Meditazioni: Domenica della 2ª settimana del Tempo Ordinario (Ciclo B)

Riflessioni per meditare nella domenica della 2ª settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Guide che aiutano a riconoscere Dio; Un incontro che cambia la vita; Condividere la gioia.

- Guide che aiutano a riconoscere Dio

- Un incontro che cambia la vita

- Condividere la gioia


La liturgia di questa domenica ci parla della vocazione. La prima lettura racconta la chiamata di Samuele, un giovane che viveva nel tempio. Una notte, mentre dormiva, per tre volte di seguito, udì qualcuno pronunciare il suo nome e ogni volta andò di corsa dal sacerdote Eli, pensando che fosse proprio lui a chiamarlo. Quando gli si presentò per la terza volta, Eli comprese che «il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuele: “Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: ‘Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta’”» (1 Sam 3, 8-9). Da quel momento, Samuele imparò a conoscere la voce di Dio e divenne profeta. Il Vangelo ci presenta una scena simile. Mentre Giovanni Battista era con due dei suoi discepoli vide passare il Signore e disse loro: «Ecco l’Agnello di Dio» (Gv 1, 36). Allora i due seguirono Gesù e, dopo aver trascorso quel giorno con lui, riconobbero che era veramente il Messia. Subito dopo avrebbero comunicato ad altri la loro scoperta e si sarebbe così formato il primo nucleo di apostoli.

Questi testi sottolineano «il ruolo decisivo della guida spirituale nel cammino di fede e, in particolare, nella risposta alla vocazione»[1]. Samuele e i due discepoli impararono a riconoscere il Signore grazie al consiglio di Eli e del Battista. Dio conta sulla mediazione degli uomini per comunicare la sua chiamata. Un ruolo fondamentale ricoprono i genitori, «che con la loro fede genuina e gioiosa e il loro amore coniugale mostrano ai figli che è bello ed è possibile costruire tutta la vita sull’amore di Dio»[2]. Per questo san Josemaría ripeteva che i membri dell’Opera «il novanta per cento della loro vocazione lo devono ai genitori che li hanno saputi educare, insegnando loro a essere generosi»[3]. Poi, la testimonianza di un amico o di un fratello maggiore può aprirci orizzonti e spingerci ad essere «sale e luce di Cristo»[4]. Come il Battista questa persona ci indica dove poter trovare Gesù e ci invita a scoprire la gioia di vivere accanto a lui. Mentre stiamo pregando, ringraziamo Dio per tutti coloro che ci hanno accompagnati nel cammino della fede e della vocazione, e chiediamogli che ci aiuti ad essere come Eli e il Battista sapendo indicare il cammino verso il Signore a coloro che ci stanno vicini.


Quando i due discepoli, Giovanni e Andrea, vanno da Gesù e gli chiedono dove abita, il Signore risponde: «Venite e vedrete». Non risponde con un'indicazione precisa come a degli ammiratori o dei curiosi. Gesù, invece li invita a mettersi in cammino, a entrare in qualcosa di più profondo: apre loro le porte della sua casa e del suo cuore. Ed è proprio quello che fanno: «Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui» (Gv 1, 39). Giovanni rimase talmente impressionato da quei momenti con il Signore che anche decenni dopo, quando scriveva il suo Vangelo, ricordava ancora l’ora in cui erano accaduti: le quattro del pomeriggio (cfr. Gv 1, 39). «E questa è una cosa che ci fa pensare: ogni autentico incontro con Gesù rimane vivo nella memoria, non si dimentica mai. Tanti incontri tu li dimentichi, ma l’incontro vero con Gesù rimane sempre impresso. E questi, tanti anni dopo, si ricordavano anche l’ora, non avevano potuto dimenticare questo incontro così felice, così pieno, che aveva cambiato la loro vita»[5].

Magari Giovanni e Andrea avevano avvicinato Gesù con l’intento di ottenere una risposta diretta e precisa, per sapere dove andare in altri momenti di bisogno. Anche altri personaggi del Vangelo andranno da lui in cerca di risposte chiare, come il giovane ricco: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?» (Mt 19, 16). Il Signore risponde sempre invitando a condividere la vita con lui: è questo il vero ideale che sazia il nostro desiderio di felicità. «Possiamo fare tante esperienze, realizzare tante cose, stabilire relazioni con molte persone, ma soltanto l’incontro con Gesù, nell’ora voluta da Dio, può dare significato pieno alla nostra vita, e rendere fecondi i nostri progetti e le nostre iniziative»[6]. Qualunque sia la nostra vocazione, il matrimonio o il celibato, è una chiamata a condividere la propria vita con Dio e donarla agli altri. Certamente Giovanni, mentre guardava indietro nel tempo, per scrivere il suo Vangelo, non avrebbe cambiato nulla per avere l’opportunità di seguire Cristo. È così che Dio agisce con ciascuno: «Il nobile amore di Gesù ci spinge a fare grandi cose, e a desiderare sempre la perfezione. L’amore vuole stare il più in alto possibile, e non essere trattenuto da alcuna cosa in basso»[7].


Giovanni, nel ricordare quel primo incontro con Gesù, raccoglie la immediata reazione di Andrea. Andò a cercare suo fratello Simon Pietro per dirgli che aveva trovato il Messia. E non si fermò alle parole, ma volle che lui stesso lo vedesse con i propri occhi. Per questo lo condusse dal Signore e questi, guardandolo negli occhi, gli disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» (Gv 1, 42).

Quando qualcuno riceve una buona notizia, o gli capita qualcosa che lo riempie di gioia, la prima reazione è di condividerla con le persone che si amano. E questo, allo stesso tempo, aumenta la gioia, perché partecipa agli altri il motivo della propria felicità. È proprio questo che accadde ad Andrea e agli altri apostoli. Quando diffondevano il Vangelo non si limitavano a trasmettere istruzioni, ma comunicavano una realtà che riempiva di gioia e che essi stessi testimoniavano con la loro vita. Perciò, san Josemaría ha scritto: «Tu che vivi in mezzo al mondo, che sei un cittadino qualsiasi, a contatto con uomini ritenuti buoni o cattivi… tu devi sentire il desiderio costante di dare alla gente la gioia che tu provi, per il fatto di essere cristiano»[8].

La Vergine Maria portò a sua cugina Elisabetta la gioia di aver concepito il Messia. Nel Magnificat lodò ciò che il Signore aveva fatto alla sua anima, manifestando che la sua misericordia sarebbe giunta a tutti gli uomini (cfr. Lc 1, 46-56). «Uniamo la nostra preghiera a quella di Maria. Come Lei, sentiremo il desiderio di cantare, di proclamare le meraviglie di Dio, affinché l'umanità intera e tutti gli esseri partecipino della nostra felicità»[9].


[1] Benedetto XVI, Angelus, 15-I-2012.

[2] Ibidem.

[3] San Josemaría, Colloqui, n. 104.

[4] San Josemaría, A tu per tu con Dio, n. 273.

[5] Francesco, Angelus, 17-I-2021.

[6] Ibidem.

[7] T. de Kempis, Imitazione di Cristo, 3, 5.

[8] San Josemaría, Solco, n. 321.

[9] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 144.