Montse Grases, un’appassionata di basket che contagiava con la sua gioia

Papa Francesco l’ha dichiarata Venerabile nel 2016. Durante un incontro a Roma è stato assicurato che il processo di beatificazione continua a fare passi avanti.

María Eugenia Ossandón, teologa e storica dell’Istituto Storico San Josemaría, ha dichiarato che “Montse era abituata, quando qualcuno le diceva ‘ti piacerebbe fare questa cosa?’, a dire sempre di sì perché era un modo per stare insieme all'altra persona, una sua amica, e farla felice facendo ciò che le piaceva”.

Durante un incontro organizzato a Roma per ricordarla, è stato assicurato che il processo di beatificazione continua a fare passi avanti. A Montse Grases, nata a Barcellona nel 1941, piaceva il basket, il tennis, la musica, ballare e fare teatro. Aveva molti amici. Insieme con le amiche dava lezioni di catechismo ai bambini dei quartieri poveri, ai quali portavano anche giocattoli e dolcetti.

Coloro che l’hanno conosciuta affermano che era una ragazza molto felice, che contagiava la gioia anche nei momenti più dolorosi del tumore terminale che procurò la sua morte prematura nel 1959.

Francesco Russo, che lavora nell’Ufficio delle Cause dei Santi della Prelatura dell’Opus Dei, ha affermato a Roma che Montse “è una figura attraente perché è una ragazza che aveva molti amici, una ragazza molto simpatica, alla quale piaceva la musica, il teatro..., e aveva molte qualità”.

Montserrat Grases ha conosciuto l’Opus Dei nel 1954 e poco dopo si è resa conto che Dio la chiamava a percorrere questo cammino della Chiesa. Aveva davanti a sé una vita piena di progetti. Voleva seguire da vicino Dio nella sua vita di ogni giorno. Non si è lasciata vincere dal pessimismo quando le hanno diagnosticato la malattia, malgrado che – come ha ricordato la Ossandón – “una volta le domandarono com’era il dolore alla gamba e lei rispose: È come se un cane rabbioso mi stesse mordendo il ginocchio e non lo molla”.
José Luis Gutiérrez, postulatore della Causa di canonizzazione di Montse, ha cercato di interpretare la traiettoria di Montse: “Che cosa ci insegna Montse? Che, nella situazione in cui si trovava, amava la volontà di Dio, si era messa nelle mani di Dio, di modo che, quando è arrivata la malattia, era preparata ad accettarla. Sarebbe falso dire ‘Ha avuto una vita senza problemi e senza nulla di particolare, ma poi è arrivata la malattia come un colpo di grazia’... Preferisco che fissiamo la nostra attenzione sulla sua vita precedente, quando stava con le sue compagne, con le sue amiche, quando faceva le gite”.

La devozione a Montse è presente in molti paesi: nel 2014 sono state stampate più di 40.000 immaginette in tedesco, arabo, cinese, giapponese e tagalog. Con la sua testimonianza, Montse ci ricorda che è possibile trovare Dio e stare accanto a Lui nel proprio ambiente, nella famiglia e nel lavoro.

Rome Reports