Lavori ordinari e come santificarli (V): Cronaca nera

In questo articolo riportiamo la testimonianza di Marco, giornalista di cronaca nera che ha scoperto che può inserire la propria professione, così a stretto contatto con la morte e il dolore, in un orizzonte soprannaturale cristiano ordinario.

Una mia collega mi aveva avvertito: «Guarda che la cronaca nera è impegnativa. Dopo anni di lavoro, io sono finita in analisi». La prospettiva di “finire in analisi” non mi allettava, ma la curiosità era grande. Per anni avevo scritto di politica e cultura e avevo voglia di cambiare ambito.

Ho avuto la possibilità di farlo grazie a un direttore e a un editore di un quotidiano della mia città, che mi hanno affidato la responsabilità di tutto ciò che di orrido accade: rapine, violenze, omicidi. Ladri, assassini e mafiosi.

Il rapporto quasi quotidiano con la morte e con chi resta strazia il cuore di chi ha un minimo di sensibilità

Argomenti che non è giusto nascondere e che il pubblico legge sempre con grande interesse, anche se spesso sono accolti da indignazione nei confronti dei giornalisti e dei giornali per le nefandezze pubblicate.

La giornata di lavoro del cronista di nera non conosce orari, ma non è poi così disordinata; per inciso, non credo sia incompatibile con le esigenze di una famiglia, basta organizzarsi un po’.

Accade che il cronista di nera debba fare visita a famiglie che hanno perso un loro caro, vittima di tragedie o della cattiveria di qualcuno, per chiedere loro in prestito una fotografia dello scomparso da pubblicare sul giornale (richiesta mortificante, per chi la fa e per chi la riceve).

Il rapporto quasi quotidiano con la morte e con chi resta strazia il cuore di chi ha un minimo di sensibilità. Allo stesso modo, avere a che fare con i parenti di chi, per vari crimini, è finito carcerato, piega il morale anche del più smaliziato dei cronisti.

Mi sono ricordato che l’opus dei è nata un 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi

Un giorno mi sono recato al funerale di una signora di una certa età trovata morta in casa. Era stata rapinata e uccisa. Sono entrato in chiesa, curioso di vedere chi fosse presente alle esequie, “forse c’è anche l’assassino”, pensavo tra me e me. Mi sono seduto in uno degli ultimi banchi, assorto nei miei pensieri. In quel momento mi sono reso conto che quella chiesa era dedicata ai Santi Angeli Custodi. Il pensiero è tornato indietro nel tempo, agli anni dell’università, trascorsi come ospite in una residenza universitaria a Bologna. Un centro dell’Opus Dei. Mi sono ricordato che l’Opera è nata un 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi. Mi sono tornate in mente le meditazioni a cui ho assistito nell’oratorio della residenza Torleone; ho ricordato le parole di don Ugo Borghello sul rapporto con gli Angeli Custodi. Nella mia memoria ho rivisto le immagini filmate di un incontro con il fondatore dell’Opus Dei. San Josemaría, parlando della devozione agli Angeli Custodi, invitava i presenti a immaginarli anche con fattezze umane.

Questi ricordi non sono stati una scoperta o chissà quale mistica illuminazione. Semplicemente quella parte di formazione spirituale che avevo ricevuto molti anni fa, è riaffiorata, consentendomi di capire che per me c’era anche la possibilità della preghiera.

Da allora il mio lavoro è rimasto tale e quale, ma quando mi reco a far visita a qualcuno, toccato da tragedie o da cattiverie, mi preparo per tempo, chiedendo agli Angeli Custodi che lo sostengano.

quando mi reco a far visita a qualcuno mi preparo per tempo, chiedendo agli Angeli Custodi che lo sostengano

Prego per chi non c’è più e per i loro cari o per coloro ai quali è negata la libertà. Ciò mi fa star meglio, ma ciò che più conta, cambia in meglio il rapporto con queste persone. Come se loro, per chissà quale mistero, capissero che non hanno di fronte lo sciacallo che cerca di addentare gli scoop, senza rispetto per nulla e per nessuno. E anche migliorata la vita in seno alla mia famiglia. Ora c’è un marito e un papà più sereno: i tormenti e le angosce sono sparite quasi d’incanto, anche se non mancano le preoccupazioni ordinarie di una famiglia come le altre.

Con un copia-incolla invierò queste poche riflessioni alla collega che mi aveva messo in guardia sul lato oscuro della cronaca nera e chissà che anche lei non decida di iniziare o riniziare a cercare un orizzonte soprannaturale nella propria professione.