Meditazioni: Sabato della seconda settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel sabato della seconda settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Gesù è sempre a nostra disposizione; Egli è sorgente di novità; L’Eucaristia alimenta la nostra sete di anime.

- Gesù è sempre a nostra disposizione

- Egli è sorgente di novità

- L’Eucaristia alimenta la nostra sete di anime


Era tanta la gente che si accalcava intorno a Gesù e ai suoi discepoli che, non poche volte, «non potevano neppure mangiare» (Mc 3, 20). Il Signore passa le ore ad ascoltare le persone, tutte molto diverse. Per uno ha parole di perdono e di incoraggiamento; per un’altra ha un gesto di tenerezza; per alcuni questo incontro significa la fine di una malattia o l’inizio di una nuova vita. Ogni persona che si avvicina a Gesù si sente ascoltata, considerata, amata, benché siano incontri di pochi secondi. Anche noi facciamo parte di questa folla e aspettiamo il momento di vedere il Maestro faccia a faccia. Che cosa gli chiederò? Che cosa mi piacerebbe raccontargli? Che cosa mi preoccupa? Che cosa ho bisogno di mettere a posto nella mia anima? Chi porterò oggi nel cuore in modo speciale? I momenti di orazione sono altrettanto reali come quegli incontri raccontati nel Vangelo? Il Signore ci aspetta con la medesima attenzione.

Una umanità bisognosa consuma le energie del Maestro e dei suoi discepoli. L’amore per la folla può più della stanchezza, più della fame, più di qualunque problema personale. Cristo si identifica a tal punto con la sua missione di salvezza che tutto in lui è subordinato ad essa. Per stare un po’ con noi Gesù è disposto a non mangiare o a rimanere in un tabernacolo senza badare al tempo. «Mi rallegro percorrendo le strade di qualche città o paese – confessava san Josemaría –, quando scopro, anche solo in lontananza, il profilo di una chiesa: è un altro Tabernacolo, un’altra occasione perché l’anima fugga, con il desiderio, accanto al Signore nel Sacramento»[1].


Non tutti condividono l’entusiasmo della folla per Gesù. Alcuni suoi concittadini e dei suoi parenti, che lo conoscono da quando era un bambino, non accettano che abbia raggiunto una tale notorietà. Conoscono da sempre il figlio del falegname, pensano di sapere già quello che ci si può attendere da lui e perciò quello che sta succedendo non rientra nelle loro aspettative. Forse anche noi abbiamo conosciuto Gesù dalla nostra più tenera infanzia. E forse, come i suoi compaesani, crediamo anche noi di sapere quello che possiamo aspettarci da lui. Questo può essere un ostacolo per aprirci ai suoi doni. Invecchiare spiritualmente significa proprio non aspettarsi nulla di nuovo, neppure da chi è la sorgente di ogni novità. La presenza di Gesù ringiovanisce lo spirito, rende sempre più audace la fede, più sicura la speranza, più ardente la carità.

«La Parola di Dio nel libro dell’Apocalisse dice così: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5). La speranza cristiana si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo, crea novità nel cosmo. Il nostro Dio è il Dio che crea novità, perché è il Dio delle sorprese»[2]. San Josemaría, ogni volta che si avvicinava all’altare per celebrare la santa Messa, gustava interiormente il salmo 43 e si rivolgeva a Dio come al Dio che rallegra la nostra gioventù. Se scoprissimo qualche sintomo di invecchiamento spirituale, potremmo ricorrere al Banchetto Eucaristico per rinnovarci, perché Dio rallegri la nostra vita con una fede sempre giovane; allora crescerà la nostra convinzione che per Lui nulla è impossibile (cfr. Lc 1, 37) e che la sua mano non si è accorciata (cfr. Is 59, 1).


È tardi e ancora non ha mangiato. Tuttavia Gesù aveva parlato ai suoi discepoli di un cibo che essi non conoscevano: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato» (Gv 4, 34). La folla che, da un lato, non lo lascia mangiare, dall’altro gli permette di constatare che la volontà del Padre è quella di salvare tutti. E questa volontà del Padre alla fine sarà il suo cibo preferito.

«Vedendo le folle, ne sentì compassione» (Mt 9, 36). Fare la volontà del Padre, produce ancora più fame di fare la volontà del Padre. Il cibo materiale sazia quando lo si mangia; il cibo spirituale, quanto più lo si assaggia, più fame produce. Dopo una giornata trascorsa facendo il bene a tante persone, i discepoli sono esausti e affamati, ma anche con più fame di anime. È quello che succede a chi segue Gesù: che non può vivere alle spalle della folla e sente solo un grande anelito di farla felice.

Al termine della giornata finalmente si saranno seduti a mangiare qualcosa. Insieme avevano mangiato molte volte, ma arriverà un giorno, quasi alla fine del suo passaggio su questa terra, nell’Ultima Cena, giorno nel quale Cristo darà loro da mangiare la sua stessa fame. Nella Eucaristia noi mangiamo e ci riempiamo della fame di Cristo, dei suoi stessi desideri di salvezza, della sua stessa sete di anime. Possiamo chiedere aiuto a nostra Madre per partecipare con un amore sempre più grande a questo Banchetto; così, insieme a lei, il nostro cuore si immedesimerà nella sofferenza delle folle e non penserà ad altro che a farle felici.


[1] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 154.

[2] Papa Francesco, Udienza, 23-VIII-2017.