"Che ne sarà della mia libertà se la dono a Dio e, per amor suo, agli altri"?

Riportiamo l'omelia pronunciata da mons. Fernando Ocáriz in occasione della memoria liturgica del beato Álvaro. La celebrazione eucaristica ha avuto luogo nella basilica di Sant'Eugenio a Roma.

Omelia nella ricorrenza liturgica del beato Álvaro del Portillo

Basilica di Sant’Eugenio, 12 maggio 2018

(1ªL: Ez 34,11-16; Sal 23 (22); Vg: Gv 10,11-16)

Questo è il servo fedele e prudente, che il Signore ha posto a capo della sua casa (cfr. Lc 12,42). Le parole del canto d'ingresso ci introducono in questa celebrazione con sentimenti di gioia e di raccoglimento.

Sì, il beato Álvaro fu il servo fedele che spese la vita per essere il sostegno, prima, e il successore, poi, di san Josemaría alla guida dell'Opus Dei. Fu un figlio leale della Chiesa. Come scrisse il papa Francesco in occasione della beatificazione di don Álvaro: “Era notorio il suo amore per la Chiesa, sposa di Cristo, che servì con un cuore spoglio di interessi mondani, alieno alla discordia, accogliente con tutti e sempre alla ricerca del buono negli altri, di ciò che unisce, che edifica. Mai un lamento o una critica, nemmeno in momenti particolarmente difficili, piuttosto, come aveva imparato da san Josemaría, rispondeva sempre con la preghiera, il perdono, la comprensione, la carità sincera”[1]. Chiediamoci, allora: è questo il mio atteggiamento abituale, nella vita di ogni giorno, davanti alle difficoltà e ai problemi?

Fedele e prudente: era così il beato Álvaro. Ricorro perciò adesso alla sua intercessione affinché il Signore renda anche noi fedeli e prudenti. Chiediamogli la virtù della prudenza per essere, sempre, fedeli al Vangelo dinanzi alle circostanze mutevoli di tempo e di luogo. Con la fedeltà con cui si segue non un'idea, ma una Persona: Gesù Cristo, nostro Signore, che apre orizzonti sempre nuovi alla vita di ognuna e ognuno di noi.

In questa celebrazione, la liturgia della Parola ci presenta la figura del Buon Pastore. Nella prima lettura, Dio ci parla attraverso il profeta Ezechiele: “Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine” (Ez 34,12). Subito dopo, nel Vangelo di san Giovanni, la figura del pastore si precisa ancora di più: “Io sono il Buon Pastore [...] e do la mia vita per le pecore” (Gv, 10,14-15).

Proprio così. È Lui, Gesù, chi veramente dà la vita per le sue pecore, chi va in cerca della pecora perduta e la conduce ad acque tranquille, come recita il salmo responsoriale (cfr. Sal 23 (22)). Amare le persone che gli sono state affidate, come le ama Cristo, è una delle caratteristiche fondamentali di ogni buon pastore.

E così ha fatto il beato Álvaro nel corso della sua esistenza: con il suo atteggiamento accogliente, comprensivo e pieno di pace. Perché “chi è profondamente immerso in Dio sa stare molto vicino agli uomini. La prima condizione per annunciare loro Cristo è amarli, perché Cristo li ama già prima. Dobbiamo uscire dai nostri egoismi e dai nostri comodi e andare incontro ai nostri fratelli”[2].

Potremmo chiederci: A che pro uscire dai nostri egoismi e comodità? Non è forse andare contro gli standard attuali di felicità? Che ne sarà della mia libertà se la dono a Dio e, per amor suo, agli altri? O addirittura, nei termini di quell'utilitarismo, così tipico della nostra società moderna: Che cosa ci guadagno se mi decido a dimenticarmi di me stesso per dedicarmi agli altri? Queste domande ci rimandano ad una affermazione fondamentale: solo accogliendo il dono di Dio, si può raggiungere la vera felicità.

La felicità si esprime nella gioia; e la gioia cristiana – con parole di san Josemaría – ha “le radici a forma di croce”; è una gioia “nel Signore” (cfr. Fil 4,4): quella che Gesù ci ha guadagnato sulla Croce[3].

Tale gioia non solo perdura, ma addirittura cresce davanti alle difficoltà e alle sofferenze, con la forza della fede, della speranza e dell'amore. È quello che abbiamo constatato nella vita del beato Álvaro, buon pastore delle sue figlie e dei suoi figli.

In questo mese di maggio ricorriamo a Santa Maria, Virgo fidelis, Virgo prudentissima, affinché ci aiuti a crescere nella prudente fedeltà di sapere e di volere dare la vita, giorno per giorno, per gli altri, con gioia.

Così sia.


[1] Papa Francesco, Lettera al Prelato dell'Opus Dei in occasione della Beatificazione di Álvaro del Portillo, 16.VI.2014.

[2]Ibid.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 43.