Un bambino speciale

Mi chiamo Annalisa Sereni Monari e vivo a Bologna. Sono sposata con Marco da quasi 20 anni e abbiamo 7 figli, 2 maschi e ben 5 ragazze. Il più piccolo ha 10 mesi ed è un bambino speciale: ha la sindrome di Down.

Da piccola avevo un sogno, anzi 3 sogni uno dentro l'altro: le 3 M: volevo diventare moglie, madre e medico. Adesso guardandomi intorno vedo marito, figli e pazienti e sorrido. Ci sono riuscita. 

 

Una gravidanza preoccupante 

Abbiamo saputo della probabile sindrome durante la gravidanza, alla 13a settimana, durante una ecografia di controllo dopo le vacanze. Quel giorno il ginecologo, senza chiedermelo, ha misurato la plica nucale del bimbo e mi ha detto che c'erano dei problemi, consigliandomi l'amniocentesi per "prendere una decisione”. Io la decisione l’ho presa immediatamente: quella di cambiare ginecologo! “Non ha ancora una diagnosi certa – pensavo – e già mi propone l'aborto? Non fa per me”.

 

Tornata a casa ho parlato con mio marito e i miei figli, spiegando la situazione: "Probabilmente sarà femmina, con problemi cerebrali, forse la sindrome di Down. Domani dovrò fare un test di controllo". Immaginatevi le preghiere di quella notte...

 

L’arrivo di Gabriele

La mattina dopo ho ricevuto la prima grazia: ad accogliermi c’era una ecografista fantastica, anche lei in attesa, estremamente partecipe e rassicurante. E così arrivò la diagnosi: “Sarà un maschio, non ci sono alterazioni cerebrali, c’è la possibilità che abbia la sindrome di Down”. Già così era un lusso. Esclusa subito l'amniocentesi, abbiamo programmato con la nuova dottoressa le ecografie necessarie per valutare il benessere di Gabriele. E così mio marito ed io siamo arrivati abbastanza tranquilli fino al parto. Nel frattempo però il nostro bel da fare l'avevamo avuto: una figlia ricoverata per influenza, una per appendicite e mio marito aveva fatto dei controlli per un tumore alla parotide, poi rivelatosi benigno.

Continuando a pregare siamo arrivati al parto. Dopo 10 minuti che Gabriele era nato, ci è stata confermata la diagnosi di sindrome di Down. Ma era sano e forte, non aveva le complicazioni tipiche della sindrome. Con Gabriele in braccio – non avrei potuto immaginarlo così meraviglioso – abbiamo iniziato questo nuovo cammino che Dio ci ha indicato.

 

Ogni figlio è unico

 

Il mondo della sindrome di Down ha tante sfaccettature, tanto amore da dare e tanto da ricevere. Ci sono persone stupende che ci sostengono ed accompagnano, ma anche difficoltà, incomprensioni, persone che non ci capiscono e ci giudicano male perché abbiamo voluto che nostro figlio nascesse (“Down? e il settimo? Egoisti!”).

 

Ma Gabriele ci ripaga di tutto con i suoi sorrisi ed il suo amore. Ci unisce attorno a lui: genitori, fratelli, nonni, zii. E’ impossibile non volergli bene. Il dolore c'è stato, ed è stato grande. All'inizio era terribile guardare Gabriele e pensare che forse non sarebbe stato mai come i suoi fratelli, sano ed intelligente come loro. Ma poi ho capito: Gabriele è unico, come unico è ciascuno degli altri.

Qualcuno ci ha detto che Dio ce lo ha mandato perché siamo una famiglia fantastica. Io penso che sia il contrario: siamo una famiglia fantastica perché Dio ci ha mandato lui! Non mi sono mai arrabbiata con il Signore. Mi fido di Lui. Gli chiedo solo di proteggerci sempre.

 

Condividere un’esperienza 

Spinta dall’incomprensione di molte persone su questo tema, ho deciso di aprire un blog (semplicementeunamamma!) per raccontare la mia esperienza e diffondere l'amore e la cultura del rispetto per questi bambini, andando contro un pensiero debole che vuole che siano eliminati in grembo alla mamma. No, non bisogna aver paura della diversità. Una pediatra una volta mi disse: "La persona prevarrà sulla sindrome". Ed è vero: Gabriele è Gabriele. Certo, ha anche la sindrome di Down, ma dopo tutto... che importa?