Meditazioni: Domenica della 3ª settimana del Tempo Ordinario (Ciclo B)

Riflessioni per meditare nella domenica della 3ª settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: La conversione dei niniviti; Gesù ha cambiato la vita degli apostoli; Ricordare l’impulso della prima conversione.

- La conversione dei niniviti

- Gesù ha cambiato la vita degli apostoli

- Ricordare l’impulso della prima conversione


La prima lettura racconta la missione di Giona ricevuta dal Signore: «Àlzati, va' a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Il profeta si alzò e andò a predicare: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e «bandirono un digiuno, vestirono il sacco». Dio vedendo «che si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece»: alla fine, la catastrofe annunciata per Ninive non ebbe luogo (cfr. Gio 3, 1-5.10).

Qualunque conversione richiede una risposta libera: ognuno è il primo interessato al cambiamento. Ma non si tratta semplicemente di modificare certi comportamenti esteriori, ma è qualcosa di più profondo: implica lasciare che il centro della propria vita sia Dio, e non i modelli offerti dal mondo. «È un cambiamento decisivo di visione e di atteggiamento. Infatti, il peccato, soprattutto il peccato della mondanità che è come l’aria, pervade tutto, ha portato una mentalità che tende all’affermazione di sé stessi contro gli altri e anche contro Dio»[1]. Gli abitanti di Ninive abbandonarono le loro vecchie sicurezze, le perversioni che erano arrivate sino alla presenza del Signore (cfr. Gio 1, 2), abbracciarono il sacrificio e la penitenza per guadagnare il favore divino, che non è altro che trovare la propria felicità.

Il messaggio rivolto dal Signore ai niniviti li invitava a prendere le distanze dalle cose mondane e riconoscere che solo ciò che viene da lui può farli felici. Accogliere la sua chiamata, innanzitutto, implica fidarsi della sua parola, lasciarsi curare da Dio per aprirci alla sua compagnia. È in questo modo che agisce nei nostri buoni desideri e fortifica i nostri sforzi per seguirlo. «Per un figlio di Dio, commentava san Josemaría, ogni giorno deve essere un'occasione per rinnovarsi, con la certezza che, aiutato dalla grazia, si arriverà alla meta del cammino, che è l'Amore. Pertanto, se inizi e ricominci, farai bene. Se hai il morale della vittoria, se lotti, con l'aiuto di Dio, vincerai! Non c'è difficoltà che non puoi superare!»[2].


Anche il Vangelo ci parla dell’invito di Gesù a una vita nuova. Quando venne a sapere che Giovanni era stato arrestato, il Signore andò a predicare in Galilea: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». E, subito dopo, san Marco riporta la vocazione dei primi discepoli: «Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1, 14-18).

Cristo è la «grande luce» (Is 9, 1) che ha illuminato gli abitanti della Galilea e gli apostoli. Il fondamento della conversione e della vocazione degli apostoli è lo stesso. Se ora questi uomini stanno cambiando la loro vita è proprio perchè Gesù li ha chiamati. A volte, può sembrare impossibile «abbandonare la strada del peccato perché si incentra l’impegno di conversione solo su sé stessi e sulle proprie forze, e non su Cristo e il suo Spirito. (...) La nostra adesione al Signore non può ridursi a uno sforzo personale, deve invece esprimersi in un’apertura fiduciosa del cuore e della mente per accogliere la Buona Notizia di Gesù»[3].

I primi discepoli seppero scorgere in Gesù questa grande luce che illuminava la loro vita. Quell’incontro cambiò l’orientamento del loro futuro. Perciò, «subito, lasciate le reti, lo seguirono» (Mt 4, 22). Ciò che aveva costituito parte essenziale della loro vita quotidiana, la pesca, adesso risulta pienamente integrata e subordinata ai progetti che il Maestro affida loro. Certamente, il Signore non chiede a tutti di lasciare le reti in quel modo. Tuttavia, ogni vocazione «è un fenomeno che conferisce al lavoro un senso di missione, che nobilita e valorizza la nostra esistenza. Gesù entra con un atto di autorità nell’anima, nella tua, nella mia: è la chiamata»[4].


Aprire il cuore e rispondere alla chiamata di Dio alla conversione è il primo passo sulla via della santità. Gli apostoli erano decisi a seguire Gesù, ma dovevano ancora cambiare molte cose nella loro vita. Su questo, san Josemaría ha scritto: «La conversione è cosa di un istante; la santificazione è opera di tutta la vita. Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore. È indispensabile quindi essere disposti a ricominciare, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l'impulso della prima conversione»[5].

Gesù non ci chiede una vita perfetta. Desidera che non lo lasciamo: è questa la ragione della nostra efficacia, e non l’assenza di debolezze. Per questo, quello che conta non è non cadere mai, ma voler ricominciare in ogni momento e cercare sempre di stare insieme al Signore. Quando riconosciamo le nostre fragilità ci conosciamo meglio e conosciamo anche il modo di agire di Dio, che ci viene sempre di nuovo incontro, e lo fa con particolare delicatezza quando scopriamo e accettiamo i nostri difetti. Il ricordo della nostra prima chiamata, quando abbiamo accettato che Gesù diventasse il centro della nostra vita, ci aiuterà quando i nostri errori saranno magari più evidenti e ci colmano di confusione.

«Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea. È il “luogo” nel quale hai conosciuto Gesù di persona, dove per te Egli non è rimasto un personaggio storico come altri, ma è divenuto la persona della vita: non un Dio lontano, ma il Dio vicino, che ti conosce più di ogni altro e ti ama più di chiunque altro»[6]. Quando Pietro pianse per aver rinnegato tre volte Gesù, ricordò magari alcuni dei momenti condivisi con lui: il giorno della chiamata, le conversazioni intime, la gioia di essere presente durante i miracoli... E, forse, proprio questo lo aiutò a non precipitare nella disperazione e gli ricordò qualcosa che anche noi abbiamo sperimentato: abbiamo bisogno di ricevere frequentemente la misericordia divina. Nei momenti di difficoltà, la Madonna ci aiuterà a cercare lo sguardo di suo Figlio e a ricordare che Dio ci chiama sempre.


[1] Francesco, Angelus, 24-I-2021.

[2] San Josemaría, Forgia, n. 344.

[3] Francesco, Angelus, 26-I-2020.

[4] San Josemaría, Lettera 3, n. 9.

[5] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 58.

[6] Francesco, Omelia, 8-IV-2023.