7. La stella di Betlemme

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

I due capitoli iniziali dei Vangeli di Matteo e Luca sono conosciuti come i “Vangeli dell’infanzia” perché ci fanno conoscere i fatti relativi alla nascita e all’infanzia di Gesù. Tramite san Matteo veniamo a sapere che alcuni “Magi” arrivarono a Gerusalemme e domandarono: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2, 2).

Questi racconti hanno uno stile leggermente diverso dal resto dei Vangeli. Sono pieni di riferimenti all’Antico Testamento e ogni fatto narrato è altamente simbolico. In questo senso la loro storicità non si può verificare nella stessa maniera che gli altri episodi narrati nei Vangeli. Inoltre vi sono differenze: in san Luca l’infanzia di Gesù rappresenta l’introduzione al suo Vangelo, mentre in san Matteo è come una sintesi dell’intero testo.

Nel brano sui Magi (Mt 2, 1-12) viene raccontato come alcuni gentili, cioè persone che non appartengono al popolo di Israele, scoprono la rivelazione di Dio grazie a propri studi e alle proprie conoscenze umane (le stelle). Tuttavia arrivano alla pienezza della verità mediante le Scritture Sacre di Israele.

Ai tempi della composizione dei Vangeli era credenza comune sia nella cultura pagana (Svetonio, Vita dei Cesari, Augusto, 94; Cicerone, Sulla divinazione, 1, 23, 47; ecc.) sia in quella giudaica (Flavio Giuseppe, La guerra giudaica, 5, 310-312; 6, 289), che la nascita di qualche personaggio importante o qualche avvenimento di grande rilievo fosse annunciato da prodigi celesti. Inoltre nell’Antico Testamento nel libro dei Numeri si cita l’oracolo di Balaam: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele...» (Nm, 24, 17). Questo passo viene interpretato come un annuncio del Messia Salvatore. Quindi per capire adeguatamente perché si cita la stella bisogna tener presente questi riferimenti: relazione tra prodigi celesti e avvenimenti importanti, e la profezia contenuta nel libro dei Numeri.

L’esegesi moderna si è chiesta quale fenomeno naturale fu interpretato dagli uomini di quel tempo come straordinario. Si sono fatte soprattutto tre ipotesi: 1) Keplero (secolo XVII) parlò di una supernova, cioè di una stella nuova molto lontana nella quale avviene un’esplosione, ragion per cui, per alcune settimane, è più luminosa ed è visibile dalla terra. 2) una cometa, dato che esse seguono un percorso regolare ellittico intorno al sole: nella parte più distante del loro percorso non sono visibili, ma quando sono più vicine si possono vedere. Anche questa ipotesi collima con quanto riportato da san Matteo, anche se le apparizioni delle comete che ci sono note e che si vedono dalla terra, non corrispondono con le date della nascita di Gesù. 3) Un’altra ipotesi è che i saggi persiani abbiano visto una congiunzione tra Giove e Saturno. Anche Keplero notò questo fenomeno periodico e se i nostri calcoli non sono errati è possibile che ne sia avvenuta una 6/7 anni prima della nostra era, cioè intorno alla data più probabile in cui nacque Gesù.