavoro che ci è stato assegnato, posto al servizio delle necessità degli altri, in questo momento diventate più pressanti. Lavorare bene vuol dire trarre il massimo vantaggio dalle nostre capacità – nella famiglia, nelle imprese, nella scuola, in tutti gli ambiti delle attività umane – per dimostrare di essere vicini e superare con amore il “distanziamento sociale” fisico imposto dalle circostanze.

Tutti siamo chiamati a vivere la “immaginazione della carità”, per risolvere insieme i problemi che ci pone questo nostro mondo, che vogliamo migliorare seguendo i passi di Colui che ci ha dato l’esempio di una dimenticanza di sé fino a dare la vita per gli altri.

Fernando Ocáriz

Prelato dell’Opus Dei