Al servizio della parrocchia, con disponibilità e buon umore

Alessandra e suo marito hanno messo al servizio della loro parrocchia la loro esperienza e il loro tempo. Pubblichiamo una testimonianza sulla loro vita in parrocchia.

Nella stanza dei ragazzi del dopo cresima della nostra parrocchia, tra una marea di foto affisse al muro, c'è quella di san Josemaría. Il 26 giugno scorso il vice parroco durante l'omelia ha parlato con esattezza e con affetto dell'Opus dei e del nostro fondatore.

Se manca il cibo al banco alimentare il responsabile ci chiama per il volontariato nei supermercati. Tutto è iniziato quando ci siamo messi a disposizione per curare le catechesi. Ci hanno affidato, nel tempo, la preparazione alla cresima, gruppi post-cresima e preparazione al matrimonio.

In particolare nei corsi di preparazione al matrimonio è stato molto bello poter vedere il desiderio di persone conviventi e con figli che vogliono coinvolgere Dio nella loro relazione e nella loro famiglia, anche quando la formazione cristiana è molto scarsa.

Davanti a qualche pregiudizio iniziale degli altri catechisti nei nostri confronti in quanto soprannumerari dell’Opus Dei, non ci siamo scoraggiati e abbiamo cercato di mostrarci come siamo, condividendo la formazione ricevuta, la vita interiore, la ricerca di un rapporto con Dio intenso, e soprattutto l'allegria di chi si sente figlio di Dio. Quali sono state le nostre strategie? Nessuna in particolare, ci siamo comportati con naturalezza, senza fare i primi della classe, interagendo con le metodologie già presenti, ampliando qualche spunto, creando confidenza, cercando di incoraggiare, di suscitare entusiasmo nei confronti del matrimonio, autentica vocazione soprannaturale, di convincere che la fedeltà, con l’aiuto di Dio, è possibile.

Rendersi utili con le proprie specificità

In una parrocchia ci si integra servendo, rendendosi utili aiutando il parroco, senza dimenticare che è lui il pastore del gregge e non spettano a noi le decisioni di pastorale. Per il parroco si prega tanto, gli si dà qualche consiglio, ma mai lo si giudica né lo si critica. Questo non significa che dobbiamo perdere di vista i nostri punti di forza e la specificità della nostra vocazione: significa che non dobbiamo dimenticare che si può imparare tanto.

Per il parroco si prega tanto, gli si dà qualche consiglio, ma mai lo si giudica né lo si critica

Nella nostra parrocchia ci sono personaggi meravigliosi che si spendono per far funzionare il CAV (Centro di aiuto alla vita), o per rendere sempre ben fornito il banco alimentare; c’è chi dà lezioni di italiano agli immigrati, chi anima il centro di ascolto… in generale c'è un clima di carità cristiana molto viva. Ci sono gli Scout, l'Azione Cattolica, il volontariato. Con la profonda formazione ascetico-dottrinale che abbiamo ricevuto e riceviamo in quanto membri dell’Opus Dei possiamo dare il nostro contributo, imparando e trasmettendo.

Il farmacista, che abbiamo conosciuto in seguito alla preparazione al matrimonio, ogni volta che lo incontriamo e se il negozio non è affollato, si ferma volentieri a raccontarci i suoi problemi; poi ci sono le coppie che vivono lontane dalla loro città di origine ed è capitato che ci chiedessero consigli sulla scelta di un una casa da comprare; a mio marito, per la sua specifica professione, spesso si rivolgono le coppie in crisi.

Pregare tanto e festeggiare tanto

Una volta che ci siamo conosciuti, è facile frequentarsi perché ci si incontra non solo a messa, ma nell'androne di casa, al mercato, ai giardini pubblici, al bar, alla posta, dal medico. Nonostante le attuali limitazioni, muovendoci nel nostro quartiere, possiamo rimanere in contatto e coltivare l’amicizia vera, perché abbiamo il tempo di ascoltare le persone. Così parlare di Dio diventa molto più facile.

Spesso mi è capitato di incontrare persone molto sole e tristi, ripiegate su loro stesse, che si sorprendono nello sperimentare un’amicizia disinteressata

Spesso mi è capitato di incontrare persone molto sole e tristi, ripiegate su loro stesse, che si sorprendono nello sperimentare un’amicizia disinteressata. “Nessuno mi aveva mai trattato con tanto garbo” mi ha detto un’amica che abita nel mio stesso condominio e che ho portato a parlare con un sacerdote dopo trent’anni di lontananza e di burrasche esistenziali.

Alla fine, credo che sia bello spendere la ricchezza che con la nostra formazione abbiamo accumulato: quello di mettersi al servizio di una parrocchia mi sembra uno dei tanti modi possibili. Nel frattempo, speriamo che continuino a dire di noi che siamo gente che prega tanto e che fa tante feste in casa.