Testi utili da meditare per l'intenzione di preghiera per l'Italia (aprile - giugno 2024)

In questo articolo si possono leggere alcuni testi utili per meditare sull'intenzione di preghiera per la regione italiana da aprile a giugno 2024.

San Josemaría, Colloqui, n. 67

Unità spirituale e varietà nelle cose temporali sono perfettamente compatibili là dove non regnano il fanatismo e l’intolleranza; là soprattutto dove si vive di fede e si sa che noi uomini siamo uniti non da eventuali legami di simpatia o di interesse, ma dall’azione di uno stesso Spirito, che ci rende fratelli di Cristo e ci conduce verso Dio Padre.

Un vero cristiano non pensa mai che l’unità della fede, la fedeltà al Magistero e alla Tradizione della Chiesa, l’ansia di far giungere agli altri il messaggio di salvezza portato da Cristo… siano in contrasto con la diversità di atteggiamenti in quelle cose che, come si suol dire, Dio ha lasciato alla libera discussione degli uomini; anzi è pienamente cosciente che questa varietà fa parte del progetto divino, è voluta da Dio il quale distribuisce i suoi doni e la sua luce come vuole. Il cristiano deve amare gli altri, e deve perciò rispettare le opinioni contrarie alla sua convivendo in piena fraternità con coloro che la pensano in modo diverso.

San Josemaría, È Gesù che passa, n. 157

Pace, verità, unità, giustizia. Come sembra difficile, a volte, la missione di superare le barriere che impediscono la convivenza umana; eppure noi cristiani siamo chiamati a operare il grande miracolo della fraternità; a ottenere, con l’aiuto della grazia divina, che gli uomini si comportino cristianamente, portando gli uni i pesi degli altri (Gal 6,2), vivendo il comandamento dell’amore, che è vincolo di perfezione e riassume tutta la legge (cfr Col 3,14 e Rm 13,10).

Francesco, Omelia 23-V-2021, n. 2.

Il primo consiglio dello Spirito Santo è: “Abita il presente”. Il presente, non il passato o il futuro. Il Paraclito afferma il primato dell’oggi, contro la tentazione di farci paralizzare dalle amarezze e dalle nostalgie del passato, oppure di concentrarci sulle incertezze del domani e lasciarci ossessionare dai timori per l’avvenire. Lo Spirito ci ricorda la grazia del presente. Non c’è tempo migliore per noi: adesso, lì dove siamo, è il momento unico e irripetibile per fare del bene, per fare della vita un dono. Abitiamo il presente!

Poi il Paraclito consiglia: “Cerca l’insieme”. L’insieme, non la parte. Lo Spirito non plasma degli individui chiusi, ma ci fonda come Chiesa nella multiforme varietà dei carismi, in un’unità che non è mai uniformità. Il Paraclito afferma il primato dell’insieme. Nell’insieme, nella comunità, lo Spirito predilige agire e portare novità. Guardiamo agli Apostoli. Erano molto diversi: tra loro, ad esempio, c’erano Matteo, pubblicano che aveva collaborato con i Romani, e Simone, detto Zelota, che si opponeva a loro. C’erano idee politiche opposte, visioni del mondo differenti. Ma quando ricevono lo Spirito imparano a non dare il primato ai loro punti di vista umani, ma all’insieme di Dio. Oggi, se ascoltiamo lo Spirito, non ci concentreremo su conservatori e progressisti, tradizionalisti e innovatori, destra e sinistra: se i criteri sono questi, vuol dire che nella Chiesa si dimentica lo Spirito. Il Paraclito spinge all’unità, alla concordia, all’armonia delle diversità. Ci fa vedere parti dello stesso Corpo, fratelli e sorelle tra noi. Cerchiamo l’insieme! E il nemico vuole che la diversità si trasformi in opposizione e per questo le fa diventare ideologie. Dire “no” alle ideologie, “sì” all’insieme.

Infine, il terzo grande consiglio: “Metti Dio prima del tuo io”. È il passo decisivo della vita spirituale, che non è una collezione di meriti e di opere nostre, ma umile accoglienza di Dio. Il Paraclito afferma il primato della grazia. Solo se ci svuotiamo di noi stessi lasciamo spazio al Signore; solo se ci affidiamo a Lui ritroviamo noi stessi; solo da poveri in spirito diventiamo ricchi di Spirito Santo. Vale anche per la Chiesa. Non salviamo nessuno e nemmeno noi stessi con le nostre forze. Se in primo luogo ci sono i nostri progetti, le nostre strutture e i nostri piani di riforma, scadremo nel funzionalismo, nell’efficientismo, nell’orizzontalismo e non porteremo frutto. Gli “ismi” sono ideologie che dividono, che separano. La Chiesa non è un’organizzazione umana – è umana, ma non è solo un’organizzazione umana –, la Chiesa è il tempio dello Spirito Santo. Gesù ha portato il fuoco dello Spirito sulla terra e la Chiesa si riforma con l’unzione, la gratuità dell’unzione della grazia, con la forza della preghiera, con la gioia della missione, con la bellezza disarmante della povertà. Mettiamo Dio al primo posto!

Spirito Santo, Spirito Paraclito, consola i nostri cuori. Facci missionari della tua consolazione, paracliti di misericordia per il mondo. Avvocato nostro, dolce Suggeritore dell’anima, rendici testimoni dell’oggi di Dio, profeti di unità per la Chiesa e l’umanità, apostoli fondati sulla tua grazia, che tutto crea e tutto rinnova. Amen.

Lettera del Prelato 16-II-2023, n. 16.

Prendersi cura della fraternità manifesta che l’Opera, come parte della Chiesa, è famiglia di Dio. Se ci vogliamo bene, ci comprendiamo, ci perdoniamo, ci serviamo gli uni gli altri, daremo anche, in virtù della comunione dei santi, un contributo direttissimo all’unità di tutti i credenti e dell’intera umanità. San Josemaría diceva che «l’apostolato principale che noi cristiani dobbiamo svolgere nel mondo, la migliore testimonianza di fede, è contribuire a far sì che all’interno della Chiesa si respiri il clima della carità autentica. Se non ci amiamo davvero, se ci sono conflitti, calunnie, discordie, chi si sentirà attratto da coloro che affermano di predicare la Buona Novella del Vangelo?» (Amici di Dio, n. 226). Chiedo al Signore che in casa nostra, nell’Opera, nella Chiesa e nella società tutta siamo sempre strumenti di unità.

La cura della fraternità porterà anche luce e calore nel nostro mondo, che giace così spesso nelle tenebre o soffre il freddo dell’indifferenza. Le nostre case, quelle degli aggregati e dei soprannumerari e i centri dell’Opera, devono essere «focolari luminosi e lieti». Ambienti aperti, che possano accogliere molta gente, anche chi magari è privo del calore di una famiglia. La testimonianza di una famiglia cristiana che si sforza di rimanere unita, in cui, pur con i propri limiti, ognuno è disposto a perdonare, a voler bene, a servire, sarà un punto di riferimento per molti. Come, al di sopra di ogni altra, fu, è e sarà sempre la casa di Nazareth. Non dimentichiamo le parole di san Josemaría: «Noi facciamo parte di quella famiglia».

La fraternità ben vissuta è un apostolato direttissimo: tante persone vedranno l’affetto che ci portiamo e potranno esclamare, come dissero dei primi cristiani, «vedi come si amano» (Tertulliano, Apologeticum, 39: PL 1, 471), si sentiranno attratte da quell’amore cristiano che è «una partecipazione dell’infinita carità che è lo Spirito Santo» (San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 24, a.7 c).