Messaggio del prelato (7 luglio 2017)

Dio si aspetta da noi cristiani che facciamo arrivare a tutti il Vangelo: nella sua purezza originale e nella sua novità radiosa, con fedeltà e con audacia.

  • Pregando a Fatima con tutti voi, ricordavo alla presenza della nostra Madre nel Cielo alcune delle sfide di questo mondo, tanto complesse quanto appassionanti. Che cosa si aspetta oggi il Signore da noi, dai cristiani? Che veniamo incontro alle inquietudini e alle necessità delle persone, per portare a tutti il Vangelo nella sua purezza originale e insieme nella sua novità radiosa. Due scene di pesca nel mare di Tiberiade, in cui si intravede la navigazione dei cristiani lungo la storia, tracciano le coordinate di questo compito: l'invito energico del Maestro a essere audaci - "prendi il largo" (Lc 5,4) - e quel "è il Signore" del discepolo amato (Gv, 21,7), riflesso della fedeltà attenta e delicata che permette di riconoscere Gesù.

Addentrarsi nel mare del mondo non significa adattare il messaggio o lo spirito alle congiunture del momento, perché il Vangelo contiene già in se stesso la capacità di illuminare tutte le situazioni. Si tratta piuttosto di una chiamata a che ciascuno di noi, con le sue risorse spirituali e intellettuali, con le sue capacità professionali o le sue esperienze di vita, e anche con i suoi limiti e difetti, si sforzi di vedere i modi di collaborare di più e meglio all'immenso compito di mettere Cristo al vertice di tutte le attività umane. Per questo è necessario conoscere in profondità i tempi in cui viviamo, le dinamiche che li percorrono, le potenzialità che li caratterizzano e i limiti e le ingiustizie, talvolta gravi, che li affliggono. E soprattutto è necessaria la nostra unione personale con Gesù, nella preghiera e nei sacramenti. Così potremo mantenerci aperti all'azione dello Spirito Santo, per bussare con carità alla porta dei cuori dei nostri contemporanei.

Enxomil, 7 luglio 2017