Perché Gesù non ha fermato tutto?

“Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede”. In occasione della Santa Pasqua, condividiamo una riflessione di don Armando Catapano sul sacrificio del Signore per la nostra salvezza.

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Il racconto della Risurrezione è differente in ciascun Vangelo. I testimoni che hanno visto Cristo Risorto sono molto diversi tra loro: le pie donne, i discepoli di Emmaus, san Tommaso. Ci si potrebbe domandare perché il Signore ha permesso che ci fossero più resoconti dello stesso avvenimento. Ma questi diversi resoconti non fanno che rendere più vera l’esperienza dei primi testimoni della Pasqua. Su questo tema, san Paolo è tassativo: Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati[1]. Senza la Risurrezione di Gesù, non c’è salvezza, non c’è filiazione divina, non c’è perdono dei peccati. C’è il rischio di sottolineare tanto la Passione di Gesù e di lasciare la Risurrezione come un epilogo, un lieto fine quasi “dovuto”.

La Passione, Morte e Risurrezione sono un unico mistero inscindibile. Partiamo dalla Passione e Morte. Al senso della Croce possiamo accostarci partendo dalle parole che sia Giovanni che Matteo riportano nel loro Vangelo. Gv 13, 1-4: Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. E Matteo, nella scena dell’orto degli ulivi, dopo che uno dei Dodici – è Giovanni che ci dice che era Pietro – tirata fuori una spada si lancia a difendere Gesù dall’arresto tagliando l’orecchio di un servo del sommo sacerdote, riporta: Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?[2]

Che cos’hanno in comune questi due brani? Gesù sapeva che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che il Padre gli avrebbe messo subito a […] disposizione più di dodici legioni di angeli, se solo lo avesse chiesto. Gesù poteva fermare il film della Passione in qualsiasi momento. Ma le dodici legioni di angeli non compaiono: come mai? Evidentemente perché Gesù non le ha chieste. E perché non le ha chieste?

La risposta la dà Gesù: Ma allora come si compirebbero le Scritture […]? Il motivo ha a che fare con la sua missione sulla terra. Gesù stesso dichiara che la sua missione è glorificare il Padre[3], cioè – è questo il senso di dare gloria, glorificare – far vedere chi è veramente Dio Padre, far vedere quanto è buono Dio Padre[4]. Di fronte al rifiuto da parte del popolo e delle autorità, come si può far vedere che Dio è buono? Facendo vedere che il suo Amore è più forte del dolore e della morte, che il suo Amore non si arrende mai, qualunque offesa possiamo arrecargli. È come se ogni istante della Passione Gesù dicesse: Sputi in faccia a Dio? Dio ti ama di più. Flagelli Dio? Dio ti ama di più. Insulti Dio? Dio ti ama di più. Inchiodi Dio a una croce? Dio ti ama di più. Il senso della Croce è quello di un Dio che ci dice: non voglio vivere senza di te, preferisco morire piuttosto che averti lontano. Vale la pena morire per te. È la ancor povera traduzione in parole umane dell’Amore di Dio Padre per noi che Gesù vede nella Trinità.

Senza la Risurrezione, la nostra fede sarebbe una fede che vive del ricordo di un gesto grandioso e commovente. Di una dichiarazione d’Amore folle e piena di Dio ad ogni uomo, ad ogni donna, ma confinata nel passato. La Risurrezione invece ci dice che questo Amore è oggi… Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio[5]. La vita cristiana, come l’amore, non è il volgersi pieno di rimpianto a un passato meraviglioso e struggente: è scoprire e accogliere Gesù che ci viene incontro in ogni situazione, in ogni uomo, in ogni donna nel fantastico e a volte faticoso adesso della nostra vita.


[1] 1Cor 15,14-17.

[2] Mt 26,2-54.

[3] Cfr. Gv 17,2-4.

[4] È il senso della misteriosa replica di Gesù all’entusiasmo del giovane ricco: Mc 10,18. Cfr. anche Gv 14,8-9.

[5] Rm 6,8-10.